COME IL MILAN COL BARCELLONA

Gasp, l’allenatore più sottovalutato al mondo

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Dietro al primo trofeo internazionale dell’Atalanta c’è la programmazione dei Percassi, Antonio è l’unico presidente della serie A che abbia giocato a calcio a buoni livelli, anche in Serie A, sempre a Bergamo.
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di Vanni Zagnoli -

Percassi lasciò i campi a 25 anni, per fare l’imprenditore in campo immobiliare. Iniziò aprendo un franchising con il marchio Benetton, 20 anni più tardi avrebbe costruito parecchi outlet. Fondamentale è anche il contributo economico del socio Stephen Pagliuca, in finale di Conference in Nba con i Boston Celtics: “Sono a Dublino a tifare - raccontava -, il Bayer è favorito ma lo era anche il Liverpool... De Ketelaere mi ha impressionato più di tutti e se esistesse un premio al manager dell’anno lo darei a Luca Percassi”. Che è uno dei figli del presidente, il vero manager dell’Atalanta. Alla direzione sportiva c’è Tony D’Amico, ex Verona, con Gabriele Zamagna, da 13 stagioni a Bergamo: gira il mondo a caccia di talenti. E’ la figura chiave, che lavorando con Giovanni Sartori, ora al Bologna, ha ulteriormente perfezionato lo scouting. Rifugge i riflettori, lavora in silenzio, esattamente come tanti orobici.

Di fronte c’era il Bayer Leverkusen

Arrivò in finale di Champions nel 2002, impegnando a fondo il Real Madrid, perse solo per uno dei gol più belli della storia, di Zinedine Zidane, con una mezza girata al volo, un sinistro unico, imparabile. Quella volta avrebbe meritato i tempi supplementari, decise quella prodezza, dopo l’1-1 iniziale, firmato Raul e Lucio, futuro interista, per i tedeschi, stavolta il primo tempo è stato a senso unico, con la doppietta di Ademola Lookman, che nel finale avrebbe fatto tris. Vincere trofei, per una città non capoluogo di regione, è infinitamente più difficile, come peraltro per le non 3 grandi tradizionali del nostro calcio. Scorriamo i palmares, trofeo per trofeo, per le squadre italiane, seguendo il sito della Uefa. Fra Champions league e coppa dei Campioni (Francesco Repice su radio Rai1 continua a chiamarla così), 7 successi per l’Inter, 3 per l’Inter e 2 per la Juve. Europa league e Uefa, 3 Inter, 3 Juventus, 2 Parma, 1 Napoli, adesso anche Atalanta. Supercoppa Uefa, 5 Milan, 2 Juve, 1 Lazio e 1 Parma. Coppa delle coppe: Milan 2, Fiorentina e Juventus, Lazio, Parma e Sampdoria 1. Conference League: Roma 1. Per trovare trofei in provincia, dobbiamo scendere agli intermedi, all’Intertoto che qualificava alla Uefa: uno a testa per Bologna, per la Juventus di Ancelotti, per il Perugia e per l’Udinese. Le coppe Intercontinentali: Milan 3, Inter e Juve 2. Mondiali per club, uno per il Milan e uno per l’Inter. Poi ci sarebbe da discutere sugli artifici contabili della Parmalat per i trofei dei crociati (iniziarono nel 1990), come per quelli della Lazio, dato l’indebitamento della gestione Cragnotti, in particolare della Cirio.

Resta il fatto che una Europa league dell’Atalanta è meritevole di festeggiamenti nazionali, anche fra le tifoserie rivali dei bergamaschi. Noi siamo di Reggio Emilia, siamo ritornati ieri sera da Bologna, dai festeggiamenti per la Champions rossoblù, altrettanto storica, e in centro a mezzanotte non c’era nessuno con vessilli neroblu.

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L’ultima italiana a vincere questo trofeo fu il Parma, giusto 25 anni fa, ma era un altro calcio, con costi meno esorbitanti. Certamente è un grande traguardo che darebbe slancio anche a proprietà non metropolitane, per inseguire se non il secondo trofeo d’Europa almeno il fare strada nelle due coppe meno blasonate, ovvero la Conference, oltre a questa Europa League. Il nostro pronostico era 65% Bayer Leverkusen, imbattuto in stagione, e 35% Atalanta. Già i tempi supplementari sarebbero stati un grande risultato, per i neroblu, è arrivato un 3-0 non lontano dal 4-0 in coppa dei Campioni realizzato dal Milan sul Barcellona, nel ’94, e celebrato su Sky in queste settimane.

Gasperini è l’allenatore migliore al mondo, perlomeno il più sottovalutato, lo ripetiamo da anni. In carriera ha sbagliato solo il subentro al Palermo, in serie A, con un parziale di 2 vittorie in 23 gare. Non si poteva giudicare all’Inter per sole 5 partite, il presidente Massimo Moratti ha riconosciuto più volte di avere sbagliato. Prima di congedarlo, gli impose il passaggio alla difesa a 4, in Champions league. Lo ingaggiò su consiglio di Mourinho, non gli diede il tempo di lasciare la sua impronta, di cambiare la mentalità dei nerazzurri. A Bergamo è da 8 stagioni e magari avanza ancora, è unico, ha cambiato la storia di una città da 120mila abitanti, un milione con la provincia. La società vanta un superbilancio, con 157 milioni di attivo da quando è arrivato il tecnico piemontese. Pensate come sarebbe andata se la Juve o l’Inter avessero creduto in lui per queste stesse 8 stagioni, spettacolo e risultati. Sempre super annate e senza plusvalenze fittizie. Adesso vediamo se passerà al Napoli, a 66 anni, o se vorrà continuare a essere il Ferguson italiano. Può raggiungere il decennio di fila, come Claudio Foscarini al Cittadella, dal 2005 al 2015.

 

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