C'E' SEMPRE UN REGOLAMENTO UEFA...

Il cammino del Milan

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Il percorso del Milan è giunto sostanzialmente a metà del guado: la strada percorsa e quella che rimane ancora da percorrere

Redazione DDD

di Max Bambara -

Spesso sentiamo dire che il Milan sta seguendo un percorso virtuoso; ciò è senza dubbio vero, ma l’aggettivo virtuoso andrebbe valutato in maniera molto ampia ed esaustiva. Che cosa significa e, soprattutto, perché il Milan ha fatto questa scelta. Partiamo dalla prima domanda. Seguire un percorso virtuoso significa darsi degli obiettivi di breve termine ed altri di lungo termine. Significa provare a crescere come club, sia dal punto di vista finanziario, sia dal punto di vista dei risultati sul campo. Questo concetto non è ancora perfettamente compreso nelle dinamiche del calcio italiano. Siamo ancora concettualmente legati al calcio dei mecenati che ci ha accompagnati fino a 15 anni fa.

Oggi quel tipo di sistema non è più proponibile

I costi del pallone sono esplosi e nessun imprenditore o famiglia italiana può pensare di ripianare passivi di bilancio a due o a tre zeri. Nessuno scudetto e nessuna partecipazione alla Champions League possono mai colmare i divari finanziari fra i costi e i ricavi dei club. Da questa ovvietà nasce la scelta del metodo Milan, nata nell’estate 2019 e accolta sin da subito con tanto scetticismo. Se non spendi non vinci era la sentenza senza appello che veniva emessa sul Milan. Il club rossonero in realtà ha speso tantissimo in termini di ricapitalizzazioni, ma lo ha fatto in maniera diversa dal solito cliché tutto italiano. Negli ultimi 5 anni la proprietà americana ha ripianato passivi altissimi (in totale 627,5 milioni di euro). Non lo ha fatto però strapagando cartellini ed agenti di mercato, bensì investendo sulla crescita delle strutture del club, sia dal punto di vista finanziario, sia dal punto di vista sportivo. Una strada impervia, più complicata dal punto di vista mediatico perché l’Italia sportiva non aveva e, forse, non ha ancora gli strumenti per comprenderne la portata. Non esistono altre strade d’altronde.

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Pensare di caricare il club di debiti da pagare nel lungo periodo è una scelta miope che, prima o poi, presenta un conto salatissimo. Pensare, altresì, di alterare i bilanci gonfiandoli con plusvalenza artificiali è una strategia che serve a rimandare i problemi, ma non certo a risolverli. Il Milan ha intrapreso questa strada e dopo tre anni ha vinto uno scudetto che, in tanti, ancora fanno fatica a capire perché troppo impegnati a dispensare sermoni da cattedre immaginarie. Il club rossonero è così giunto alla metà del guado. C’è la strada che è stata fatta e c’è quella ancora da percorrere. Negli ultimi 4 anni il Milan è passato da avere un patrimonio netto negativo di 36 milioni di euro nel 2018 ad un patrimonio netto positivo di 131 milioni di euro oggi. Inoltre il Milan è passato dall’avere un fatturato netto di 213 milioni nel 2018 ad un fatturato netto di 269 milioni nel 2022, aumentando sia i ricavi televisivi, sia i ricavi commerciali.

Nel Milan del 2022 il rapporto tra costo dei tesserati e fatturato netto è del 55,1%; nel Milan del 2018 questo rapporto era oltre il 70%. Questo è, sino ad oggi, il percorso del Milan e può essere cristallizzato in questi numeri che spiegano meglio di ogni altra opinione il grande lavoro che è stato fatto. C’è, tuttavia, ancora un tratto importante di strada da percorrere. E in tale cammino lo stadio di proprietà è condizione imprescindibile. Giustamente i tifosi rossoneri vogliono che il club spenda tanti soldi sul mercato per rinforzare la squadra. I milanisti però devono sapere che, anche alla luce del nuovo Regolamento UEFA, per la regola del pareggio di bilancio, è previsto uno scarto di massimo 60 milioni di euro in 3 anni oltre al controllo sul Fair Value delle transazioni. Il Milan, oggi, supera questo parametro soltanto con il passivo dell’ultimo esercizio (meno 66 milioni), nonostante sia stato risanato e ristrutturato con grande oculatezza. Al netto delle opinioni che ognuno di noi può avere sul FPF (il sottoscritto la considera una normativa palesemente anti-mercato), appare evidente come la competitività futura del Milan non possa che passare dall’aumento dei ricavi. Per questa ragione oggi ha più senso battersi all’unisono per poter costruire lo stadio di proprietà, piuttosto che pretendere sul mercato l’arrivo di Tizio o Caio. L’ambiente milanista deve continuare ad avere aspettative alte, ma è necessario che siano fondate sulla visione e non sulle mere pretese.

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