MA CHE SENSO HA...

Il caso Popovic e i pensieri sbagliati

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Coprire di soldi i talenti emergenti non è il modo migliore per farli crescere
Massimo Bambara

Difficile dire qualcosa su questo Popovic, un ragazzo di 18 anni che, nella giornata di martedì, sembrava molto vicino a diventare un nuovo giocatore della Primavera rossonera. In pochi, a parte gli addetti ai lavori, lo hanno visto giocare e in pochi sanno qualcosa di specifico su di lui. Si sussurra che sia un talento importante. Saranno il campo ed il futuro a parlare per lui. Il tema però è un altro. Secondo Matteo Moretto, giornalista di Sky: “il Milan aveva dubbi sul tesseramento di Popović per una questione legata al posto da extracomunitario. La decisione sul tema non era stata presa prima di ieri mattina. Nella giornata di ieri (9 gennaio) arriva il via libera di Giorgio Furlani a procedere ma quasi sorprendentemente e contestualmente Popović si presenta a Milano in totale autonomia spiazzando e infastidendo molto il Milan. La forzatura non è piaciuta al club rossonero. In aggiunta, ad oggi c’è ampia distanza sul tema delle commissioni, ritenute dal Milan veramente eccessive”.

Ma quale beffa...

L’opinione maggioritaria della tifoseria rossonera sostiene che il Milan, arrivato a questo punto, avrebbe dovuto fare uno sforzo ed accontentare il giocatore per evitare la cosiddetta beffa di mercato. In realtà questo modo di pensare non è corretto. Ogni giocatore ha un prezzo, sia come cartellino, sia come commissioni, sia come emolumenti. Il prezzo, com’è normale che sia, viene fatto dal mercato, ma ogni club ha un team di esperti, sia in ambito tecnico, sia in ambito finanziario, che può benissimo valutare quale sia il prezzo massimo di un giocatore. In particolare, sui giovani, il Milan ha sinora azzeccato tantissime scelte, basti vedere i percorsi positivi che sono stati portati avanti da ragazzi come Simic, Chaka Traore, Jimenez, Bartesaghi, Camarda e Zeroli. Diciamo che delle valutazioni di Moncada e del suo team di esperti possiamo fidarci abbastanza. Ma c’è anche un altro aspetto, probabilmente preponderante. Pensare di riempire di soldi i 18enni significa non aver compreso le ragioni dell’attuale crisi del calcio e della fragilità dei ragazzi che, magari, dopo una stagione positiva, perdono la fame ed iniziano ad avere atteggiamenti da star.

Dire che un giocatore va coperto di soldi soltanto perché ha talento è un gravissimo errore concettuale. Il talento è un dono, ma può anche diventare un demone. Se non viene coltivato, ma soltanto sfruttato, finisce per diventare il peggior nemico di un giovane calciatore. Rino Gattuso non aveva talento. Ma aveva passione e sapeva cosa fosse il sacrificio. Questo gli ha permesso di fare la carriera che ha fatto, vincendo due Champions League e un Mondiale. Altri giocatori, magari con maggior talento, si sono adagiati su di esso e dopo il primo rinnovo di contratto importante hanno finito per portare la loro carriera su una traiettoria morta. Gli esempi di De Sciglio ed El Shaarawy sono i primi in assoluto, ma rimanendo nell’ambito del settore giovanile l’esempio di Mastour è forse quello maggiormente azzeccato. Attenzione quindi a pensare che la gara sia quella a dare più soldi al talento emergente del momento. Si tratta di un pensiero sbagliato, che ferisce lo spirito vero, nonché il senso, di questo meraviglioso sport.

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