PROSPETTIVA E VISIONE

Il salto di qualità

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La necessità di una evoluzione positiva del Milan sin dalla prossima stagione
Massimo Bambara

RENDIMENTO. In una stagione come questa anche se può sembrare singolare, il rendimento effettivo del Milan, in campionato, è in linea con la stagione 2021-2022, ossia quella dello scudetto numero 19. All’epoca, dopo 29 giornate, il Milan aveva 63 punti in classifica, mentre oggi, dopo le stesse giornate, i punti sono 62. Se poi si estende l’analisi alle coppe europee, il Milan di questa stagione ha comunque fatto meglio di ciò che fece il Milan scudettato 2021-22. In quell’annata infatti, la squadra rossonera arrivò ultima nel girone con Liverpool, Atletico Madrid e Porto, mentre nella stagione corrente il Milan è arrivato terzo nel girone eliminatorio, dietro a Borussia Dortmund e PSG, ma davanti al Newcastle. Inoltre, questo Milan è arrivato ai quarti di finale dell’Europa League. E, allora, se questi sono i numeri reali che provengono dal campo, perché serpeggia così tanta insoddisfazione nella tifoseria rossonera?

PERPLESSITA’. Per molti la vittoria ormai prossima dello scudetto da parte dell’Inter è la causa principale di questa insoddisfazione; è una valutazione che ci sta, inserita nell’alveo della passionalità del tifo milanista. Tuttavia rimanere fermi ad una considerazione di tale tipo può togliere lucidità all’analisi. La sensazione che viene dagli ultimi due anni milanisti è quella di una squadra con valori importanti, che non si è evoluta abbastanza. A differenza del “Milan gennaio 2020- maggio 2022”, che dalle sconfitte imparava sempre qualcosa e che, sulle sconfitte, costruiva la propria evoluzione ed una crescita positiva nell’ambito di una duttilità tattica notevole, il “Milan agosto 2022- marzo 2024” pare aver assunto un passo più monolitico, calcando in maniera più decisa la propria componente identitaria, a scapito del pragmatismo e dell’adattamento all’avversario.

LA NECESSITA’ DI UNA NUOVA EVOLUZIONE. C’è un aspetto prettamente di campo che non può non essere colto. Il 22 maggio 2022 il Milan vince lo scudetto contro il Sassuolo, battendo gli emiliani per 3-0. Tutti i gol di quella partita nascono da palla recuperata dal Milan per effetto di un pressing offensivo eseguito in maniera perfetta. Esattamente come il gol di Leao contro la Fiorentina 20 giorni prima e come i gol di Leao e Hernandez contro l’Atalanta soltanto una settimana prima. La formazione con cui il Milan vince il campionato è la seguente: Maignan, Calabria, Kalulu, Tomori, Theo, Tonali, Kessiè, Saelemekers, Krunic, Leao, Giroud. Rispetto ad allora sono andati via Tonali, Kessiè, Saelemekers e Krunic. Sono entrati al loro posto Bennacer (o Adli), Rejenders, Loftus Cheek e Pulisic. Tecnicamente il Milan è molto più forte oggi. Agonisticamente e fisicamente ha, invece, qualcosa in meno. Per far rendere al massimo l’attuale Milan, sarebbe opportuna una minore ricerca del pressing alto e delle situazioni di uomo contro uomo a tutto campo, optando per un baricentro di squadra più basso e per una qualità di palleggio e di controllo della palla maggiormente rifiniti. Questa è, ad oggi, l’evoluzione positiva che manca al Milan. Senza voler fare paragoni fra le squadre, il Milan di Fabio Capello, dal 1991 al 1996, costruì il suo ciclo su una minore esasperazione del pressing alto che, invece, era stato un dogma con Arrigo Sacchi. Le rivoluzioni non sempre passano da acquisti milionari, bensì da un cambio di prospettiva e di visione, tarata sulle caratteristiche dei giocatori.

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