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Il sistema di gioco post Supercoppa

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Cause del momento attuale e soluzioni possibili: il cambio di sistema di gioco non pare procrastinabile

Redazione DDD

di Max Bambara -

La sconfitta in Supercoppa, inevitabilmente, lascia strascichi pesanti in questo Milan che pare essere entrato in un circuito negativo dal quale non riesce ad uscire. Ci sono alcune problematiche che vanno affrontate e sviscerate per provare a individuare i temi preponderanti delle prossime settimane.

Centrocampo a due

Una stagione intera con due soli centrocampisti puri in mediana è dura da sostenere. Nella parte finale della stagione 2009-2010 il Milan pagò questa scelta da parte di Leonardo con una serie di risultati molto negativi. Il Milan di oggi è l’unica squadra di Serie A che gioca con due soli centrocampisti centrali; anche il Napoli applica il 4-2-3-1, ma il trequartista partenopeo è Zieliński, ossia una mezzala adattata a trequarti, la stessa mossa che nella scorsa stagione permise al Milan di trovare la quadra tattica dopo un girone di andata un po’ troppo ballerino dal punto di vista dei gol subiti. Il Milan ha una cerniera di centrocampo fortissima, ma troppo spesso va sotto con i numeri in mezzo al campo. Ciò avviene perché il Milan non riesce più a pressare gli avversari e a fare lavoro sporco con i suoi giocatori offensivi come, invece, avveniva nella scorsa stagione. Troppe volte i difensori del Milan si ritrovano davanti avversari che hanno le spalle rivolte alla loro porta perché, con eccessiva facilità, arrivano palloni pericolosi fra le linee. La squadra di Pioli pare aver perso il bandolo della matassa dal punto di vista della compattezza tra i reparti e spesso si trova divisa in due tronconi (5 dietro e 5 avanti oppure 6 dietro e 4 avanti). Tutto questo ha tolto sicurezze ad una linea difensiva che nella scorsa stagione aveva trovato stabilità e automatismi certi. Anche la coppia centrale più affidabile entra in crisi quando mancano le coperture e la squadra si trova senza i giusti equilibri in fase di non possesso. Da questo punto di vista il nervosismo esternato da Tomori nelle ultime partite pare essere un segnale rivelatore alquanto evidente.

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LA CRISI DEL PIOLISMO. Del Milan organizzato e con uno spirito collettivo della scorsa stagione sembra rimasto ben poco. La squadra rossonera non riesce più a proporre quel calcio intenso in cui andava a prendere alte tutte le squadre e riusciva a recuperare palla facilmente negli ultimi 30 metri avversari grazie all’organizzazione magistrale del suo pressing. Da un lato gli allenatori che affrontano il Milan hanno compreso come sia inutile e controproducente farsi pressare dalla squadra di Pioli. I tre gol scudetto contro il Sassuolo sono nati tutti e tre da palloni persi dalla squadra emiliana e sono il simbolo di un Milan che oggi non c’è più. Dall’altro lato, purtroppo, bisogna rilevare come il Milan non riesca più ad offrire un calcio sistematico con continui scambi di posizione e con una capacità di pressare alti gli avversari in più zone del campo, innescando ripartenze mortifere. Il pressing, il furore e l’organizzazione ferrea hanno lasciato il posto ad un calcio troppo individualista, in cui quasi sempre lo schema principale è diventato “palla a Leao”. A volte può andar bene, ma in tante altre occasioni questa lenta e graduale demineralizzazione delle opzioni offensive rischia di diventare un problema di proporzioni enormi. Rimane poi un interrogativo inspiegabile: se la squadra non ha la forza e le energie per attaccare la palla alta, per quale ragione il Milan deve rimanere con una linea difensiva così alta, esponendosi in tal modo ai venti di buriana? A volte variare tattica e atteggiamento di gioco è un segnale di umiltà e di intelligenza.

CAMBIARE SISTEMA DI GIOCO. Il tema principale delle prossime settimane è proprio questo: può il Milan modificare qualcosa nel suo impianto di gioco, pur restando una squadra a vocazione offensiva? Ad avviso di chi scrive questa soluzione sarebbe auspicabile dato che la squadra non riesce più ad esprimere il suo calcio, ai suoi ritmi e con i suoi tempi di gioco. Pertanto equilibrare la formazione titolare inserendo un centrocampista in più al posto di un giocatore offensivo (Pobega o Krunic al posto di Messias o Diaz) potrebbe dare al Milan maggiore compattezza in fase di non possesso e garantirebbe, contestualmente, la possibilità di avere un giocatore fisicamente più prestante per le situazioni di palla inattiva che, in questo campionato, sono state un vero e proprio tallone d’Achille per la squadra di Pioli. Non è un caso che le migliori partite del Milan da ottobre in poi siano state Milan Juventus e Milan Salisburgo, gare in cui Pioli ha optato per uno schieramento più equilibrato, con tre centrocampisti veri in campo (Tonali, Bennacer e Pobega contro la Juventus, Tonali, Bennacer e Krunic contro gli austriaci). In questo modo la squadra è riuscita a garantirsi un’ottima produzione offensiva ed una buona tenuta difensiva determinata dal perfetto equilibrio fra le due fasi di gioco. D’altronde quando ci si difende bene, si riesce anche ad attaccare meglio. In sostanza anche il recente passato ci dice che, con un atteggiamento della squadra meno spregiudicato ed un equilibrio maggiore fra i reparti, il Milan potrebbe ritrovare qualche sicurezza che, ad oggi, appare smarrita da una squadra che sta prendendo troppi gol e, soprattutto sta sbagliando troppi approcci alle partite. Per tornare a due gare sbagliate consecutivamente dal Milan bisogna tornare alla primavera del 2021 quando la squadra di Pioli perse contro Sassuolo e Lazio mettendo a rischio il posto in Champions League; in quella occasione il tecnico emiliano si inventò un cambio di sistema di gioco che fu salvifico (passando ad un funzionale 4-4-1-1) perché permise alla nave rossonera di approdare al porto ambito (la qualificazione alla Champions League). Potrebbe essere così anche stavolta? Ai posteri l’ardua sentenza, ma rimandare questa scelta non sembra più possibile.

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