LA MORALE DELLA FAVOLA

Inter californiana e Milan texano

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Le differenze principali fra i bilanci del Milan e dell'Inter, un parallelo fra la gestione degli stati sovrani americani (in cui vi è piena autonomia, a differenza dell'Europa) e la gestione dei club in riferimento alla possibilità di investire.
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di Max Bambara -

Da quando l’Inter è allenata da Simone Inzaghi ha fatto 175 punti in campionato; nello stesso periodo il Milan di Stefano Pioli ne ha fatti 177, ossia 2 in più. Questo dato è commisurato su 84 partite ed è molto poco reclamizzato, forse perché non contribuisce a dar fiato alla narrazione secondo cui l’Inter ha una rosa nettamente più forte del Milan. Un ritornello questo che ci accompagna dal 2019. Oggettivamente in quel biennio l’Inter fu nettamente più forte del Milan, arrivando seconda in campionato nella stagione 2019-2020 con 82 punti e vincendo il campionato successivo, il 2020-2021, con 91 punti. In quell’arco temporale il Milan fece cose più che sufficienti (66 punti nel 2019-20) e molto buone (79 punti nel 2020-21) ma sul campo la differenza fra le due squadre fu evidente, riassunta in 28 punti di distacco su 76 partite giocate. L’Inter di Conte però ha avuto termine nell’estate 2021 quando, a seguito della vittoria dello scudetto e di un preoccupante squilibrio di bilancio a cui non poteva più provvedere l’azionista con i suoi interventi, il club interista ha scelto di fare una politica societaria in cui il saldo del mercato doveva essere positivo. Ne sono seguite tre estati particolari in cui l’Inter ha dovuto mettere l’interesse finanziario davanti all’interesse tecnico. Nel triennio 2021-2023 il differenziale entrate/uscite dell’Inter è andato in positivo con un + 183,55 mln. Al contrario, nello stesso triennio, il differenziale entrate/uscite del Milan è andato in negativo con un - 177,51 mln. Si tratta di numeri molto grandi, sia da un lato, sia dall’altro lato. Com’è possibile che, fra i due club di Milano, ci sia stata una differenza di circa 360 milioni di euro sul mercato? In parte ha inciso la situazione di bilancio delle due società ed in parte ha inciso la possibilità delle proprietà del club di garantire o meno la continuità aziendale. Positiva nel caso del Milan, negativa nel caso dell’Inter.

Ad un’Inter d’impostazione californiana fa da contraltare un Milan d’impostazione texana

Ci sono comunque altri indicatori da tenere in considerazione che possono appianare questa differenza. In primis gli ammortamenti. L’Inter attualmente ha circa 69 milioni di euro di ammortamenti a bilancio; il Milan, dal canto suo, ne ha poco più di 60 milioni. Altra differenza che incide sul margine di manovra sono gli stipendi lordi: il Milan spende una cifra vicina ai 90 milioni di euro, mentre l’Inter arriva a spendere, ad oggi, circa 117 milioni di euro. Non sono noti invece i costi delle commissioni agli agenti. Ma torniamo al punto iniziale: com’è possibile che negli ultimi tre anni il Milan abbia avuto in media 60 milioni di euro da investire sul mercato e l’Inter abbia dovuto, in media, fare un attivo di 60 milioni? A questa domanda potremmo rispondere con un esempio di portata diversa. Negli Stati Uniti tutti gli stati membri adottano la stessa moneta, cioè il dollaro. Tuttavia gli stati sono liberissimi nelle loro politiche di bilancio e la capacità di investire dipende dal modo in cui viene usata quest’autonomia.

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Il Texas è uno degli stati meglio amministrati dal punto di vista del bilancio statale. Ha un’esposizione debitoria bassissima ed un indice di crescita economica molto alto, in ragione di una buona possibilità di fare investimenti. In più è uno dei pochissimi stati al mondo in cui non esiste l’imposta statale sul reddito. Di contro la California è uno degli stati peggio amministrati degli USA, ha un debito alto ed è costretto, in virtù di tale situazione di bilancio, ad alzare spesso le tasse ai suoi cittadini, limitando al minimo gli investimenti. Il suo indice di sviluppo economico risulta molto basso. Ecco, mutatis mutandis, possiamo dire che il Milan ha un’impostazione texana nella sua gestione societaria, che lo rende più libero negli investimenti. Nell’ultimo triennio la rosa del Milan ha avuto un costo complessivo di 428,6 milioni di euro (sommando ammortamenti ed ingaggio del triennio 2021-23), a differenza della californiana Inter che, per tale motivo, è costretta a gravare di “sacrifici” i suoi sostenitori avendo avuto, nell’ultimo triennio, un costo della rosa complessivo di 625,2 milioni di euro (sommando ammortamenti e ingaggi del triennio 2021-23). La morale della favola è semplice: mantenere un bilancio sostenibile, non gravato da pesi e spese eccessive, consente al club calcistico che lo fa di poter avere un margine operativo importante per gli investimenti. Chi invece riempie il bilancio di costi troppo alti, si ritrova ad avere precluso qualsiasi investimento sui cartellini, salvo cessioni eccellenti.

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