CREMONESE-JUVE 0-1

Juventus, pali e chiappe

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Nel caos societario, Allegri regge l'urto

Redazione DDD

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

Riecco, dopo le trombe di inglesi, francesi e spagnoli, i rintocchi delle nostre campane e le omelie dei nostri parroci. In attesa che la giustizia faccia il suo corso, la Juventus di Cremona mi è sembrata la solita donna un po’ pia e un po’ birbante che da un lato raccomanda l’anima a qualcosa (per esempio, al fischietto generoso e frettoloso di Ayroldi che ha «invalidato» il gol di Dessers; ai pali di Dessers e di Afena-Gyan) e, dall’altro, strizza l’occhio a qualcuno: a Milik. Fin al 91’ il peggiore in campo e d’improvviso, per una punizione in buca d’angolo, l’hombre del partido.

Mettetevi nelle tasche di Allegri

Sette milioni e mezzo (netti) all’anno, un casino societario che, come la nebbia padana, si taglia col coltetto e un’infermeria che tra pubalgie canaglie, pance piene, «fatture» sballate, sembra il Louvre, tante sono le teste (di) che espone. Il braccino corto diventa, a questo punto, motivo di sfottò. Non hanno mai vinto, i peones di Alvini. Palla lunga e pedalare. Ci sta, quando hai Okereke davanti e solo quantità dietro. Avrebbero meritato il pareggio, ma già sento dal loggione insulti e, nella migliore delle ipotesi, singulti. Madama ha sventolato Soulé (2003), Miretti (idem) e Fagioli (2001): non proprio la meglio gioventù, a essere pignoli, ma una gioventù che si agita e agita. L’argentino conosce un solo giochino (da destra al centro, dribbling, sinistro), ma gli riesce due volte e in entrambi i casi non spaventa il portiere (che sul polacco, viceversa, si lascerà spaventare). Miretti ci prova lontano, come Kostic.

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(Photo by Marco M. Mantovani/Getty Images)

I ritmi sono randagi, i morsi e i graffi vanno e vengono, la Cremo non molla, la Juventus chiede un calcio a piedi che solo il miglior Pep e il miglior Jurgen potrebbero confessare e convertire, forse. La trama non offre scorciatoie a un equilibrio denso, ispido, in balia di lampi che le nuvole della tonnara nascondono. La ripresa è solcata da staffette che, senza rivelarsi affilate come bisturi, incidono come temperini: penso a Chiesa, Rabiot (si procurerà il «piazzato» del destino), Kean (che paratona, Carnesecchi). Ci si sfida come nei western d’antan, a pistole spianate e imboscate furenti. Sernicola e Valeri vanno oltre Bremer e Gatti. Non basta. La striscia di Max arriva, così, a sette vittorie consecutive, con la difesa più blindata in tasca. Ha conservato questa, ha incrementato quella. Tutto il resto, processi da bar. Per ora.

** Salernitana-Milan 1-2. Un minuto per Pelé, un pallone per Leao. Il suo è la pistola dello starter. Il resto, Tonali. Sarebbe tutta qui, la partita, se il Diavolo non avesse sprecato, Ochoa parato e la squadra di Nicola offerto un pressing fin troppo «allegro», almeno per metà gara. La rete di Bonazzoli ha consegnato i lunghi spiccioli del «pranzo» a pericoli più virtuali che concreti. Scritto in tempi non sospetti: le amichevoli sono sfizi, non indizi. Fidatevi. Rimane il mistero De Ketelaere: Pioli è bravo, ma servirebbe Sherlock Holmes.

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