TRA OLD TRAFFORD ED ELLAND ROAD

La guerra dei Roses fra i rossi di Manchester e i bianchi di Leeds

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Oggi 8 febbraio a Old Trafford e domenica 12 febbraio a Elland Road: un Manchester United-Leeds e un Leeds-Manchester United nel giro di quattro giorni...

Redazione DDD

di Matteo Cigna per Filippogalli.com -

Per molti appassionati di calcio si tratta di una partita come le altre, mentre per gli inglesi, specialmente quelli del nord, si tratta di una sfida antica che affonda le proprie radici in una rivalità vecchia di oltre cinquecento anni. Una rivalità che nasce al di fuori del rettangolo verde. Tutti avranno sentito parlare almeno una volta nella propria vita della famosa “War of Roses“, una guerra tra dinastie (risalente al 1455 d.c. circa) destinata ad eleggere la casata regnante d’Inghilterra. Entrambe le famiglie protagoniste di questa vicenda facevano tutte parte della medesima dinastia: quella dei Plantageneti. Il loro simbolo, le rose, adornavano gli stemmi delle rispettive casate ed erano di due colori. Da una parte le rose bianche dello Yorkshire e dall’altra le rose rosse del Lancashire. Bianchi contro Rossi. La guerra durò per moltissimi anni, fino a quando tra il 1485 e il 1487, la feroce diatriba che vide il suo apice con la ‘Battaglia di Towton’, terminò grazie all’intervento dei Tudor e di Enrico VII per la precisione che pose ufficialmente fine alle ostilità. Tuttavia questa rivalità è rimasta viva nel tempo ed è stata trasposta in prima battuta nel dualismo economico tra le città di Leeds e Manchester e successivamente nel mondo dello sport, trasformandosi in quello che in epoca moderna viene chiamato il Derby dei “Pennines” (la sfida dei monti Pennini, locati sono la zona collinare che separa il nord Est dal nord Ovest dell’Inghilterra).

Rossi contro bianchi, Yorkshire contro Lancashire

Una sfida tra città. Tra il XVIII ed il XIX secolo, quando tutta l’Inghilterra stava attraversando il suo periodo di maggiore sviluppo economico grazie alla famosa rivoluzione industriale, la città di Leeds fece dell’industria della lana il suo punto di forza, mentre come controparte, la città di Manchester sviluppò l’industria del cotone generando appunto un conflitto commerciale. Un rincorrersi continuo, anche nel rugby, ma soprattutto nel calcio. Terminata la rivoluzione industriale il dualismo si “riversò” tra la gente che respirava calcio ad ogni minuto e in ogni angolo delle rispettive città e quindi all’interno delle tifoserie che a loro volta fecero sfociare le tensioni all’interno del tessuto sociale.

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E pensare che inizialmente il Manchester United non era rosso e il Leeds United sarebbe diventato bianco solo a partire dal 1960 (ispirandosi alla ‘camiseta’ del mitico Real Madrid). Così la storia ci ha regalato un racconto sportivo lungo cent’anni, fatto di duelli epici e di periodi vittoriosi a fasi alterne per l’una e per l’altra sponda, intervallate da tempi bui (specialmente per il Leeds United) che hanno acuito e aumentato gli sfottò e la tensione. In origine, un po’ come nella storia appena raccontata, vi era, nel lontanissimo 1878, una squadra chiamata Newton Heath L&YR, società sportiva fondata da alcuni dipendenti delle ferrovie locali provenienti sia dal Lancashire che dello Yorkshire (un po’ come i Plantageneti erano figli della stessa madre per così dire) che all’epoca giocavano sotto un’unica bandiera. Successivamente, nel 1902, la società si scisse e diede vita al Manchester United andando a rappresentare solo coloro che provenivano dal Lancashire. Per vedere una squadra di calcio giocare nella città di Leeds fu necessario attendere qualche anno in più, perchè Leeds è da sempre una città “orientata” maggiormente al rugby. Così, a distanza di un paio di anni, nel 1904, prendeva vita il Leeds City. Il primo match tra City e United si disputò il 15 Gennaio del 1906 presso il vecchio stadio del Man Utd, ‘Bank Street‘, alla presenza di 6,000 spettatori, in un incontro valevole per il campionato di Second Division. Nulla a che vedere con i fasti futuri delle due compagini. In quell’occasione vinse il Leeds City per 3-0, ma nel match di ritorno il Manchester United ribaltò il risultato per 1-2, presso lo stadio ‘Elland Road‘ di Leeds.

Proprio così: lo stadio del Leeds è sempre stato quello fino ai giorni nostri. A dispetto del risultato dei due match, quell’anno il Manchester United venne promosso in First Division, mentre il Leeds City fallì a causa di enormi problemi finanziari che colpirono il club (quando si dice: la storia che si ripete) e fu così che per qualche anno a Leeds “non giocarono a calcio”. Dovettero aspettare fino al 1919, anno in cui nacque lo United. Più precisamente il Leeds United. Iscritto inizialmente alla Midlands League (una lega inferiore delle Midlands non affiliata alla F.A.), soltanto nel 1920 vennero ammessi al campionato di Second Division della Football Association. Tuttavia il Manchester United in quella stagione non c’era, perché all’epoca militava in First Division. Passarono perciò altri quattro anni di attesa per i tifosi che dovettero aspettare fino al 20 Gennaio del 1923 per sfidare nuovamente i rossi di Manchester. Quel giorno con un nervoso 0-0 (nil-nil) a Old Trafford (poichè Bank Street venne abbandonato nel 1910) si riaccesero ufficialmente gli scontri tra le due compagini. La prima vittoria del Leeds United contro i Red Devils si andò in scena a Elland Road il 3 Ottobre del 1925 con un rotondo 3-0, mentre la prima vittoria in trasferta per i bianchi, avvenne nel 1928-1929: 2-1 a Old Trafford.

Negli anni a seguire non ci furono clamorosi episodi da segnalare se non (purtroppo) lo scoppiò della Seconda Guerra Mondiale che interruppe i campionati fino al 1945. Gli anni ’50 videro primeggiare il Manchester United guidato in panchina dal leggendario scozzese Matt Busby che riuscì a vincere tre titoli di First Division schierando campioni assoluti come ad esempio, per citarne uno su tutti, Bobby Charlton. Negli anni ’60 invece fu la volta del Leeds United che con il ciclo vincente di Don Revie iniziò a sua volta ad imporsi su tutti. Il manager del Leeds United rimase in sella dal 1961 al 1974, mentre Busby guidò i suoi dal 1945 al 1969. Due periodi lunghissimi se comparati con il trend odierno degli allenatori sulle proprie panchine. Vale la pena ricordare, nella saga di Busby, la tragedia aerea di Monaco di Baviera (6 febbraio 1958), dove in un incidente aereo perse la vita quasi tutta la squadra del glorioso Manchester United che all’epoca era tra le favorite per la vittoria della Coppa dei Campioni. Da quella tragedia nacque un’ossessione nella testa del manager scozzese, Busby, il quale volle vincere quella stessa coppa ricostruendo la squadra da zero e chiudendo il conto con quel destino infame che aveva colpito lui ed i suoi ragazzi. Busby riuscirà a sollevare il trofeo nel 1968 a Wembley contro il Benfica (una storia struggente che ricorda in parte quella del Grande Torino del 1949). Quella fu la prima vittoria in Coppa dei Campioni per una squadra inglese (ma non di una britannica, perchè l’anno prima fu il Celtic Glasgow ad aggiudicarsi il titolo 1967 e a diventare la prima britannica sul tetto d’Europa).

Rimangono memorabili gli scontri della stagione 1964-65

Il primo aneddoto riguarda la semifinale di FA Cup quando ci fu una irripetibile scazzottata in campo tra Jack Charlton e Denis Law. Una partita giocata allo stadio Hillsborough e terminata 0-0 (al replay vinse il Leeds United con gol del capitano Billy Bremner al minuto 89 per poi perdere la finale contro il Liverpool per 2-1 a Wembley). Il secondo, invece, un finale di campionato di First Division tanto avvincente quanto beffardo per i bianchi di Leeds. Il Man Utd arrivò primo, il Leeds United secondo, entrambi con 61 punti, ma il titolo venne assegnato al Manchester per migliore differenza reti. Decisive furono le reti del grande attaccante dei Red Devils, Denis Law che andò a segno per ben 28 volte in quella stagione. E possiamo solo immaginare la delusione e la rabbia che serpeggiò tra i tifosi del Leeds e che fomentò ulteriormente la rivalità. Alla fine degli anni ’70 gli scontri tra Whites e Red Devils furono avvolti nel deprecabile fenomeno sociale degli Hooligans con i rispettivi gruppi organizzati (Leeds United Service Crew da una parte contro il The Red Army d’altra) che spinsero moltissime testate giornalistiche e non solo a definire ufficialmente la rivalità tra le due compagini come la più accesa, violenta e sanguinosa del Regno Unito. Tuttavia i successivi eventi societari negativi che videro protagonista il Leeds United spostarono anche la bilancia umorale del tifo: fu così che se per il Leeds i rivali numero uno rimasero i rossi di Manchester, così non fu per il Man Utd i cui rivali numero uno diventarono i rossi di Liverpool, contro i quali ormai si giocavano il ruolo di squadra più forte d’Inghilterra. Così come abbiamo detto poco fa, mentre il Manchester United vinse un titolo nel 1966-67 e la famosa Coppa dei Campioni 1968 a Wembley (arbitrati dall’italiano Concetto Lo Bello, davanti a 95.225 tifosi contro il Benfica di Eusebio con il risultato finale 1-4 ai tempi supplementari), il Leeds United dal 1968 al 1975 rispose colpo su colpo o almeno ci provò. Pur non riuscendo a sollevare molti trofei, raggiunse alcune finali prestigiose: la Coppa dei Campioni, persa contro il Bayern Monaco nel 1975 a Parigi per 2-0, la finale di Coppa delle Coppe nel 1973 (persa in Grecia per 1-0 contro il Milan del granitico RamonTurone) e la doppia finale di Coppa delle Fiere del 1971 (persa nel doppio confronto contro la Juventus).

I ragazzi dello Yorkshire riuscirono a sollevare la Coppa delle Fiere nel 1968 contro gli ungheresi del Ferencvaros (1-0 a Leeds e 0-0 in Ungheria), ma soprattutto portarono a casa il doppio titolo in First Division, il primo nel 1968-69, mentre il secondo (con doppia gioia) nel 1973-74, quando il Leeds appunto vinse il campionato e al tempo stesso il Manchester United retrocesse in Second Division. Alla fine di quel ciclo vincente il Leeds United perse completamente la sua identità e il suo carattere che la rendeva la squadra più “cattiva” d’Inghilterra, alternando periodi di delusioni incredibili a periodi di lieve ripresa, ma senza mai tornare ai fasti di un tempo. Nel 1982 i “bianchi” retrocessero in Second Division e per quasi una decade vi rimasero, fino all’arrivo del manager Howard Wilkinson. Coach Wilkinson condusse la squadra alla promozione nel 1989-90, grazie agli acquisti di giocatori fortissimi come Gordon Strachan (proprio dal Manchester United), Vinnie Jones e Lee Chapman e con l’integrazione dei prodotti dell’ottimo vivaio di Leeds, tra i quali giocatori ricordiamo David Batty ed il compianto Gary Speed. Con questo tipo di gestione e con una grandissima dose di competenza tecnica, incredibilmente, nel 1992 il Leeds United conquistò il titolo in First Division con 82 punti terminando il campionato davanti al Manchester United che di punti ne conquistò 78 punti. I ragazzi di Wilkinson furono condotti da uno straripante Lee Chapman e da un grande Eric Cantona, francese curiosamente di origini sarde, prelevato l’anno precedente dal Nimes in Francia. Poi di nuovo i problemi finanziari e così l’anno seguente, il primo dell’era Premier League, Cantona venne ceduto proprio ai rivali del Manchester United dove conquistò subito il cuore di tutti, salendo sul trono dei tifosi con il nome di ‘King Eric’ e portando i Red Devils a vincere 5 Premier League, 2 Coppe d’Inghilterra e 4 Charity Shield durante la sua permanenza a Old Trafford.

Dopo qualche anno di bassa classifica il Leeds tornò a giocare per le posizioni che contano grazie al nuovo allenatore George Graham prima e alla coppia David O’Leary/Eddy Gray poi. Un periodo gioioso, ma non glorioso (come spesso è accaduto), poichè il Leeds raggiunse la semifinale di Coppa UEFA nel 2000, dove venne eliminato dai turchi del Galatasaray, e la semifinale di Champions League nel 2001, questa volta eliminato per mano dei magnifici spagnoli del Valencia. Nei primi anni 2000 il simbolo di quella squadra era un ragazzo nato a Leeds, contraddistinto dalla sua grinta e dal look accattivante con una inconfondibile testa platinata: Alan Smith. Ad oggi Alan è ancora il miglior marcatore in Europa nella storia del club. Come detto dopo quel periodo iniziarono i nefasti guai finanziari e anche se i risultati sportivi furono ottimi, il club venne travolto dai debiti e dalla sfortunata retrocessione del 2004. Tutto questo rese la situazione critica, tanto da rischiare il fallimento. Con il club relegato in Championship e costretto a vendere i propri talenti alle rivali storiche, iniziò un periodo lungo 16 anni di delusioni e umiliazioni in giro per il paese. Inoltre giocatori di primissimo livello come Rio Ferdinand e lo stesso Alan Smith passarono proprio al Manchester United e alle altre rivali rimaste in Premier League. Un colpo al cuore per i tifosi più accaniti e non solo. In tutta questa situazione, mentre il Leeds United perse completamente il suo appeal, il Manchester United si trovò a vivere uno dei periodi più gloriosi della sua storia: l’era di Sir Alex Ferguson.

Con Sir Alex, i Red Devils vinsero 38 trofei e vissero annate indimenticabili come quella del 1999 con lo storico Trebel (Premier League, FA Cup e Champions League). La storia dei Red Devils in generale, la storia della “classe del ’92” e di tutto quello che girava intorno a Old Trafford è nota e famosa a tutti. Quindi torniamo a parlare di Leeds che per i meno appassionati non ha detto molto. Durante i 16 anni di “purgatorio/inferno” si avvicendarono una serie di imprenditori più o meno affidabili, tra i quali è doveroso menzionare anche un paio di italiani. Il primo, Massimo Cellino, non riuscì a portare la svolta del club che tutti si auspicavano. Il secondo, Andrea Radrizzani, riuscì invece nel miracolo e nella stagione 2019-20 portò il club nella serie che gli compete: la Premier League. I ragazzi dello Yorkshire sono riusciti nell’impresa (mancata di un soffio l’anno prima) specialmente grazie a due figure particolari: lo spagnolo Victor Orta (direttore sportivo) e una leggenda del calcio mondiale, l’allenatore Marcelo Bielsa. Senza contare la rosa di giocatori di buon livello, messa a disposizione dalla proprietà e capitanata da un altro ragazzo di Leeds, Kalvin Phillips che dopo Alan Smith ha portato avanti la tradizione dei campioni “home-made”.

Ad oggi la bilancia complessiva degli scontri tra le due compagini pende nettamente a favore dei Red Devils che a partire dal primo match, disputato in quel lontano 20 gennaio 1923, si sono imposti per ben 49 volte contro le sole 26 del Leeds (mentre 36 sono stati i pareggi). Il confronto dei trofei è ancora più impietoso: 68 titoli per il Manchester United contro 13 per il Leeds United. Lo storico derby dei monti Pennini anche quest’anno andrà in scena, anche se si è fatto attendere non poco. In questa stagione (2022/2023) il match d’andata, si sarebbe sarebbe dovuto disputare a Old Trafford lo scorso 12 settembre 2022, ma è stato posticipato all’ 8 febbraio 2023 per via del lutto nazionale che ha colpito l’intero Regno Unito con la morte di sua Maestà Elisabetta II (8 settembre 2022). Come se non bastasse il destino e il calendario hanno pensato bene di regalare a tutti gli appassionati di calcio inglese e ai supporter delle due squadre un match di ritorno programmato per il giorno 12 febbraio, questa volta a Elland Road. Quattro giorni di distanza tra andata e ritorno, quattro giorni di passione, di attesa e di tensione. Quattro giorni per gioire e quattro giorni per avere paura o soffrire. In palio 6 punti che scottano per entrambe le squadre seppur per motivi differenti. Il Leeds United, fresco dell’esonero del suo manager Jesse Marsch, deve trovare ossigeno per tenersi lontano dalla zona calda e dall’incubo retrocessione in Championship. Il Manchester United invece punta dritto a mantenere la zona Champions League, guidato dal suo nuovo “King Erik” (Erik the Second) che non è Eric Cantona, ma il manager olandese Erik Ten Hag che con il suo carisma e le sue idee sta riuscendo nell’impresa di ricostruire un regno vincente. Un regno rosso che non inizia a mal sopportare i vicini rumorosi, i cugini del Manchester City, che distano solo 3 punti e che sono ormai troppi anni che la fanno da padroni in città, ma questa è un’altra storia. Ora è il momento di sedersi sul divano e godersi lo spettacolo: buona visione, la guerra dei “Roses” va avanti.

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