Zirkzee, Morata e la vera necessità del Milan: sostituire un leader, non solo un centravanti
Il Milan ha chiuso mercoledì il colpo Alvaro Morata. Per qualcuno si è trattato di un ripiego. Infatti, secondo la vulgata mediatica prevalente, la società rossonera aveva puntato su Zirkzee e, pertanto, non aver preso il centravanti olandese diventa automaticamente una grave colpa. Ma è davvero così? Zirkzee è un giocatore fantastico perché ha un talento sconfinato che, nell’ultimo anno, è riuscito a trovare collocazione ed ispirazione all’interno di un sistema di calcio che Thiago Motta gli ha cucito addosso. Fino ad un anno fa, questo ragazzo apparteneva alla categoria degli “illustri sconosciuti”, dei talenti inespressi. L’ultimo anno lo ha consacrato come giocatore importante con numeri da prima punta buoni ma non eccelsi (11 gol in Serie A al primo anno). Il vero problema è che dietro il suo cartellino si cela un rischio tipico del calcio moderno. Un rischio che è racchiuso in una domanda: sarà continuo nelle prossime stagioni?
Già, è proprio la continuità il vero tema di discussione quando si parla di un giocatore
Lo Stephan El Shaarawy della stagione 2012-2013 (16 gol, da esterno offensivo e non da prima punta) sembrava un autentico fenomeno. Qualcuno azzardò addirittura valutazioni superiori ai 50 milioni di euro. Sono passati oltre dieci anni ed il buon Stephan, quei picchi altissimi di rendimento, non li ha mai più toccati. Al Milan è rimasto emblematico anche il caso Piatek, pagato 35 milioni di euro nel gennaio del 2019. La stagione 2018-2019 del centravanti polacco pareva magistrale. Ogni volta che toccava il pallone era gol (furono 30 in 42 partite). Dal Genoa al Milan, il rendimento sembrava immutato. Chiusa quella stagione iniziarono i problemi perché il ragazzo non riusciva a trovare la continuità di rendimento e probabilmente era rimasto schiacciato dal peso della celebrità. Quanto valeva il rischio Zirkzee? Forse 25, forse 30 milioni? Di certo, un giocatore con soli 12 gol in Serie A, non poteva valere un investimento complessivo da 55-60 milioni. Il rischio era troppo alto.
Con Morata invece, il Milan si porta a casa un giocatore diverso, non un investimento di lungo periodo, bensì un elemento di provata esperienza internazionale e della cui continuità di rendimento non è possibile dubitare. Alvaro Morata va in doppia cifra realizzativa da 10 anni ed è un centravanti completo, fortissimo con entrambi i piedi, bravo di testa, perfettamente associativo verso i compagni, con un senso del gioco altamente sviluppato e raffinato. Morata è un professore che gioca come centravanti e che ha nella difesa della palla spalle alla porta, un fondamentale tecnico di elevatissimo valore, utile a valorizzare al meglio le qualità degli esterni offensivi che giocano con lui. Alvaro Morata è la miglior scelta possibile per sostituire Olivier Giroud, perché il Milan non doveva sostituire soltanto un grande attaccante ma anche un leader silenzioso. Le contestazioni relative alla lunghezza temporale del contratto – un quadriennale – lasciano il tempo che trovano perché risibili. Morata, alla scadenza del suo contratto nel giugno 2028, avrà 35 anni, un anno in meno di Giroud quando vinse lo scudetto con il Milan. In più c’è un dato statistico inoppugnabile: negli ultimi 4 anni, Morata ha saltato per infortunio 13 partite, ossia l’equivalente di 3 partite a stagione, pur giocando in club (Juventus e Atletico Madrid) che hanno disputato in media 50 gare stagionali. In sostanza, assicurandosi le prestazioni sportive del centravanti della nazionale spagnola, il Milan non poteva fare una scelta migliore.