NON SI VINCE SPENDENDO...

Le fake news sul monte-ingaggi

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Il tema del monte-ingaggi del Milan e tutta una serie di fake news che ruotano attorno a questo tema che vengono ripetute come se fossero verità assolute. Le informazioni che circolano su questo tema, soprattutto fra i tifosi, sono false e...
Massimo Bambara

Quando una convinzione diventa diffusa, nascono i cosiddetti luoghi comuni. Caratteristica propria degli stessi risiede nel bias cognitivo che li precede. Chiunque li enuncia ritiene di proferire verità rivelate, incontestabili, scolpite sul marmo dell’obiettività. Da tempo, soprattutto sui social ma non soltanto sui social, si continua a ripetere a menadito che il problema del Milan è costituito dalla sua mancata volontà di investire abbastanza sugli emolumenti dei giocatori. Per vincere – si dice con eccessiva sicumera – è necessario alzare il monte-ingaggi e prendere anche qualche giocatore a parametro zero.

Parametri zero, le accuse contro Galliani

L’ideale parlamento rossonero si è completamente capovolto rispetto a 10 anni fa, quando l’A.D. dell’epoca – lo storico dirigente milanista Adriano Galliani – veniva invece accusato del contrario; il suo Milan era colpevole di “riempire di soldi” i cosiddetti parametri zero e di non investire abbastanza sui cartellini dei giocatori. Alcuni andavano bene sul campo (Menez, Alex, Diego Lopez), qualcun altro invece non riusciva (Essien, Traore), ma il tema di dieci anni fa era comunque opposto ed antitetico a quello attuale. In realtà i numeri e i riscontri reali ci dicono altro. Non è vero, innanzitutto, che il Milan americano non prende giocatori a parametro zero. Basti pensare agli esempi di Kjaer e di Ibrahimovic (due giocatori importanti che hanno avuto il merito di cambiare la mentalità del gruppo) e in tempi più recenti di Giroud (da tre anni sempre in doppia cifra con la maglia rossonera). Gli investimenti rischiosi sui parametri zero sono poi capitati anche al Milan. Finanziariamente il club sta ancora scontando l’operazione Origi, preso come attaccante di valore (con relativo emolumento superiore ai 5 milioni lordi), ma rivelatosi un flop sul piano del rendimento e del mancato ambientamento. Il suo prestito in Inghilterra non è andato bene e così, a fine stagione, il club rossonero dovrà fare i conti col ritorno alla base dell’attaccante belga.

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Ma andiamo al tema decisivo. Il Milan spende un po’ meno degli altri (Juventus e Inter) in emolumenti per i giocatori, ma ha comunque il quarto monte-ingaggi della Serie A. Proprio grazie a questa virtuosa ed attenta politica di spesa, il Milan sa già di avere nella prossima estate il cosiddetto “spazio in bilancio” per tre operazioni di rafforzamento della rosa (difensore centrale, mediano e centravanti) che, presumibilmente, potrebbe portare il monte-stipendi a sfiorare quota 100 milioni di euro lordi. I club che, invece, hanno costi per gli emolumenti sopra la soglia cosiddetta di tolleranza (Juventus ed Inter) sono costretti a fare mercato a somma zero, senza poter investire liberamente le risorse a disposizione sui cartellini dei giocatori. C’è poi un interessante dato statistico: da quattro anni la Serie A non viene vinta dalla squadra che ha il monte-stipendi più alto. Anche in questa stagione, per esempio, ha vinto l’Inter che, sul piano del costo degli emolumenti, si trova dietro la Juventus che, nonostante costi altissimi, da 4 anni non riesce non soltanto a vincere lo scudetto, ma nemmeno ad essere competitiva per giocarsi il titolo sino alla fine. Attenzione infine ad un dettaglio decisivo ma ampiamente sottovalutato. Da tre anni, sostanzialmente da post COVID, Juventus ed Inter continuano ad avere il primo ed il secondo monte-stipendi della Serie A, ma i loro numeri si riducono di esercizio in esercizio su preciso mandato delle proprietà dei club. In due anni il monte-ingaggi dell’Inter è sceso da 156 mln a 119 mln, mentre il monte-ingaggi della Juventus, nello stesso arco temporale, è sceso da 180 mln a 125 mln. Se si analizzano le note integrative presentate da queste due società nelle ultime rendicontazioni contabili, si scoprirà che il mandato dei proprietari di questi due club è quello di ridurre ancora il monte-ingaggi a livelli maggiormente compatibili con l’attuale situazione del calcio.

Il Milan, di contro, dal 2021 in poi, ha mantenuto lo stesso livello di spese per gli ingaggi (fra gli 86 e gli 87 milioni di euro). Oggi appare plausibile, stante l’aumento dei ricavi operativi a quota 450 milioni di euro, che il livello degli emolumenti dei giocatori si possa alzare fino a sfiorare quasi i 100 milioni di euro, in maniera prettamente armonica e coerente con le esigenze di bilancio. Pensare, tuttavia, che questo aumento delle spese per emolumenti dei giocatori possa essere garanzia di successi futuri è una pretesa luciferina, svincolata dai riscontri reali. Il Milan che ha vinto il campionato nella stagione 2021-2022 aveva un monte-ingaggi di 87 mln; il Milan che è arrivato mestamente quinto nella stagione 2018-2019 aveva un monte-ingaggi di 142 mln. Non si vince con la spesa, ma con un efficace e razionale metodo di spesa.

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