SALERNITANA-JUVENTUS 0-3

Luci a San Ciro: e i falò di Vlahovic…

Luci a San Ciro: e i falò di Vlahovic… - immagine 1
Discorsi odiatori prima, il campo poi...

Redazione DDD

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

L’odio non estingue gli eventuali reati commessi dalla parte odiata, ma se sei un pm che indaga proprio da quella parte e proprio su quella parte, bé, un minimo di distacco (non solo in classifica, visto il tifo per il Napoli) non guasterebbe. Alludo a Ciro Santoriello, membro della «triade» che ha scatenato l’inchiesta Prisma. Vero: la battuta risale al 2019, il tono era abbastanza scherzoso, e "a tal proposito ricorderei come fu proprio lui ad archiviare tutte le accuse in un procedimento del passato aperto sui conti della società bianconera", parole e musica dell’avvocato Chiappero, non di un ultrà interista. Per carità. Decontestualizzare un discorso, e magari una telefonata, si presta spesso a rischi di traduzione. La cosa buffa è che, delle famigerate plusvalenze, San Ciro parlò in maniera tale da escludere il «falso in bilancio». Allora. Quattro anni fa.

Resta quel lemma: "odio"

Per l’amor di Dio (e, soprattutto, dell’io che, a volte, si gonfia coma la rana della favola), alzi la mano chi non è tifoso, né si può pretendere che non lo siano gli sceriffi, quando depositano la stella, ma insomma, là dove la forma coincide con la sostanza, meglio volare basso. Ai convegni, almeno. In aula no: lì, vinca il migliore. Ci sarebbero anche, scovati dai social, due membri del collegio di Garanzia del Coni, ultima rampa del tappone juventino, che, temporibus illis, avrebbero sparato a zero sull’Andrea della Superlega e su quel «bimbo minchia» di Cristiano Ronaldo. Scritto che non faranno parte della «squadra» cui spetterà l’estrema funzione, è proprio vero che il passato non passa mai (non è mia, purtroppo).

Luci a San Ciro: e i falò di Vlahovic…- immagine 2

Dalle luci di San Ciro ai falò dell’Arechi. Nel ricordo di Andrea Fortunato, che troppo presto fu rapito a gente che non seppe (o non volle) capirlo. A un 3-0 non si guarda in bocca per principio, figuriamoci con l’aria che tira a meno 15 e le telefonate (degli agenti) che crepitano fin negli spogliatoi. La Salernitana è preda tenera, Madama ne frusta in fretta le topiche, a cominciare dall’ingenuità di Nicolussi Caviglia su Miretti (auguri), «rigorino» trasformato da Vlahovic. Mancava il serbo, all’appello. Nell’ordine: il penalty, lo scarabocchio che smarca Kostic per il raddoppio e poi il tracciante su assist di Fagioli, abile nello scartare l’ennesimo pacco di Nicolussi Caviglia, scuola juventina e per questo probabilmente emozionato. Dopodiché, traversa di Di Maria, i cui assaggini a noi ghiottoni sembrano sempre rari, palo di Kean e campanili-sera.

Non so cosa Allegri abbia detto a Vlahovic, e come lo abbia, o non lo abbia, allenato. Fatto sta che - al netto di avversari decisamente resistibili - l’ho visto solido, rapido, verticale. Sembrava un centravanti. E così, gira e rigira, si ritorna sempre a Catullo: odi et amo.

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