ANCHE LUI...

Mario Sconcerti, il fuoco dentro

LA MORTE DI SCONCERTI
Non lasciava indifferenti: divideva, incuriosiva, faceva incazzare. Che, per un giornalista, è il massimo.

Redazione DDD

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

Anche Mario Sconcerti, dunque: con quell’accento un po’ così e quella tigna un po’ cosà che hanno coloro che sono nati a Firenze e si sentono l’Arno che sciacqua i nostri panni: a ragione, spesso. La notizia segue, triste e stranita, quella di Sinisa, un grande in campo e un grande fuori, del mio mestiere, carta e televisione a scelta, libri su libri (su tutti, «Storia delle idee del calcio»), persino dirigente della sua Fiorentina, «sua» per affetto ma mai o quasi mai negli effetti che il mestiere gli imponeva.

E comunque: Roberto Mancini allenatore lo lanciò lui

Aveva 74 anni. L’ha tradito quel cuore che spesso la polemica costringeva a furiose montagne russe. E’ stato vice direttore della Gazzetta dello Sport ai tempi di Cannavò, direttore de Il Secolo XIX e del Corriere dello Sport-Stadio a Roma. Fondò lo sport di Repubblica portandovi Emanuela Audisio, Gianni Brera e Gianni Mura. Ha lavorato a lungo per Sky, ci ha lasciato da editorialista del Corriere della Sera. E mi scuso per tutto quello, e tutti quelli, che ho dimenticato.

Mario Sconcerti, il fuoco dentro- immagine 2

L’ultima volta che lo vidi fu a Trento, l’11 ottobre 2019, in occasione del Festival dello Sport. Parlammo di calcio, lui con piglio, io (forse) con puntiglio. Figlio di Adriano, procuratore di pugilato, all’alba della carriera si fece molta bici, tra Giri e Tour. Come tutti i toscani, gli è sempre piaciuto stupire, un po’ maga Circe e un po’ Sirena, ma sempre, possibilmente, poco Ulisse. "Se non avrai nemici significherà che hai sbagliato tutto", scrisse Giovanni Arpino in "Azzurro tenebra". E’ il sale della vita: della nostra, soprattutto. E ne aveva, di "nemici", Mario: Giancarlo Antognoni, eccone uno. Un onore, non solo un onere. Da gran visir di "Linea bianca", creatura di quel genialoide di Enrico Mattesini, mi telefonava spesso per offrirmi righe, non soldi: "Te ne bastano "dugento" o ne vuoi di più?". Meglio un brutto carattere che non aver carattere: e così sia.

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