I PUNTI CHE MANCANO ALL'APPELLO...

Milan, il cuore del problema

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Nel 2021-22 il Milan ha fatto 60 punti su 78 contro le squadre che vanno dall'ottavo al ventesimo posto. Media punti 2,30. Questo il Milan ha fatto 42 punti su 69 contro le squadre che vanno dall'ottavo al ventesimo posto. Media punti 1,82.
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Redazione DDD Direttore responsabile 

di Max Bambara -

Nell’attuale stagione sportiva, contro le squadre che vanno dall’ottavo al ventesimo posto della classifica, il Milan ha fatto soltanto 42 punti sui 69 disponibili (mancano all’appello ancora 3 partite contro Spezia, Sampdoria e Verona), con una media punti attuale di 1,82 a gara. Il gap della squadra rossonera rispetto alle posizioni di vertice della classifica risiede tutto in questo dato che va analizzato, pesato, sviscerato, compreso nella sua complessità. Nella scorsa stagione sportiva sono stati 60 i punti fatti contro le squadre che vanno dall’ottavo al ventesimo posto della classifica sui 78 disponibili, con una media punti di 2,30 a gara.

L’attuale problema del Milan è tutto racchiuso in questi numeri

RAGIONI DI CAMPO. Ma perché il Milan è finito in questo cono d’ombra nel quale fa una fatica tremenda, soprattutto in casa contro le piccole? In primis perché dopo tanti anni di “piolismo” gli avversari della parte destra della classifica hanno compreso che provare ad attaccare il Milan pressandolo alto non era un vantaggio bensì un atteggiamento penalizzante. La forza del Milan infatti sono la velocità, la potenza e i cambi di ritmo che, contro le difese chiuse diventano più difficili da imporre perché mancano spazi adeguati. La gara di Sassuolo della scorsa stagione, che ha sancito la conquista dello scudetto numero 19, è stata anche una sorta di spartiacque. Quel giorno il Milan ha segnato tutte e tre le reti della partita su palloni recuperati, o a causa di una transizione sbagliata dai neroverdi oppure grazie ad un pressing ben riuscito. Oggi gli avversari tendono a giocare molto meno la palla contro il Milan e preferiscono preparare partite sporche, situazionali, in cui scelgono scientemente di farsi dominare dal Milan, sapendo bene che non è una situazione di campo congeniale per la squadra rossonera che, tante volte, dà la sensazione di andare a sbattere contro un muro di gomma.

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COME SUPERARE QUESTO IMPASSE? Prendere atto di questo limite e di questo cambio di strategia da parte degli avversari è fondamentale. Non si può liquidare la questione dicendo che il Milan ha fallito mentalmente troppe partite contro le piccole perché si tratta di un’analisi eccessivamente semplicistica. Sapete quanti gol ha realizzato il Milan nelle ultime partite in casa su azione manovrata? Zero. I gol segnati dal Milan nelle ultime 4 gare casalinghe contro le piccole (Salernitana, Empoli, Lecce e Cremonese) non sono frutto di azioni palla a terra, bensì di azioni nascenti da palla inattiva. Giroud, contro la Salernitana, ha segnato un gol di testa su corner calciato da Bennacer. Rafael Leao contro il Lecce ha sbloccato la partita su azione di calcio d’angolo e ha realizzato il raddoppio su una palla recuperata con il Lecce alto nel tentativo di recuperare lo svantaggio. Junior Messias, contro la Cremonese, ha segnato su un calcio di punizione diretto verso la porta. I gol su azione manovrata sembrano ormai chimere nelle partite del Milan. In estate il club dovrà quindi pensare di rivedere la propria impostazione tecnica, perché va alzato il livello e la qualità del possesso palla e va inserito almeno un giocatore in più capace di creare la superiorità numerica nello stretto. Inoltre c’è un tema pregnante che inerisce la “tipologia di gioco” da variare. Quando non si riesce ad entrare nell’area di rigore avversaria con le triangolazioni nello stretto, l’unica alternativa è passare al piano B, ossia alzare la palla, crossare, riempendo l’area con più giocatori (almeno 4) che abbiano il compito di attaccare l’area di rigore avversaria con i tempi giusti. Non è una tipologia di gioco che viene particolarmente lodata dai cosiddetti puristi del calcio ma, dinanzi alle esigenze della squadra, anche l’estetismo può e deve passare in secondo piano.

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