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Milan, Okafor è una prima punta

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Lo svizzero è una prima punta che ha giocato 51 partite su 66 in quel ruolo con la maglia del Salisburgo; può giocare ovviamente anche sulla fascia, ma la sua collocazione ideale è al centro dell'attacco.
Redazione Derby Derby Derby

di Max Bambara -

Noah Okafor non è il prototipo del centravanti classico che gioca in Italia; c’è un aspetto nel quale deve certamente crescere, ovverosia il gioco spalle alla porta, un particolare nel quale ha ancora evidenti margini di miglioramento e di innalzamento delle proprie qualità. L’ex giocatore del Salisburgo però non deve essere sottovalutato perché il suo acquisto ha colmato una lacuna che, da circa un anno e mezzo, connotava la rosa del Milan.

Milan, mancava da troppo tempo un centravanti bravo a “chiamare la profondità”, ad “attaccarla con ferocia”, ad allungare la squadra con i suoi strappi con i tempi giusti contro la linea difensiva avversaria

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Più precisamente un giocatore del genere, al Milan, mancava dai tempi del primo Rebic. Ricordate quel famoso motivetto secondo cui le partite migliori del Milan di Stefano Pioli sono state giocate con il giocatore croato nel ruolo di centravanti? Ecco Okafor ha caratteristiche comuni a Rebic (soprattutto il modo di interpretare il ruolo in chiave moderna ed una cattiveria barbara); si spera che, rispetto al giocatore croato, possa avere una continuità mentale diversa ed un temperamento meno volubile. Okafor è un centravanti atipico, ma è e rimane un centravanti. Giocare esterno è una possibilità figlia del suo bagaglio tecnico ma non è il suo ruolo primario. Ha ragione Arrigo Sacchi quando dice che il ragazzo ha caratteristiche tecniche diverse rispetto a Giroud e va servito in maniera diversa. Questa è proprio la forza di una grande squadra: avere attaccanti con caratteristiche differenti, a seconda delle partite e, soprattutto, dei momenti delle partite. C’è un dato numerico che va sottolineato e che smentisce il luogo comune secondo cui lo svizzero sia semplicemente il vice Leao.

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(Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

Nelle ultime due stagioni agonistiche infatti Okafor ha giocato 66 partite con la maglia del Salisburgo. In 51 di queste partite (ossia in quasi l’80% delle stesse) ha agito da centravanti; nelle rimanenti 15 ha giocato invece da attaccante esterno. I numeri da punta pura sono pregevoli, considerando che il centravanti è un ruolo in cui la maturazione è lenta e lo svizzero ha da poco compiuto 23 anni. Su 51 gare disputate nel ruolo di centravanti infatti, Okafor ha segnato 21 reti e messo a referto 14 assist, ovverosia è entrato in ben 35 gol della sua squadra. L’obiezione secondo cui il campionato austriaco sia di un livello inferiore rispetto alla Serie A regge poco perché in Champions League, dove il livello è più alto, giocando da centravanti, Okafor ha realizzato 6 gol in 12 partite, praticamente la media di un gol ogni due partite. Okafor quindi è un centravanti; atipico, bravo anche a giocare sulla fascia, abile sia in area, sia fuori, bravo nel fare gol e capace di mandare a rete i compagni. Attenzione pertanto a pensare che il Milan sia “costretto” a prendere il vice-Giroud: l’investimento per lo svizzero non può essere derubricato al ruolo meno nobile di mera “alternativa a Rafael Leao”, perché i numeri ci dicono chiaramente che stiamo parlando di un centravanti che si trova nel momento perfetto della cosiddetta età evolutiva.

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