NON ESISTONO CERTEZZE

Milan, speranze legittime e realtà effettiva

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Le certezze assolute nel calcio non esistono. Tantomeno sui cosiddetti allenatori che vincono
Massimo Bambara

Troppi nomi, nessun nome. Si tratta di un vecchio adagio cronistico che, alla fine, è sempre valido, sia per l’elezione del Presidente della Repubblica (dove spesso i nomi fatti vengono letteralmente bruciati), sia per gli allenatori dei grandi club. Il Milan americano d’altronde – ed in tal senso la proprietà RedBird si pone in linea di continuità assoluta con la precedente gestione Elliott – tende ad operare nell’ombra e a non reclamizzare le trattative in essere o i sondaggi effettuati. Se ad oggi esiste (e non è scontato sia così) un nome concreto per la panchina del Milan non può che rimanere secretato all’interno dei colloqui fra i componenti dell’area tecnica del club. I tifosi rossoneri, quasi all’unisono, sembrano convinti che l’unica strada realmente percorribile per tornare a vincere sia quella di ingaggiare Antonio Conte sulla panchina del Milan. Esiste una parte importante del tifo rossonero che, legittimamente, si è impuntata sul nome dell’ex allenatore di Juventus, Chelsea ed Inter.

La tesi ricorrente

E' quella secondo cui Antonio Conte è un allenatore top libero da legami contrattuali ed il suo arrivo non può che essere garanzia di successi per il Milan. Nel buio assoluto su quelle che saranno le scelte del club sarebbe però importante fissare alcuni punti importanti per fornire un’analisi delle cose quanto più possibile corretta. Punto 1: Antonio Conte è, senza ombra di dubbio un grande allenatore, ma non può essere ancora considerato un top allenatore perché in Europa ha sempre ottenuto magri risultati. Il suo miglior piazzamento europeo rimane il quarto di finale giocato e perso dalla sua Juventus nel 2013 contro il Bayern Monaco. Poi soltanto eliminazioni ai gironi o, al più, agli ottavi di finale. Nel suo palmares ci sono 8 titoli fra cui 5 scudetti (4 in Italia ed 1 in Inghilterra). Sul piano strettamente cronistico sia Massimiliano Allegri, sia Roberto Mancini, hanno fatto meglio di Conte rispettivamente con 14 e 13 titoli conquistati. Ma il punto non è sminuire un grande allenatore come Conte che, sul piano del lavoro di campo, è un autentico fuoriclasse.

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Il punto vero, semmai, è dare valore alle definizioni. Gli allenatori top sono Guardiola, Ancelotti, Klopp, gente che ha vinto in Europa e che in Italia, stante l’attuale momento economico, difficilmente verranno ad allenare. Punto 2: la logica secondo cui o arriva Conte oppure il resto sono scelte di basso cabotaggio è una logica monca. Più intrisa di pregiudizio che improntata alla ragionevolezza. Nel 1997 il Milan riprese in panchina Fabio Capello, in quel momento considerato il miglior allenatore d’Europa (aveva vinto 5 scudetti in 6 anni con il Milan ed il Real Madrid, oltre ad una Champions League).  Andò malissimo. Nel 1999 l’Inter prese il quotatissimo Marcello Lippi come allenatore con il dichiarato intento di tornare a vincere. Finì con una conferenza stampa furente che ancora oggi viene rievocata. Negli ultimi anni, inoltre, la Serie A è stata vinta per 4 volte su 5 da un allenatore che non aveva mai vinto lo scudetto in Italia (Maurizio Sarri nel 2020, Stefano Pioli nel 2022, Luciano Spalletti nel 2023 e Simone Inzaghi nel 2024). Le certezze, nel calcio, non esistono. Antonio Conte è un grande allenatore (non un top per le ragioni già esposte), ma da solo non può essere garanzia di nessun successo. A Londra, sponda Tottenham, ne sanno qualcosa.

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