di Max Bambara -
ATTENUANTI E DISCRIMINANTI
Milan subito con i nuovi, la Juve no…
Dopo un ultimo periodo alquanto critico e mediaticamente burrascoso in casa rossonera, appaiono assolutamente opportune tre considerazioni argomentative su questo inizio di stagione. La prima afferisce il tema della condizione atletica, la seconda è relativa ad una questione tecnica, mentre la terza inerisce una questione strettamente tattica.
Due scelte differenti
1) La Juventus ha giocato le prime tre partite di campionato schierando nella formazione titolare soltanto due giocatori (Bremer e Vlahovic) reduci da impegni estivi con le rispettive nazionali (Europei e Coppa America). Il Milan ha fatto una scelta diversa decidendo di far giocare subito o quasi subito i suoi pezzi da novanta. Diviene necessario pertanto evidenziare come ben 8 titolari su 11 del Milan (Maignan, Pavlovic, Theo Hernandez, Rejinders, Fofana, Pulisic, Rafael Leao e Morata) siano reduci da importanti impegni estivi con le rispettive nazionali. Il loro livello atletico in queste prime settimane non poteva essere vicino ad un livello almeno accettabile. L’attuale scarto numerico in classifica fra Juventus e Milan (5 punti) è frutto senza dubbio di ampi meriti della squadra torinese, nonché di profondi demeriti della squadra meneghina. Tuttavia, nel computo generale delle varie cause che hanno portato all’attuale classifica, un posto preminente deve averlo questo dato numerico (8 titolari su 11 senza adeguata preparazione atletica per il Milan). Non perché sia un’attenuante o una discriminante, bensì perché si tratta di un fatto concreto, di indubbia pregnanza, meritevole di doveroso rilievo. Nella bilancia immaginaria di questo primo mese di campionato tale circostanza assume un peso specifico notevole.
2) E veniamo al casus belli di quasi due settimane fa. Due premesse sono opportune. In primis, ogni allenatore è libero di fare le sue scelte ed i giocatori hanno il dovere di accettarle. Trattasi di antica regola che, per il bene del club, non può e non deve essere messa in discussione da nessuno. In secondo luogo, si può dire che c’è stata eccessiva leggerezza da parte di Rafael Leao e Theo Hernandez durante il famoso cooling break di Roma. Con un pizzico di malizia in più quel momento avrebbe potuto essere evitato. Tanto premesso è il caso di ribadire alcune cose fondamentali. Rafael Leao e Theo Hernandez sono due giocatori simbolo che hanno portato il Milan da un momento storico di difficoltà (qualcun l’ha soprannominata banter era…) al momento storico attuale (1 scudetto e 2 secondi posti in 4 anni). Pensare che il Milan possa costruire qualcosa in contrapposizione a loro due è pretesa luciferina da parte di chicchessia. Non sono giocatori banali e chiunque pensa di ridimensionarne il valore tecnico commette un grave errore. Relativamente a qualche presunto comportamento sopra le righe, è opportuno ricordare ai moralisti in servizio permanente ed effettivo, che un grande giocatore, nonché grande signore del recente passato come Roberto Baggio, in un momento di particolare concitazione agonistica (durante i Mondiale del 1994) diede del matto ad Arrigo Sacchi che lo stava sostituendo. Meglio fermarsi qui perché se volessimo aprire il vaso di Pandora di qualche singolare protagonista mediatico – oggi opinionista d’assalto decisamente improvvisato – il rischio diverrebbe quello di continuare a scrivere per giorni. Forse anche per settimane.
3) Il primo tempo della gara di Roma ha dimostrato che il Milan, se abbassa il baricentro e gioca un calcio meno raffinato, può essere una squadra importante, data anche la forza della rosa a disposizione dell’allenatore. Il gol del pareggio della Lazio, che ha cambiato l’equilibrio emotivo del match, nasce dall’ennesimo tentativo di andare a prendere alti gli avversari con annesse uscite sbagliate e con l’ormai consueta rottura della linea da parte di un difensore centrale (l’errore di Tomori è da matita blu e purtroppo non è il primo). Urge ribadire che il Milan deve fare una scelta non rimandabile, ossia rinunciare al pressing se vuole dare solidità alla propria fase difensiva perché, soprattutto in questo momento delicato, non si può permettere di attaccare alti gli avversari, in assenza di centrocampisti bravi a guidare i tempi delle uscite in pressione. Rimane poi attuale un altro tema, ossia i raddoppi sulle fasce laterali. Il Milan ha tanti esterni offensivi e poco votati alla fase difensiva in non possesso. Probabilmente giocare a tre a centrocampo, consentirebbe alla squadra di dover chiedere meno sacrificio ai propri esterni perché in fase di non possesso sarebbe essere la mezzala di riferimento a dare sostegno al terzino per il raddoppio. Si tratta di un tema di lavoro che dovrà diventare attuale a Milanello fin dalle prossime partite. La scelta, in aperta discontinuità rispetto al recente passato, non pare essere più procrastinabile.
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