Diceva il filosofo: "La vita è un pendolo che oscilla tra il dolore e la noia". Certo, la seconda parte di quella frase scritta da Arthur Schopenhauer menziona anche l'attimo fulmineo e fugace, oltre che illusorio, che porta al piacere. Ecco, il confronto tra Moldavia e Italia ha attraversato questi momenti di dolore, noia e un piccolo e rapido piacere. Una partita risolta solo all'88esimo e che non sposta quasi nulla in vista delle qualificazioni ai Mondiali 2026. Gli Azzurri di Gennaro Gattuso dovranno passare dai play-off che si giocheranno a marzo - con la speranza di evitare un dolore che sulle sponde del Belpaese conosciamo bene.
Qualificazione Mondiali
Azzurro opaco. L’Italia batte la Moldavia, ma che fatica! Ora la Norvegia, poi i play-off


Un'Italia dominante ma imprecisa contro il muro della modesta Moldavia
—In un piccolo impianto (dalla capienza di 10 mila posti) della capitale si gioca la penultima partita della Nazionale italiana della fase di qualificazione ai prossimi Mondiali. Allo stadio Zimbru di Chișinău, l'Italia affronta la Moldavia e lo fa sapendo che non c'è più nulla da fare per questo momento: la Norvegia, vincente per 4 a 1 sull'Estonia, è qualificata. Per gli Azzurri la pratica per accedere alla competizione FIFA è rimandata ai play-off.
Rino Gattuso sceglie di fare un turnover, facendo fronte anche a varie indisponibilità. Il commissario tecnico schiera un 4-4-2 con il ritorno di Gianluca Scamacca, affiancato da Giacomo Raspadori. Guglielmo Vicario tra i pali a far rifiatare Donnarumma e difesa a quattro con Gianluca Mancini e Alessandro Buongiorno. Nel ruolo di terzini ci sono Raoul Bellanova a destra ed Andrea Cambiaso a sinistra. Interni di centrocampo Sandro Tonali e Bryan Cristante (capitano per l'occasione), esterni spazio a Mattia Zaccagni e Riccardo Orsolini.

Una partita che, al di là delle possibili difficoltà del cambio di dieci undicesimi rispetto ai "titolarissimi", gli Azzurri potevano vincere con un risultato molto largo. Ma l'arrembaggio dell'Italia si infrange sulla corazza della Moldavia. I padroni di casa, fanalino di coda nel Gruppo I con un punto, vogliono evitare di subire l'imbarcata come contro la Norvegia; ed effettivamente per 88 minuti riesce anche ad evitare di subire una rete.
Il pendolo, per tutto questo tempo, stazionava quasi sempre sulla noia. Moldavia-Italia, finisce con 25 tiri da parte degli Azzurri (nove in porta), 70% di possesso palla e 13 volte dal calcio d'angolo; contro tre tiri (solo uno verso Vicario) e un solo calcio d'angolo, ma con 13 falli commessi. Il giro palla a volte portava a cross poco precisi per gli attaccanti titolari, poi alcuni tiri si infrangevano sul muro eretto dai difensori e portiere.
Ci pensa l'infermabile Mancini
—In una partita noiosa e che stava iniziando a diffondere del nervosismo sul non riuscire a sfondare la resistenza moldava. Raspadori e Scamacca partono fortissimo, si cercano e poi concludono. Ma poco a poco spariscono dai radar, con i compagni che non riescono a trovare i due attaccanti. Al 65esimo arrivano i primi cambi di Gattuso e proprio in attacco: dentro Mateo Retegui e Francesco Pio Esposito.
Cambia il tipo di gioco, i due nuovi centravanti offrono le linee di passaggio in verticale, facendo salire anche la squadra. Altri cambi azzeccati sono sugli esterni: Gattuso mette Matteo Politano e Federico Dimarco, inserendo dopo anche Davide Frattesi. Il c.t. cambia leggermente il sistema e sembra avere una risposta positiva. Tuttavia, quella oscillazione tra il dolore di sapere di dover accedere ai Mondiali tramite play-off e la noia della partita, viene spezzata dal piacere del primo gol all'88esimo di Gianluca Mancini.

Il difensore della Roma è autore di una partita impeccabile in fase difensiva e sa porsi all'interno del gioco della squadra. La grinta del giallorosso poi serve anche per il morale, quando i tifosi italiani fischiano e contestano e quando la porta avversaria sembra essere stregata. Con una botta a inizio partita, che ha fatto preoccupare, Mancini ha stretto i denti ed ha giocato 90 minuti, riuscendo a regalare il gol che stappa la partita maledetta. Dopo una serie di cross allontanati dalla Moldavia, l'Italia riesce a trovare l'uomo libero: il romanista raccoglie la traiettoria suggerita dal mancino di Dimarco e, in tuffo di testa, batte Cojuhar.
Una rete che rende meno pesante la partita di nervi (quelli che stavano saltando da un po' per via dei vari tentativi di tiro) e che, alla fine, porta anche al secondo gol per gli Azzurri. Ci pensano ancora una volta due cambi di mister Gattuso: cross di Politano, dalla destra sugli sviluppi di un calcio di punizione, e la testa di Esposito per il 2 a 0 definitivo. Per l'attaccante classe 2005 dell'Inter si tratta della seconda rete in tre partite con la Nazionale italiana - numeri e prestazioni che fanno bene sperare, sia per il giocatore che per il reparto offensivo a disposizione del commissario tecnico.
Il carattere di Gattuso, ma per la Norvegia non servirà il populismo
—Un 2 a 0 che in realtà non rispecchia né il valore assoluto delle due squadre né l'andamento della partita. Ma l'opacità dell'Italia e la resistenza della Moldavia hanno portato ad un match bloccato e, come accennato prima, ai limiti del nervosismo. Questo, poi, era palpabile perché si era coscienti di non essere più artefici del proprio destino: si doveva sperare nell'Estonia. Ma le speranze erano mal riposte, con il pendolo che ha iniziato a stazionare sulla parte del dolore. Così la Norvegia è qualificata ai Mondiali da prima classificata del Gruppo I.
Nervosismo che i tifosi italiani presenti alla partita di Chișinău hanno raccolto ed espresso palesemente. Una piccola ma alquanto significativa contestazione è arrivata verso la Nazionale e a rispondere ci pensa proprio il c.t. nel post-partita. "Mi dispiace per quello che ho sentito oggi, quei cori sono una vergogna. Siamo venuti qui in condizioni non facili e venire in trasferta per sentire 500 tifosi urlare di andare a lavorare non lo accetto", tuona Rino Gattuso.
E il tecnico non accetta nemmeno le critiche relative alla prestazione: "Non è stata la mia migliore Italia? Non capisco, se siete rimasti all'11 a 1 della Norvegia non è un problema mio". Si è capito che non sarebbe stata un'intervista molto tranquilla, d'altronde si sa che Gattuso non ha mai avuto un carattere mite. Inoltre, si conosce anche il suo intento: quello di difendere la propria squadra. Solo che, quel carattere duro e dirompente, si trasforma in una lamentela degna del peggior "ai miei tempi". Ed ecco il populismo che - dopo una prestazione molto sofferta - non serviva: "Dovete chiederlo a chi fa le regole. Nel '90 e nel '94 c'erano solo due africane, ora ce ne sono otto. La verità è che quando giocavo io la migliore seconda nel girone andava direttamente ai Mondiali. Oggi no".

Pur precisando che non sia una polemica, enfatizzare questo aspetto (per quanto sia vero ed innegabile) è un po' come cercare di nascondere la polvere sotto il tappeto. Una cosa che non dovrebbe competere a Gattuso, che è arrivato in corsa e sta facendo molto bene, dando una nuova energia all'ambiente che post-Europeo nel 2021 non ha più ritrovato. Sono dichiarazioni che non servivano: ogni federazione continentale dovrebbe avere eguali possibilità di avere delle rappresentanti. Il fatto che la miglior seconda del girone andava direttamente ai Mondiali, non giustifica determinate scelte tecniche e politiche fatte in questi anni. L'Italia non partecipa alla competizione targata FIFA da due edizioni: saltarne una terza (salendo a 16 anni di astinenza) significa solo confermare le discutibili manovre da parte della Federazione - che nulla hanno a che fare con la presenza di otto squadre africane.
Dopo la Moldavia, l'Italia deve preparare l'ultima sfida di questa fase di qualificazione alla coppa del mondo che si giocherà nell'estate 2026. Lo dovrà fare proprio contro la Norvegia di Erling Haaland, questa domenica 16 novembre, a San Siro. E non servirà questo populismo, questo alibi per lamentarsi con la FIFA. Agli Azzurri servirà il vero carattere di Gattuso, contro gli scandinavi e poi per i play-off di marzo. Per far sì che quel Mondiale "come volontà e rappresentazione" - citando ancora Schopenhauer - si identificherà con quella voglia tutta azzurra, servirà tutto tranne che guardare al di fuori di sé. All'Italia servirà ringhiare.
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