IL LUNGO DOPO NAPOLI...

Narrazione e campo, le stime di Zazzaroni

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Un quarto di finale storico, superato dalla squadra che lo ha saputo gestire meglio nei dettagli decisivi, nonostante le opinioni di Zazzaroni...
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Redazione DDD Direttore responsabile 

di Max Bambara -

“Come spesso accade il risultato ha battuto il gioco”. Questo il commento a Napoli-Milan da parte di Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport. Lo stesso Zazzaroni, prima della partita di ritorno, aveva sentenziato “Il Milan è più scarso, basterà un Napoli al 70%”. L’atteggiamento del direttore del Corriere è abbastanza sintomatico di come venga percepito il Milan nel calcio italiano e di come venga valutato in maniera approssimativa. D’altronde il destino del Milan, da qualche anno a questa parte, è quello di remare controcorrente, di essere sempre sul pezzo per poter dimostrare ai più che le loro valutazioni sono sbagliate.

Non sono bastati un secondo posto in campionato, uno scudetto ed una semifinale di Champions League raggiunti in due anni e mezzo. Sul Milan le valutazioni continuano ad essere sempre affette da una patina di pregiudizio e di torbido scetticismo.

GARA EQUILIBRATA. Ma davvero il risultato ha battuto il gioco, come affermato da Zazzaroni? Quest’affermazione, in realtà, è smentita dai fatti. Il Napoli ha avuto maggior possesso palla fra andata e ritorno e, oltre al gol segnato, ha avuto quattro occasioni importanti (il salvataggio di Krunic dopo un minuto all’andata, la parata di Maignan su Di Lorenzo, uno spunto di Kvaratskhelia all’inizio del secondo tempo della gara di ritorno ed il rigore sbagliato dallo stesso Kvaratskhelia). Il Milan invece, al netto dei due gol segnati, ha avuto almeno un’occasione nitida in più per fare gol (il tiro di Leao a fil di palo dopo una cavalcata pazzesca, il tiro di Tonali salvato da Di Lorenzo, la traversa di Kjaer, il rigore sbagliato da Giroud, la grande parata di piede di Meret sullo stesso Giroud).

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La partita è stata sostanzialmente molto equilibrata; il possesso palla del Napoli è risultato sterile per merito del grande sacrificio della squadra rossonera in fase di non possesso. Altrettanto sterili sono stati i tanti tentativi dalla distanza da parte dei partenopei che sono andati semplicemente a ingolfare la voce dei “tiri totali”, senza tuttavia creare pensieri alla difesa meneghina.

La narrazione del “risultato che prevale sul gioco” non trova giustificazione sulla base di quanto si è visto sul terreno di gioco. I direttori dei giornali possono essere tifosi, ne hanno pieno diritto, ma non dovrebbero parlare da tifosi. Definire “più scarsa” una squadra campione d’Italia in carica, che si appresta a giocare da protagonista un quarto di Champions League, non è rispettoso e non porta contributi produttivi alla discussione sportiva. Probabilmente non porta neppure un aumento dei lettori.

DETTAGLI DECISIVI. Sul campo si sono indubbiamente affrontate due grandi squadre. L’approccio a questo doppio confronto è stato però molto diverso ed è opportuno evidenziarlo. Il Napoli si è fatto consumare da un provincialismo strenuo, che ha creato prima un clima di euforia ingiustificata e poi una serie di dichiarazioni evitabili. Ciò ha contribuito a produrre un ambiente inidoneo alla concentrazione mentale ed agonistica, tanto è vero che Spalletti, negli ultimi 8 giorni, ha parlato più di episodi arbitrali (tralasciando strumentalmente quelli che lo avevano favorito) che di contenuti tecnici. Il Napoli è stato vittima di sé stesso, di una coltre di vittimismo ingiustificato che ha cercato di coprire un normalissimo calo atletico che, probabilmente, avrebbe dovuto essere gestito con un maggior senso del collettivo.

Di contro il Milan è stato perfetto nella gestione di questo doppio confronto, sia in campo, sia fuori dal campo. Nessuna esasperazione, nessuna dichiarazione fuori posto, grande rispetto per l’avversario, squadra reattiva, concentrata, sempre presente a sé stessa e capace di reagire “da gruppo” a quei momenti negativi che, in quasi 200 minuti di partita, non potevano non capitare.

Il club rossonero, dal Presidente all’ultimo dei giocatori, è stato all’altezza della sua storia, non solo perché ha raggiunto una semifinale storica, ma soprattutto perché ha saputo gestire la tensione senza farsi divorare ed ha trovato nelle pressioni e nelle provocazioni esterne, linfa vitale per la propria autostima.

FATTORE MALDINI. Emblematico ed estremamente significativo come Paolo Maldini, anche da dirigente, riesca ancora ad essere un “capitano” di questa squadra, indicando la via con poche, chiarissime ed illuminate parole. Nel pre-partita della gara di ritorno Maldini, con il suo torno garbato ma fermo, ha scolpito con una singola frase il momento rossonero: “questi treni passano e li devi prendere perché non sempre ripassano”. Il Milan ha iniziato a scaldare i motori in vista della semifinale proprio in quel preciso momento: è sempre il capitano, d’altronde, ad indicare la rotta da seguire alla nave rossonera.

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