DEDICATO A ROBERTO PERRONE

Perri, penna di mondo

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Gli dedico le parole di Philip Roth: «Tutto quello che ho per difendermi è l’alfabeto, è quanto mi hanno dato al posto di un fucile». Robertino Pelucchi, Mario Sconcerti, Roberto Perrone: non camminerete mai soli.

Redazione DDD

analisi Facebook di Roberto Beccantini -

Si è spento, a 65 anni, Roberto Perrone. Era un collega, un amico, un compagno di cordata e di vedute. Tanti viaggi, appassionatamente. Giornalista, scrittore. Articoli, libri. E un gusto muriano per la buona cucina, per la bella tavola. Ci scherzavamo su: caro Perri, il tuo sogno è uno stadio da 40 mila "pasti" a sedere. Io, frenetico paninaro; lui, posato e posate.

Aveva un tratto di penna che coinvolgeva

Da un suo libro, «Zamora», Neri Marcorè ha tratto un film. Ligure di Rapallo, curioso e aperto ai venti che scuotono la cronaca nella speranza che diventi storia, Roberto cominciò alla redazione genovese dell’Avvenire, per trasferirsi poi al Giornale e atterrare, quindi, al Corriere della Sera. Nuoto, tennis, calcio: eclettico di argomenti e di penna. Ricordo una trasferta a Montecarlo, per una partita del Milan, le risate che ci facemmo quando, all’atto di lasciare il parcheggio dello stadio, scoprimmo che, per accelerare il deflusso, liberi tutti, "a gratis", e allora via di corsa verso Milano, il sottoscritto al volante, lui a sfumazzare aneddoti.

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Aveva una voce pastosa, una stazza buazzelliana, ha vinto un sacco di premi, ha girato il mondo con il cuore dell’esploratore che «tifa» per il racconto, attento a non disperderne i valori. Il giornalismo non è un mestiere, è una passione. Roberto ci ha giocato con la saggezza e l’ironia del testimone che, pur stando al suo posto, sa catturare la curiosità dei protagonisti, dei lettori. Sotto la barba bianca del personaggio si agitava lo stile della persona che, nella scrittura, cercava le risposte alle domande della vita. Non solo della sua.

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