TORNARE SUI PROPRI PASSI...

Ritrovarsi

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Il Milan deve guardarsi dentro per ritrovare attenzione, ferocia e concentrazione

Redazione DDD

di Max Bambara -

A volte per andare avanti è opportuno fare un passo indietro. Siamo al 21 agosto scorso ed il Milan ha appena finito di giocare a Bergamo sul campo dell’Atalanta. Il risultato finale dice 1-1, con il Milan che nella parte finale della partita ha avuto addirittura qualche occasione per vincerla. Tutto sembra nella norma. La squadra rossonera, campione in carica, ha iniziato il campionato vincendo contro l’Udinese e pareggiando a Bergamo. Media inglese perfetta, con un pareggio ottenuto su uno dei campi più ostici della Serie A.

Eppure c’è qualcosa di inespresso

Una sensazione vaga che fatica a trovare forma. A chiarirla e renderla manifesta è Sandro Tonali, proprio nel post partita di quell’Atalanta-Milan. L’ex centrocampista del Brescia, che oggi potremmo definire la radio verità del Milan, si presenta davanti alle telecamere e con la compostezza, lo stile e l’eleganza di colui che il destino ha predestinato alla maglia rossonera, inizia a mettere sul tavolo il nocciolo della questione. "Non ci sentiamo diversi, ma dobbiamo capire che questo è un altro campionato. Siamo voluti rientrare prima per risentire l'odore di Milanello e di calcio. Ora è un momento difficile fuori dal campo, bisogna essere bravi e lasciare tutto da parte; guardare solo noi e il Milan. Dopo che si vince uno scudetto si torna sulle ali dell'entusiasmo. Non c'era la concentrazione giusta, siamo partiti come se fosse la 39esima giornata". Due sono le parole chiave usate da Sandro Tonali: entusiasmo e concentrazione. Appare evidente come la vittoria dello scudetto nel maggio scorso abbia prodotto un eccesso di entusiasmo che, inevitabilmente, ha tolto al Milan un po’ di concentrazione. Sono dettagli e sfumature che si possono cogliere dall’analisi delle piccole cose.

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Pronti via: nel primo tempo della prima giornata di Serie A il Milan ha già preso due reti dall’Udinese a difesa schierata, ovverosia in soli 45 minuti la squadra rossonera ha subito gli stessi gol che, nell’ultimo scorcio di stagione, aveva preso in 11 partite. Inoltre a Bergamo, per la seconda volta consecutiva, il Milan è andato sotto nel punteggio, salvo poi recuperare nel secondo tempo. Tonali è solo al terzo anno di Milan, ma è un ragazzo dallo sguardo fiero e dai valori antichi. Il suo milanismo trasuda dalle vene e rende orgogliosi molti tifosi che, in lui, rivedono uno dei discendenti della stirpe d’oro. Quando ha parlato, cinque mesi fa, sapeva perfettamente quello che diceva. Se c’è una cosa difficile da allenare quella è la mente. L’attenzione, la concentrazione, la capacità di stare sempre sul pezzo, sono componenti fondamentali in una squadra che deve affrontare una stagione sportiva lunga nove mesi. Questo Milan, sinora, non ha mai tenuto la valvola della tensione sempre calda. Da inizio campionato si porta dietro questo limite di prendere spesso gol, un aspetto che toglie sicurezze a tutta la squadra.

Anche le ultime prestazioni prima della sosta per i Mondiali, con l’eccezione della gara con il Salisburgo, non sono state buone prestazioni. Le partite contro il Verona, lo Spezia, la Cremonese, la Fiorentina, hanno portato 10 punti su 12, ma dal punto di vista della concentrazione non sono state gare indimenticabili. Quanto avvenuto mercoledì sera in Coppa Italia è soltanto la cartina di tornasole delle frasi di Sandro Tonali di cinque mesi fa. In superiorità numerica, contro una squadra di livello inferiore, il Milan ha pensato di poter vincere con il pilota automatico, senza lottare, senza soffrire, rinunciando a mettere la gamba, partendo dal concetto presuntuoso e poco sportivo che comunque “in qualche modo la portiamo a casa questa qualificazione”. Ed invece non è così ed è giusto che non sia così. Il getto d’acqua gelida che il Milan ha preso in faccia è stato forte, ma è stato anche ampiamente meritato. Invertire la rotta è possibile, ma la squadra deve prendere atto che c’è stato un calo generale della concentrazione e, contestualmente, della ferocia agonistica. Nulla di eclatante atteso che il Milan, ha rivinto il campionato successivo allo scudetto soltanto due volte nella storia, entrambe con Capello. Ma, nel contempo, non è un aspetto da sottovalutare. Tornare ad essere severi e criticamente introspettivi è la strada giusta per ritrovare quella tensione agonistica che ha portato il Milan a costruire ogni passo di questo percorso.

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