LA FRETTA COSTA TROPPO...

Saper aspettare

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La strategia del Milan e il valore incommensurabile dell’attesa

Redazione DDD

di Max Bambara -

Nell’estate del 2020 il Milan acquistò Diogo Dalot, Kalulu, Tonali, Hauge e Brahim Diaz. Di questi cinque giocatori nessuno è diventato titolare durante l’annata sportiva 2020-2021. Lo diventeranno Kalulu e Tonali nella stagione successiva.

Nell’inverno 2021 il Milan acquistò Tomori, Meïté e Mandžukić

Di questi tre giocatori è diventato titolare solo Tomori dopo qualche partita.

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Nell’estate 2021 il Milan acquistò Maignan, Ballo-Touré, Florenzi, Bakayoko, Giroud, Pellegri e Messias. Il portiere francese è diventato subito titolare, mentre Giroud e Messias lo sono diventati soltanto durante il girone di ritorno dello stesso campionato, esattamente sei mesi dopo.

In sostanza sui 15 acquisti delle ultime due stagioni il Milan ha visto diventare titolari subito soltanto Mike Maignan e Fik Tomori; forse alla lista potrebbe essere aggiunto Olivier Giroud che, se non avesse avuto i problemi legati agli infortuni durante la prima fase della stagione scorsa, probabilmente si sarebbe alternato con Ibrahimovic di partita in partita nel girone d’andata 2021-2022.

Il tema però è molto chiaro: un solo giocatore di movimento (Tomori) è diventato titolare del Milan negli ultimi due anni su ben 15 giocatori che sono arrivati in maglia rossonera. Possiamo parlare con faciloneria di mercati sbagliati o dobbiamo, più saggiamente, parlare di mercati strategici, atteso che Kalulu e Tonali, per esempio, sono oggi due titolari inamovibili del Milan, nonché due colonne imprescindibili?

In realtà bisogna sempre partire dal sistema di gioco di riferimento; il Milan infatti adotta un sistema di gioco molto raffinato, in cui le disposizioni e i principi di gioco trasmessi dall’allenatore sono complessi da metabolizzare per chi viene da contesti diversi, magari non di prima fascia. Il tempo di adattamento al sistema di gioco non passa invano però: in quel lasso di tempo un giocatore, se ha talento, completa la giusta maturazione tecnica, acquisisce sicurezze che prima non poteva avere, migliora le proprie conoscenze di campo e la propria cultura del gioco. Il Kalulu dell’estate 2020 non era probabilmente ancora pronto per fare il centrale titolare del Milan. Un anno e mezzo dopo Pierre è stato uno dei difensori centrali più affidabili del campionato. In quel lasso di tempo c’è stata la semina che ha portato i suoi frutti.

Un discorso molto simile potrebbe essere fatto per la maturazione di Rafael Leao, il dodicesimo uomo del Milan nei primi due anni (2019-2021), il leader tecnico (non ancora emotivo) della squadra dal 2022 in poi. Quando si investe sul talento e sulla gioventù non è possibile avere fretta; è un lusso che nessun club si può permettere. Il Milan ne è consapevole, i tifosi un po’ meno, probabilmente per eccesso d’amore e di aspettative. Il tema di oggi è stantio, quasi monotono nella sua ossessività: secondo la vulgata, De Ketelaere è costato oltre 30 milioni e deve pertanto rendere subito. Se non rende significa che abbiamo sbagliato ad acquistarlo.

Orbene sarebbe sin troppo facile far notare che Leao è costato solo 4 milioni in meno rispetto al belga e ci ha messo due anni per diventare titolare fisso del Milan. Così come sarebbe sin troppo scontato scorgere tante analogie fra il primo Tonali ed il primo De Ketelaere. La soluzione dell’enigma sta, tuttavia, nel termine che deve essere usato per inquadrare il mercato del Milan: investimenti di prospettiva. Si investe per avere una resa che quasi mai è immediata, come dimostrano gli esempi citati negli ultimi due anni. Si può pretendere una resa immediata da giocatori di 30 anni che arrivano con ingaggi faraonici e che rappresentano una sorta di usato sicuro. Sono giocatori che non forniscono prospettive nel medio-lungo periodo e quindi, in quel caso, si possono avere esigenze di altro tipo. Sui giocatori che hanno poco più di 20 anni, invece, è necessario avere pazienza, lavorare sui difetti, sugli errori, sulle mancanze anche di natura temperamentale, su tanti piccolo dettagli di campo. La crescita, d’altronde, è un percorso fatto di tappe intermedie. Se De Ketelaere fosse stato già prodotto finito, non sarebbe costato 30 milioni; sarebbe costato almeno il doppio.

Il club ha il dovere di credere nel proprio investimento e di tutelarlo. Il Milan lo sta facendo nella maniera migliore. La tifoseria deve avere la maturità di comprendere che il parametro di giudizio non può essere lo stesso dei Lukaku e dei Pogba. Qualcuno rievoca parametri valutativi che avevano valenza durante il primo Milan di Berlusconi. Onestamente siamo fuori contesto. In ogni caso ricordiamo che il primo anno di Savicevic e Boban nel Milan di 30 anni fa non fu indimenticabile sul piano dei numeri né sul piano del rendimento. Ma quel Milan, la squadra più forte del mondo dell’epoca, li seppe aspettare. Un buon motivo per aspettare e incoraggiare oggi Charles De Ketelaere, un ragazzo dal talento cristallino a cui sta mancando solo quel clic mentale necessario a liberare la mente e sentirsi sciolto nell’esprimere le proprie qualità.

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