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Superlega – L’uomo che guardava oltre le nuvole

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Silvio Berlusconi l’aveva teorizzata nel 1988: ora una sentenza storica legittima la nascita di una possibile SuperLega. 35 anni dopo sta per prendere vita il progetto lanciato e ideato da chi fu il primo in maniera visionaria a parlarne...
Redazione Derby Derby Derby

di Max Bambara -

Non sembra casuale che proprio mentre si va a chiudere l’anno solare 2023, in cui è mancato nello scorso giugno Silvio Berlusconi, arrivi una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che, con 35 anni di ritardo, legittima la nascita di una possibile SuperLega. Silvio Berlusconi è stato un visionario.

E aveva il pregio che sapeva di esserlo

Vedeva le cose con largo anticipo rispetto agli altri ed aveva la capacità di leggere il futuro in chiave prettamente moderna. Nella sua vita ha teorizzato quartieri residenziali moderni, mai esistiti prima; ha immaginato di sconfiggere il monopolio della RAI sulla televisione; ha sognato di creare una squadra di calcio capace di cambiare la mentalità vecchia di 100 anni, di vincere e convincere senza veleni, ma col sorriso sulle labbra. In più ha creduto nella nascita del bipolarismo partitico in Italia. Quelli che oggi sono tutti dati acquisiti e nemmeno discussi della nostra vita sono passati dalle idee e dalla “lucida e visionaria follia” (per citare il suo tanto amato Erasmo da Rotterdam) di Silvio Berlusconi. La SuperLega non sfugge a questa regola, anche se ci ha messo qualche anno prima di trovare un riconoscimento giuridico all’interno di una sentenza che, evidentemente, assume portata storica.

Già nel 1988, Berlusconi aveva intuito che la crescita del movimento calcistico europeo doveva passare per un vero e proprio campionato europeo, in cui l’UEFA non fosse più il dominus assoluto, ma soltanto un’istituzione al servizio dei club. Era il 1988 e tanti tifosi rossoneri potranno ricordare come, sul campo, quel Milan pagò pesantemente l’esposizione mediatica del suo presidente a favore della SuperLega e contro lo status quo. Eppure quel Milan era talmente grande che, per usare una metafora presidenziale, seppe essere più forte persino delle ingiustizie. Oggi il riconoscimento della posizione dominante della FIFA e dell’UEFA non è soltanto un modo di ristabilire la realtà dei fatti, ma è anche un omaggio speciale al pensiero e alla visione di Silvio Berlusconi nello stesso anno in cui l’ex presidente rossonero è passato ad un’altra dimensione. Un cerchio che si chiude e che contribuisce a rendere ancora più grande l’onore di uno degli uomini che maggiormente hanno inciso nella storia del calcio insieme a Jules Rimet e a Santiago Bernabeu.

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