IL SALUTO ALL'UOMO DI VUKOVAR

Tutti attoniti per Sinisa

CIAO SINISA
Quella febbre improvvisa...

Redazione DDD

di Vanni Zagnoli -

Madre croata, padre serbo, era nato a Vukovar ma cresciuto nella vicina Borovo, nel 1969 e all’epoca era nella Jugoslavia governata dal maresciallo Tito. Non sapremo mai se sulla fine prematura abbia inciso il licenziamento, di sicuro senza calcio Mihajlovic era un po’ perso, non aveva più fatto interviste. Un paio di giorni fa avevo notato su facebook il “forza Sinisa” del direttore del Tg5 Clemente J. Mimun, si parlava di un nuovo ricovero. A Roma, alla clinica Paideia, dov'era ricoverato da domenica, sperava di tornare a casa per Natale. Pianificava il suo ritorno in panchina, a 4 mesi dall’esonero subito dal Bologna, che avrebbe potuto licenziarlo già allo sbocciare della malattia e invece l’ha difeso il più possibile, anche contro la logica. Nello scorso weekend aveva parlato agli amici: “Da gennaio, dopo aver terminato il ciclo di terapie, riprenderò a girare l'Italia e l'Europa per assistere dal vivo alle partite”. Il mese scorso era stato vicino ai Rangers di Glasgow, storico club scozzese.

Domenica, all'improvviso...

La febbre è salita e Mihajlovic è stato ricoverato alla Paideia: aveva sviluppato un'infezione che si è immediatamente aggravata a causa del sistema immunitario compromesso dalla leucemia e dalle terapie molto pesanti. Lunedì pomeriggio è entrato in coma farmacologico. Dopo cinque giorni, durante i quali la sua famiglia non lo ha abbandonato un attimo, Mihajlovic è spirato. Un'evoluzione così tragica e imprevista da lasciare attoniti gli amici e il suo staff, con il quale aveva dialogato sino alla scorsa settimana. L’ultima apparizione pubblica di Sinisa Mihajlovic è stata il 1° dicembre, a sorpresa alla libreria Libraccio di Roma per salutare Zdenek Zeman, il quale stava presentando la sua biografia "La bellezza non ha prezzo", con il vicedirettore della Gazzetta dello Sport Andrea di Caro, che aveva scritto il libro anche su Sinisa. Poco dopo l’inizio dell’evento il serbo era apparso a sorpresa alle spalle dell’allenatore boemo, poi si era seduto al suo fianco ricevendo l’applauso della platea.

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(Photo by Claudio Villa/AC Milan via Getty Images)

Pur non essendo mai stato allenato da Zeman, Mihajlovic aveva elogiato il tecnico con un bel discorso che aveva emozionato l’ex allenatore di Lazio e Roma. “Non ha vinto trofei sul campo ma in realtà ha vinto molto più degli altri, ha valorizzato tanti giocatori, facendo divertire i tifosi e portando qualcosa di nuovo in Italia – aveva detto Mihajlovic –. Prima del suo arrivo in serie A si giocava per non perdere, dopo le cose sono cambiate. Ha lasciato un segno”. Da calciatore, si era rivelato al Vojvodina, ex squadra anche di Vujadin Boskov. Vinse la coppa dei Campioni da titolare, a Bari, a 22 anni, con la Stella Rossa di Belgrado, ai rigori sull’Olympique Marsiglia. All’epoca giocava esterno sinistro di difesa. In Italia lo portò la Roma, nel ’92, due stagioni, poi 4 alla Sampdoria, anche con il Boskov bis, nell’ultima annata. Poi i 6 alla Lazio, con lo scudetto e una semifinale di coppa Uefa, e a Roma era diventato proprio centrale difensivo, magari sulla sinistra.

L’ultimo biennio in campo su all’Inter, ebbe lo scudetto postumo, grazie a Calciopoli, e poi iniziò da allenatore. Era un grande battitore di punizione, un tiratore da fuori come pochi: dall’87, in serie A, nessuno ha segnato su calcio piazzato quanto lui, 28 volte, compresa la tripletta a Ferron, portiere della Sampdoria. Nella Jugoslavia disputò il mondiale del ’98, con l’uscita negli ottavi, contro l’Olanda. Perse male i quarti di Euro 2000, nei e con i Paesi Bassi. L’ultima gara fu nel 2003, a 34 anni nell’allora Serbia e Montenegro. Da tecnico, dunque, vice di Mancini all’Inter, l’occasione arrivò presto, a Bologna, da subentrato a Daniele Arrigoni, nel 2008, a novembre, esonerato ad aprile per Papadopulo. A Catania andò molto bene, da subentrato, alla Fiorentina un po’ meno, tant’è che venne esonerato dopo un anno e mezzo, per Delio Rossi, che non fece meglio. Sinisa deluse da Ct della Serbia, neanche qualificato al mondiale del 2014, in Brasile. Poi il capolavoro alla Sampdoria, l’Europa, alla seconda stagione, e la chance al Milan. Maluccio, esonerato per Brocchi, che arrivò ai supplementari della finale di coppa Italia con la Juve. Un anno e mezzo al Torino, da 6, Mazzarri fece meglio di lui, una parentesi allo Sporting Lisbona, in Portogallo, senza vedere un soldo e allora neanche iniziò il campionato. E poi Bologna, il subentro a Filippo Inzaghi con il 10° posto, due 12esimi, il 13° di maggio e l’esonero.

Il racconto del presidente Joey Saputo, canadese con parenti nel Padovano: "Io, come presidente del Bologna, mi sento di esprimere ancora una volta la mia gratitudine nei suoi confronti per quanto ha fatto per il nostro club in questi tre anni e mezzo, nonostante la malattia lo avesse costretto a lunghi ricoveri e a cure dolorosissime. La decisione di sollevarlo dall'incarico, quando ormai era diventato impossibile proseguire un lavoro così complesso in queste difficili condizioni, è stata, come ho già avuto modo di dire, la più sofferta della mia intera gestione. Alla famiglia va la riconoscenza mia e del Bologna nel ricordo di un figlio, di un marito, di un padre, di cui potranno andare sempre orgogliosi". "Sapevo che le sue condizioni erano molto peggiorate negli ultimi giorni - aggiunge -, eppure mi sembrava impossibile poter ricevere, così presto, questo terribile annuncio. Con Mihajlovic perdiamo prima di tutto un uomo straordinario e mai banale, che sapeva alternare ai suoi celeberrimi atteggiamenti burberi una dolcezza e una simpatia fuori dal comune. Perdiamo inoltre un grande campione, che, da giocatore prima e da allenatore poi, ha dato tanto al calcio".

 

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