LA BUSSOLA ROSSONERA

Un club che vede il futuro in una Nazione ancorata al passato

Un club che vede il futuro in una Nazione ancorata al passato - immagine 1
Le ragioni per le quali il Milan non viene compreso e adeguatamente valutato nel nostro Paese

Redazione DDD

di Max Bambara -

Nella stagione 2021-2022 questi sono stati i differenziali fra entrate ed uscite delle prime sei squadre del campionato (comprensivi anche della sessione di mercato invernale): Roma -112,53, Milan -73,20, Juventus -65,50, Napoli -19,00, Lazio -4,90, Inter +163,05. Al momento invece, a mercato ancora aperto, questi sono gli attuali differenziali fra entrate ed uscite ad oggi 29 di luglio del 2022: Inter -31,10, Napoli -6,60, Lazio -1,90, Milan +5,85, Juventus +9,15, Roma +22,35. Tutti questi numeri esaminati in maniera oggettiva e scevra da qualsiasi partigianeria, ci dicono fondamentalmente che, qualora il Milan riuscisse a concludere l’acquisizione del talento del Bruges Charles De Ketelaere per circa 35 milioni di euro, automaticamente diventerebbe la squadra italiana che più ha speso nella finestra di mercato attuale (considerate anche le esigenze finanziarie dell’Inter di chiedere anche questa sessione con un attivo di bilancio).

Nonostante tutto...

Tutto ciò dopo che il Milan è stata la seconda squadra come investimenti nella passata stagione, dietro la Roma. Inoltre, qualora il Milan riuscisse a concludere l’acquisizione del giovane trequartista belga, diventerebbe l’unica società di Serie A ad aver speso più di 100 milioni di euro dal post COVID in poi. Una cifra significativa, simbolicamente importante e, nel contempo, indicativa di una tendenza. Ciò, evidentemente, smonta la tesi secondo la quale la proprietà americana rossonera ha il braccino corto e non vuole investire sulla competitività della squadra. In realtà il punto fondamentale da sottolineare è il metodo che viene seguito dal Milan che, ad oggi, non viene ancora compreso né dagli addetti ai lavori, né tantomeno dagli appassionati di calcio del nostro paese. Il Milan infatti ha un metodo di lavoro e di gestione molto poco italiano. Lo stile è essenziale, in linea con la riservatezza e la compostezza dei proprietari del club, ma la visione che ci cela dietro ogni operazione di mercato non si limita a guardare al presente, bensì cerca di andare oltre le esigenze quotidiane pur ritenendole fondamentali. E così il presente, nel Milan, viene coltivato sempre con uno sguardo preciso verso il futuro in un’ottica di crescita costante.

MERCARTO DE KETELAERE

Tutto questo viene scarsamente compreso in un paese come l’Italia che vive l’oggi guardando prevalentemente al passato, in cui si celebra il ritorno di Pogba (giocatore tecnicamente fortissimo ma che negli ultimi 5 anni ha sempre avuto problemi di tenuta fisica) ed in cui nessuno è in grado di far notare come la cifra spesa dall’Inter per il prestito annuale di Lukaku (8 milioni di euro) sia esattamente la stessa cifra che il Milan ha scelto di investire sul cartellino di uno dei migliori talenti del calcio francese (Adli) con un anno di anticipo rispetto alla concorrenza. Il Milan di oggi è coerente con sé stesso e non vuole derogare dal proprio metodo perché i risultati del campo gli stanno dando ragione e perché è consapevole che, anche in caso di un’annata negativa, un club sostenibile avrà sempre maggiore futuro di un club sommerso dai bond o di un club che è costretto a dipendere dalle ricapitalizzazioni ingenti del proprio azionista. Tutto questo però, in Italia, si fa fatica a comprenderlo perché non fa parte della cultura maggioritaria della nazione. Siamo sempre quel paese in cui il passato è più importante del futuro, l’unica nazione europea che non vuole costruire nuovi stadi perché si sente legata ai grandi templi del passato che diventano feticci da venerare in spregio alle esigenze finanziarie dei club, trattate come meri capricci dei proprietari di turno. La nostalgia è un sentimento meraviglioso. Se diventa una bussola esistenziale, tuttavia, si trasforma in una catena dalla quale è poi molto complicato liberarsi. Per tutte queste ragioni, il Milan di oggi non può essere compreso dalla larga maggioranza di questo paese che preferisce svilire la portata del suo ultimo scudetto piuttosto che riconoscere di aver sbagliato valutazioni sulle prospettive e sulla forza di questa squadra. D’altronde, nel paese in cui la difesa dell’orticello conta più dell’interesse nazionale, si può condurre un asino al fiume, ma non lo si può costringere a bere.

 

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