UN BARICENTRO DA ABBASSARE

Un segnale di discontinuità

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Questo Milan deve cambiare strategia di gioco, arretrando il baricentro e limitando al minimo la pressione alta
Massimo Bambara

Troppo semplice dire che il Milan prende tanti gol perché ha problemi di equilibrio; sin troppo tautologico, peraltro, liquidare il problema con la classica soluzione figlia del solito luogo comune secondo cui tutti i giocatori devono partecipare alla fase di non possesso. Intendiamoci, non è discussione il fatto che la fase difensiva del Milan debba trovare un’applicazione maggiormente continua da parte di certi interpreti (soprattutto fra i giocatori offensivi). Tuttavia non è questo il cuore del problema.

Il Milan nella scorsa stagione ha subito 69 gol in 52 partite

Sono numeri significativi nella loro profondità e segnalano un problema che, ad oggi, non è stato ancora risolto (sono già 4 i gol subiti in 2 partite). Tutti i giocatori devono fare la fase difensiva, ma il punto fondamentale è come va fatta la fase di non possesso. Perché è esattamente quello il problema. A nostro avviso questa squadra non può permettersi una pressione alta sistematica perché non ci sono i centrocampisti adatti a dettare i tempi del pressing. Questo problema esiste da più di un anno e mezzo. C’è un filo rosso che lega tre gol subiti dal Milan in tre stagioni diverse. Parliamo del gol subito da Milinkovic Savic in Lazio Milan 4-0 del gennaio 2023, del gol subito da Thuram in Inter Milan 5-1 del settembre 2023 e dal gol subito da Man in Parma Milan 2-1 di qualche giorno fa. Tre stagioni diverse, tre gol simili, tutti arrivati nei primi minuti di gioco, con la squadra rossonera che ha sbagliato le uscite in pressione e con la linea difensiva troppo alta. Se per la terza stagione consecutiva si ripresenta questo problema è il caso di prendere atto che le idee possono essere bellissime (pressare alto per recuperare palla vicino alla porta), ma devono potersi coniugare con l’applicazione pratica e con le caratteristiche dei giocatori a disposizione dell’allenatore.

Un segnale di discontinuità- immagine 2

Non a caso, il miglior momento del Milan in questi ultimi 24 mesi si può ricondurre al periodo compreso fra febbraio ed aprile 2023, quando Stefano Pioli optò per una squadra che giocasse corta e con un baricentro più basso, in cui tutti partecipavano alla fase di non possesso, ma senza richieste particolari di pressing alto. Ne è venuta una semifinale di Champions League che non è stata persa perché dominati dall’Inter sul piano del gioco (i dati sul possesso palla di quel doppio confronto sono stati largamente pro Milan), bensì perché si scelse una strategia di gara diversa ed in controtendenza rispetto ai precedenti due mesi. Il Milan che vinse lo scudetto 2022 pressava alto e gli attaccanti si sacrificavano in fase di non possesso perché c’erano condizioni di calcio diverse e legittimanti tale struttura tecnica. In campo andavano quasi sempre almeno 3-4 centrocampisti bravi a portare l’aggressione coi tempi giusti sui giocatori avversari (Kessiè, Tonali, Krunic e Saelemekers) e ciò consentiva alla squadra di rimanere corta e di non perdere mai le distanze. I Pulisic, i Loftus Cheek, i Rejinders, i Fofana sono giocatori migliori dal punto di vista tecnico, ma sono meno portati ad un calcio costantemente aggressivo. Pertanto, oggi, il Milan deve essere bravo ad adeguare la propria strategia di gioco alle caratteristiche diverse dei giocatori a disposizione di Paulo Fonseca. Altrimenti, se dovesse proseguire il tentativo vano e velleitario di dare a questa squadra una identità che non le è propria, sarà come pretendere che sia la coda a muovere il cane e non il contrario come sarebbe naturale.

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