SOLDI PONDERATI...

Zirkzee, certezze fallaci

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Non è opportuno utilizzare strumentalmente il Milan di Silvio Berlusconi; dire che con Berlusconi presidente Zirkzee sarebbe già arrivato al Milan è un’osservazione rispettabile, ma poco attenta alla storia del Milan
Massimo Bambara

Qualche giorno fa, un importante giornalista italiano ha detto testualmente che con Berlusconi ancora al Milan, Zirkzee sarebbe già rossonero. Tale assunto, strumentale ad un certo tipo di narrativa orientata, non soltanto non è verosimile ma, nel contempo, non tiene conto di quella che è stata la storia di quel Milan. Appare sin troppo semplicistico dire che con Silvio Berlusconi il Milan avrebbe già preso Zirkzee. Inoltre non si possono ridimensionare 15 milioni di euro di commissioni come se fossero bruscolini. Può far comodo crederlo – o magari narrarlo –  ma bisognerebbe prima fare un ripasso di storia. Non ci riferiamo soltanto all’ultimo segmento dell’impero berlusconiano (2012 – 2016), in cui fare mercato era diventato oggettivamente complicato, finanche gravoso. Se, infatti, consideriamo l’intera esperienza berlusconiana che va dal 1986 al 2016 (l’estate 2017 il Milan era già di proprietà cinese) possiamo dire che ci sono state 31 estati di mercato tutte molto diverse fra di loro. Le estati in cui il Milan ha pagato senza fare trattativa le possiamo contare sulle dita di una sola mano.

Certamente il primissimo Silvio Berlusconi è stato un terremoto per il calcio italiano dell’epoca

Nella sua prima campagna acquisti del 1986 il Presidente rossonero spese 40 miliardi di vecchie lire, ossia circa 20 milioni di euro. Trattasi di cifra importantissima per l’epoca ma che, oggi, non scandalizzerebbe nessuno. Il tutto va sempre contestualizzato. Berlusconi entrò in un calcio italiano in cui doveva rompere un sistema di monopolio. Offrire cifre più alte era l’unico modo per rompere quel sistema in cui Juventus ed Inter avevano una sorta di prelazione naturale sui giocatori emergenti delle squadre di provincia. L’acquisto di Roberto Donadoni fu, da questo punto di vista, un manifesto. Negli anni ci furono poi altre estati particolarmente dispendiose, Pensiamo all’estate del 1992 (in cui vennero spesi circa 30 milioni di euro per Savicevic, Lentini, Papin, Eranio e De Napoli), all’estate del 1999 (in cui vennero spesi 60 milioni di euro ed in cui arrivò Shevchenko), all’estate del 2001 (la più dispendiosa in assoluta con uno scarto di circa 110 milioni di euro fra entrate ed uscite – fu l’estate di Rui Costa e Inzaghi) ed all’estate del 2002 (in cui vennero spesi circa 30 milioni di euro ed arrivò Nesta). Tolta l’estate 2001 pertanto – assolutamente atipica rispetto a tutte le altre – il Milan di Berlusconi ha sempre speso con ponderazione e ragionando bene prima di operare un investimento.

Spesso negli anni i tifosi rossoneri sono stati critici con Silvio Berlusconi (gli annali cronistici sono lì a dimostrarlo), sia perché c’erano resistenze su alcuni acquisti, sia perché il Presidente ricordava, giustamente, quanti utili delle sue aziende finissero nel Milan. Non lo faceva per rinfacciare qualcosa a qualcuno, ma solo per fare capire che dietro i successi del suo Milan non c’era un ricco scemo che spendeva senza senso, bensì c’era lavoro, tanto e sudato lavoro. E quando c’è lavoro, i soldi non si buttano perché se ne ha rispetto. Adriano Galliani – storico AD di quel Milan – tante volte ha ricordato aneddoti importanti inerenti le trattative di mercato. Da Marcel Desally che arrivò al Milan senza dire nulla a Berlusconi (perché in quel periodo, nel 1993, gli investimenti non erano consentiti per ragioni interne alla controllante Fininvest) a George Weah che rinunciò a dei soldi per far chiudere una trattativa infinita fra Milan e Monaco e vestire finalmente la maglia rossonera. La trattativa per Alessandro Nesta, nel 2002, non fu immediata. Il Milan arrivò all’ultimo giorno di mercato a prenderlo, quando la quotazione era scesa dai fantomatici 50 milioni richiesti da Sergio Cragnotti alla più abbordabile cifra di 31 milioni di euro. Nell’estate 2008 poi il Milan prese Ronaldinho senza fare alcun blitz di mercato. Adriano Galliani si costruì in casa il tesoretto cedendo alcuni giovani di prospettiva come Astori e Matri. Nel 2010 Zlatan Ibrahimovic arrivò al Milan a fine agosto al prezzo scontatissimo di 24 milioni di euro (era costato quasi 70 soltanto un’estate prima) dopo una trattativa serratissima. Lunga ed innumerevole poi la lista dei giocatori che non sono venuti al Milan per distanze inconciliabili sulla valutazione e sull’impatto finanziario dell’operazione. Ridurre il Milan di Berlusconi ai soldi di Berlusconi, ad una squadra che poteva comprare chi voleva senza nemmeno fare una trattativa, significa non aver compreso nulla della grandezza di quel Milan. Al Presidente, se fosse qui, tutto questo non farebbe piacere.

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