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Dopo il trapianto dei reni: Andy Cole ammette “sono stato un bullo, ma adesso basta con il razzismo”

26 May 1999:  Andy Cole of Manchester United takes on Thomas Linke of Bayern Munich during the UEFA Champions League Final at the Nou Camp in Barcelona, Spain. United scored twice in injury time to win 2-1.  Mandatory Credit: Alex Livesey /Allsport

L’ammissione dell’iconico attaccante del Manchester United fine anni Novanta di Sir Alex Ferguson

Davide Capano

C’è sempre tempo per riconoscere gli errori. Andy Cole, leggenda del Manchester United, lo fa nell’intervista rilasciata al Daily Telegraph in occasione del nuovo libro autobiografico “Fast Forward”, in cui racconta anche di quanto sia stato male dopo il trapianto ai reni. L’attaccante inglese, ritiratosi nel novembre 2008, rivela uno dei capitoli più grigi della sua vita alla FA Academy di Lilleshall (nella contea di Shropshire, ndr) all’età di 14 anni: “Eravamo bambini piccoli che dovevano crescere. Non avevamo scelta. Nella prima settimana, i ragazzi più grandi scendevano e sceglievano quelli che pensavano fossero più deboli. A essere onesti, sono stato uno dei peggiori con il bullismo”.

Un errore commesso durante l’infanzia. Ora molto più maturo, a 49 anni suonati, riconosce gli sbagli della società contemporanea tutta. Il bullismo è uno di questi, insieme al razzismo. Cole, a proposito, ricorda quanto successo con la morte di George Floyd, ritenendo che la collettività debba farsi avanti per non consentire più azioni del genere. “Voglio agire adesso. Dobbiamo andare avanti. Voglio che qualcuno esca per i prossimi mesi e dica: ‘Questa è la fase successiva’. O continueremo a inginocchiarci per i prossimi mesi senza che nessuno dica nulla?”, si chiede l’ex stella del Treble Red Devils 1999 e terzo capocannoniere nella storia della Premier League con 187 reti, dietro ad Alan Shearer e a Wayne Rooney.

Andy Cole insieme a Dwight Yorke con la Champions League 1999

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