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Héctor Bellerín tra attivismo, creatività e futuro: “Nel calcio manca la libertà di esprimersi”

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Il terzino del Betis si racconta in un'intervista a El Pais e confessa: "Sembra che tutti vogliano l’uguaglianza, ma non nel calcio"
Nancy Gonzalez Ruiz

Héctor Bellerín, terzino destro del Betis e figura che sfida i cliché del calcio moderno, guarda al futuro con un misto di emozione e timore. A 29 anni, con alle spalle trofei come tre FA Cup con l'Arsenal e una Copa del Rey con il Betis, Bellerín riflette su ciò che verrà dopo il suo ritiro dal calcio giocato. “Voglio sfruttare al massimo i miei anni da calciatore, ma sono anche emozionato e spaventato. Il mio psicologo mi chiama illusionato: eccitato e spaventato allo stesso tempo” confessa il calciatore in una lunga intervista a El Pais, che non vede il ritiro come una fine, ma come un nuovo inizio.

Gospel Studios: la moda sostenibile

Oltre al calcio, Bellerín è un uomo dalle mille sfaccettature: designer, ambientalista, amante della lettura e fotografo dilettante. L'ex Arsenal ha fondato il marchio di abbigliamento Gospel Studios, dove lavora fianco a fianco con figure artigianali e locali, incluse sua madre e sua nonna, che contribuiscono ai modelli e alla gestione del sito web. Con capi realizzati per durare nel tempo, reversibili e adattabili, Gospel vuole contrastare l’idea di consumo usa-e-getta, proponendo abiti dal costo trasparente, con un’impronta il più possibile sostenibile: "Per noi è importante mostrare come la moda possa avere un impatto positivo. Ma va detto chiaramente: la scelta più sostenibile per l’ambiente sarebbe non produrre nulla” afferma, consapevole delle contraddizioni dell'industria tessile.

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In un mondo del calcio che spesso impone silenzi e neutralità, Bellerín non ha paura di prendere posizione, anche a rischio di essere criticato. Recentemente, è stato contestato per aver difeso la parità di retribuzione per le calciatrici: “Non ottieni la parità se non investi. Sembra che tutti vogliano l’uguaglianza, ma non nel calcio. Ho mangiato mille critiche per aver detto ciò che penso, ma non smetterò di farlo. Non prendere posizione è una presa di posizione, e nel calcio manca la libertà di esprimersi”.

L’impegno sociale

Lontano dall’immagine patinata di tante star dello sport, Bellerín vive in sintonia con i valori che rivendica. Vegano, si sposta in bicicletta per Barcellona e frequenta un laboratorio di scrittura creativa nel suo quartiere. Preferisce circondarsi di amici d’infanzia e artisti locali, piuttosto che isolarsi nella bolla elitaria dei calciatori. "Ho amici che fanno lavori comuni e questo mi tiene legato alla realtà sociale. Mi è fondamentale che ognuno abbia tre pasti al giorno, un tetto sulla testa e un salario dignitoso" spiega Bellerín preoccupato per le difficoltà dei giovani a emanciparsi economicamente, in una Spagna dove persino trovare un alloggio diventa un’impresa impossibile.

Bellerín guarda inoltre con preoccupazione a certi messaggi che si fanno strada tra i giovani, specie quelli provenienti dall’estrema destra, che lui vede come un “virus” che colpisce soprattutto i ragazzi in momenti vulnerabili: “È un movimento che colpisce ragazzi giovani, spingendoli a diventare ‘più maschi’, a vedere le donne come inferiori, a isolarsi e ad accumulare potere personale. E’ una follia. Si finisce per creare uomini spezzati che faticano a uscire da questa spirale”. Un avvertimento forte, quello di Bellerín, che teme l’esempio negativo che certi ideali rischiano di avere, anche nel calcio, dove le icone maschili spesso promuovono una virilità stereotipata e isolazionista.

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