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Il bacio, la cravatta, adesso anche il 17: a Balotelli e Cellino il Master in scaramanzia

Il famoso bacio di Blanc a Barthez ai Mondiali del 1998

Quando la scaramanzia prende il sopravvento nel calcio: dalla cravatta gialla di Adriano Galliani al rinvio della firma da parte di Massimo Cellino.

Enrico Vitolo

Urlando probabilmente "Non è vero, ma ci credo", Massimo Cellino avrà fermato tutto e tutti. Del resto se l'accordo con Mario Balotelli è stato (finalmente) trovato, perché a questo punto la firma deve arrivare per forza il 17 agosto? E così ecco che tutto è stato rimandato di qualche ora. Non di più. Giusto il tempo di aspettare il 18 di agosto, quando nulla avrà a che fare con la scaramanzia. Già, proprio lei. Impossibile da acquistare durante il calciomercato, ma nonostante questo sempre ricercata da qualsiasi club: "Non giocheremo più con la maglia nera" disse a marzo del 2012 Adriano Galliani che per anni non ha mai abbandonato la famosa cravatta gialla. Restando in casa Milan, come dimenticare il rito di Pippo Inzaghi che prima di mettere piede in campo doveva mangiare un pacchetto di biscotti Plasmon (era doveroso, però, lasciarne sempre due).

Un ex compagno di squadra dell’attuale tecnico del Benevento, Gennaro Gattuso, verrà invece ricordato esclusivamente per la scaramanzia targata Mondiale 2006. Prime delle gare, infatti, prendeva un libro Fëdor Dostoevskij, si sedeva sul water degli spogliatoi e ne leggeva alcune pagine. A proposito di bagni, l’inglese David James ci rimaneva dentro fino a quando tutti non fossero usciti e poi sputava sul muro. Decisamente meno “complicato” è invece il rituale di Cristiano Ronaldo che ancora oggi indossa sempre prima lo scarpino destro e poi quello sinistro. Da un campione del presente a uno del passato: negli anni sessanta/settanta, ai tempi dell’Ajax, Johan Cruijff al momento dell’ingresso in campo dava sempre uno schiaffo sullo stomaco del proprio portiere.

Più romantico, invece, il gesto di Laurent Blanc nei confronti di Fabien Barthez durante i Mondiali francesi del 1998, prima di ogni fischio d’inizio dava infatti un bacio sul cranio del suo compagno di squadra. Restando in tema Nazionale, il ceco Tomas Rosicky ad un tratto della sua carriera decise di non cantare più l’inno ad alta voce dopo essersi reso conto che quando lo faceva la Repubblica Ceca perdeva sempre. Ma stando ai risultati successivi il cambio di strategia non ha funzionato molto, ne sa qualcosa anche Giovanni Trapattoni che durante il Mondiale del 2002 fu sorpreso a versare in campo dell’acqua santa che custodiva in una boccetta.

Molto più rigido è stato il collega Valeriy Lobanovskyi che aveva un vero e proprio decalogo che consegnava ogni volta al suo staff: nessuno poteva indossare la maglia numero 13, le donne non potevano salire sul pullman della squadra da cui lui scendeva sempre per ultimo e per vincere ci doveva essere almeno un calciatore con i capelli rossi. Non esattamente semplice come il rinvio di una firma, ma neppure pericoloso come il rito deciso dall’allenatore del Midlands Portland Cement, squadra della seconda divisione dello Zimbawe, che nel 2008 decise di far immergere nelle acque del fiume Zambezi popolate da numerosi coccodrilli i suoi diciassette giocatori. Dopo il bagno propiziatorio, però, soltanto in sedici ritornarono a galla, del diciassettesimo non si è mai saputo più nulla. Così come del rito che, ovviamente, non fu mai più riproposto.

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