Il caso

Morte Maradona, svelati nuovi retroscena: “Sedato per 24 ore”

Morte Maradona
La testimonianza di uno dei dottori della clinica dove il campione del mondo argentino era stato operato prima di morire.
Samuele Amato

Non c'è pace per El Pibe de Oro, neanche dopo la sua scomparsa. A distanza di quasi cinque anni, la morte di Diego Armando Maradona è ancora un caso nazionale in Argentina. Soprattutto per le modalità e le circostanze anomale in cui è avvenuta la dipartita del D10S del calcio. Tanto da far partire il processo ai medici della clinica Olivos dove Diego era stato ricoverato ed operato, poco prima di morire. A svelare nuovi dettagli sulla situazione che ha accompagnato l'ex-Campione del Mondo nei suoi ultimi giorni è il capo reparto dell'unità di terapia intensiva della struttura in questione, Fernando Villarejo.

Maradona

La testimonianza di Villarejo sulla morte di Maradona

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Le nuove rivelazioni continuano a buttare benzina sul fuoco. Dopo l'avvio del processo a sette persone, ritenute responsabili della morte del campione albiceleste, sono spuntate nuove testimonianze che lasciano presagire il peggio. A fornirle è il direttore dell'unità di terapia intensiva della clinica Olivos, Fernando Villarejo.

Il medico ha dichiarato che dopo l'intervento, nella stanza era permesso di tutto. In particolar modo, fa riferimento agli ordini di hamburger e cibo durante il recupero post-rimozione dell'ematoma formatosi tra cranio e cervello. Oltretutto, in sala di rianimazione Villarejo arrivò a contare circa nove persone estranee presenti. Non mancano i riferimenti ai due principali imputati: il neurochirurgo Leopoldo Luque e la psichiatra Augustina Cosachov, responsabili della cura post-operazione di Maradona.

Villarejo, inoltre, dinanzi alla Corte di giustizia del tribunale San Isidrio di Buenos Aires, ha spiegato il ruolo di Luque. Il neurochirurgo, a capo del team medico, ha vietato l'ingresso ai medici chiamati dalla famiglia e che avrebbero dovuto valutare Maradona dopo l'intervento. "Si tratta del dottor Mario Schiter e una psichiatra, arrivati in clinica su richiesta delle figlie", spiega Villarejo. Lo stesso medico spiega che la decisione di Luque è stata strana e intempestiva, in quanto quegli specialisti avrebbero dovuto valutare le condizioni del paziente e valutare il trasporto in un'altra struttura di riabilitazione.

L'operazione e il post: cos'è successo?

maradona - napoli - barcellona
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Tra le tante irregolarità, il capo reparto dell'Olivos parla della mancanza di una visita preoperatoria al Pibe de Oro. Ma ancor più discutibile è la gestione post-intervento che Luque ha eseguito nonostante i dubbi espressi dallo stesso Villarejo.

Il team incaricato e responsabile della cure di Maradona ha posto, infatti, il paziente ad una sedazione prolungata di circa 24 ore. Il motivo di Luque e Cosachov era quello di preparare il campione argentino ad un percorso di disintossicazione dalle sue abitudini con l'alcool (che lo rendeva difficile da gestire). Ma come spiega Villarejo ai pm: "Non ero d'accordo, perché non era il posto giusto e l'ho spiegato a Luque. Questo approccio comporta gravi rischi, dalle infezioni alle complicazioni respiratorie".

Tuttavia, la stessa famiglia di Maradona acconsentì alla sedazione, ma secondo il medico o per ignoranza o perché si fidava. Parenti menzionati anche in merito alle dimissioni dalla clinica dell'eterno Diez: "La dottoressa Cosachov comunicò che sono stati i familiari a volerlo a casa, ma non risulta alcun consenso clinico su quella decisione". Un insieme di scelte negligenti che hanno portato alla tragica morte di Maradona.