QUESTIONE DI FUOCO AMICO

CAPU…T DERBY – Meglio Inzaghi di…

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Il tecnico interista ne ha piene le scatole della critica. Con chi ce l'ha?

Redazione DDD

di Giovanni Capuano -

Nella pancia del do Dragão, pochi minuti dopo aver eliminato il Porto, Simone Inzaghi ha fatto capire chiaramente di averne le scatole piene del trattamento ricevuto in questa stagione. Ha promesso che parlerà a fine anno, sottolineando che lo deve a se stesso e alla sua famiglia. Con chi ce l'aveva? Possibile che nel suo mirino ci fossero i soliti giornalisti cattivoni, quelli spesso che mettono nero su bianco però solo i pensieri espressi a mezza voce da altri. Nella fattispecie, è probabile che l'origine del malessere inzaghiano ci sia il fuoco amico con cui da agosto si misura e che logorerebbe chiunque, figuriamoci un allenatore bravo ma che deve scontare il peccato d'origine di aver perso uno scudetto in volata con gli avversari cittadini di sempre.

Dunque, è difficile pensare che lo sfogo che verrà (forse) sia rivolto a qualche articolo di giornale o ai tifosi, compresi quelli dei comunicati arrivati nel momento peggiore per rendergli la vita ancora più difficile. Molto più semplice immaginare che nella sua testa ci sia chi soffia sui suoi errori dimenticando i propri o il contesto in cui questi sono nati, dentro una stagione ancora lunga per i nerazzurri e che alla fine potrebbe anche rivelarsi ben ricca di soddisfazioni.

Potrebbe non bastare...

Secondo i bene informati, a Inzaghi potrebbe non bastare rivincere Coppa Italia e Supercoppa italiana, aver fatto un cammino eccellente in Champions League e chiudere tra le prime quattro in campionato - serve il secondo posto con platonica rimonta sul Napoli - per potersi godere in santa pace le ferie e poi tornare al lavoro ad Appiano Gentile. Il motivo? Gli altri, quelli che lo criticano, non avrebbero visto una crescita nel progetto tecnico. E fa niente se si tratterebbe di un bilancio che dal 2010 a oggi l'Inter non ha mai nemmeno sfiorato. Le ere degli ottavi posti, del Beer Sheva, dei valzer di allenatori in panchina, dei risparmi di Thohir e di un San Siro mezzo pieno sembrano non essere mai esistite agli occhi di chi critica, indisponibile a comprendere come questa non sia più l'Inter di Moratti e nemmeno quella delle spese a volte pazze cinesi su cui sta campando, monetizzando un pezzo dopo l'altro.

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E nessuno sembra voler ricordare neanche le ultime due estati, vissute sempre a porte aperte. Quelle che convinsero Antonio Conte a salutare tutti con largo anticipo nel 2021, quando Inzaghi è stato precipitosamente chiamato a guidare una squadra che sarebbe stata dimezzata nel suo potenziale rispetto a quella fresca campione d'Italia. Certo, pagato bene e con la responsabilità di commettere meno errori di quelli commessi. Ma meglio Inzaghi di Conte nel complesso e meglio Inzaghi di chi gli tira frecce alle spalle anche per nascondere i propri limiti. Una cosa ha colpito nel post partita di Porto: la sfilata davanti alle telecamere per prendersi ciascuno un pezzetto di merito. Tutti uniti. Nella vittoria.

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