CAPU…T DERBY – Servi degli Agnelli

di Giovanni Capuano -

Dunque il verdetto della Corte federale d'Appello che ha fatto giocare la Juventus per tre mesi con un asterisco pesante 15 punti può tornare alla casella precedente. Il motivo? Non era buono, nel senso di adeguatamente motivato.

Poi si vedrà

Comunque vada a finire, una vicenda che pesa come un macigno sul regolare svolgimento di questo campionato perché ha influenza il rendimento di chi è stato colpito da quella sentenza di fine gennaio (Juventus) e anche di chi con e contro di lei ha corso per un posto nella prossima Champions League senza sapere esattamente quale fosse la reale situazione di campo. Le parole del Procuratore generale dello Sport, prefetto Ugo Taucer, che ha parlato di "carenza di motivazione" a proposito della definizione della sanzione (il -15) "da rivalutare in nuovo processo" sono parsi a molti un assist alla difesa della Juventus. E' vero che il Collegio di Garanzia del Coni può decidere anche altrimenti e che per il resto è stata ribadita la bontà dell'impostazione dell'accusa, negando l'esistenza di violazioni maggiori, però lo scenario del ritorno alla Corte è più che concreto.

Una condizione di sospensione della realtà che pare destinata a proseguire ancora. E a falsare anche il finale della stagione in attesa che le parti decidano come affrontare il secondo filone del processo sportivo nato dagli atti dell'inchiesta Prisma sui bilanci della Juventus. Anche quello - lo diciamo in anticipo per evitare equivoci - con qualche nuvola a proposito dell'impostazione dettata dal procuratore capo della Figc, Giuseppe Chiné.

In ogni caso, in attesa del giudizio, la riflessione da fare è una e cioè che le motivazioni che avevano accompagnato la stangata da 15 punti inflitta ai bianconeri lo scorso 20 gennaio non erano a tenuta stagna. Per capirlo bastava solo avere voglia di leggerle, incrociarle con gli atti e provare a valutarle in maniera asettica e non spinti dall'odio e dal pregiudizio. Chi l'ha fatto è stato accusato variamente di essere servo degli Agnelli o peggio. Evidentemente anche il Procuratore generale dello Sport, Ugo Taucer, la pensava allo stesso modo.