IL BALLETTO

CAPUT…DERBY – Juve, il (Ri)sentimento popolare

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Lo scandalo Juve come Calciopoli? La Superlega sì o no? E gli aiuti al calcio? Perché assecondare la piazza produce danni

Redazione DDD

di Giovanni Capuano -

Ora che l'onda lunga delle rivelazioni sull'inchiesta della Juventus si sta placando, in attesa che i giudici sportivi e ordinari le vaglino e ricostruiscano cosa è stato fatto lecitamente e cosa no nella gestione del club negli ultimi tre anni, c'è un ragionamento che si può provare a fare a freddo. Riguarda il tanto evocato 'sentimento popolare' che ai tifosi juventini riporta alla mente l'estate di Calciopoli ma che in questi giorni è stato citato anche per altre questioni di centrale importanza per il futuro del calcio.

Torna in mente il 2006

E' banale dire che non dovrà essere il sentimento popolare a stabilire se la Juventus e i suoi (ex) dirigenti debbano essere puniti e in quale misura. Sarebbe un errore e produrrebbe un processo - almeno quello sportivo - difficilmente completo e accettato da tutti. Come non dovrà essere il sentimento popolare a guidare le scelte del Governo in materia di aiuti al calcio e allo sport visto che c'è un ministro da poco insediato che conosce il movimento alla perfezione ed è in grado di decidere da solo, senza doversi fare scudo del parere della piazza. Assumendosi la responsabilità della sua scelta e argomentandola, qualunque essa sia.

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E non dovrà essere il sentimento popolare a stabilire se la Uefa e la Fifa funzionano rispettando le leggi sulla concorrenza europea o no. Da oggi alla prossima primavera si entra nel vivo: la questione non è se si possa o no fare la Superlega, ma come dovrà essere il football europeo del prossimo secolo. Come è stato gestito fino ad ora o si allineerà a basket, rugby, ciclismo e ad altri sport che già si nutrono della convivenza tra istituzioni e privati? Ci sono dei giudici in Lussemburgo, analizzino carte e trattati e ci dicano. Ma senza piegarsi a pressioni e sentimenti popolari facendosi tirare la giacca in un balletto in cui a perderci siamo sempre e comunque tutti.

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