RIGORE E TRASPARENZA

CAPU…T DERBY – Carta vince o carta perde?

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L'inchiesta che ha portato alla stangata per la Juventus è una storia (anche) di documenti sbattuti in prima pagina. E di altri tenuti nascosti...

Redazione DDD

di Giovanni Capuano -

E' un dato di fatto che le uniche due volte in cui le vicende che riguardano la Juventus, nella corposa inchiesta sulla gestione degli ultimi anni, hanno incontrato un giudice al di fuori del circolo sportivo il risultato ha tradito le attese dei pubblici accusatori. Non è una visione prospettica, ma una circostanza che dovrebbe contenere almeno l'indicazione alla massima prudenza nello sbilanciarsi su come andrà a finire la storia processuale dell'inchiesta Prisma. Occupandoci di calcio, ci limitiamo a quanto accadrà davanti al Collegio di Garanzia del Coni dopo Pasqua e in seguito alle risultanze dell'altro filone su cui la Procura lavora con attenzione massima, tanto da dover richiedere ulteriori 20 giorni di proroga dopo essere invece stata costretta a correre a tripla velocità nella parte riguardante le plusvalenze.

Bene, meglio così

E meglio anche che il Tar del Lazio abbia messo fine al teatrino della carta che Covisoc e Procura Figc non volevano uscisse dai cassetti e che invece le difese - tutte - invocavano a gran voce da oltre un anno. Già la giustizia sportiva è un esercizio in cui i diritti di chi si difende sono compressi all'inverosimile, per il Tar del Lazio anche troppo da quanto ha scritto nel suo dispositivo, ci manca che un processo come questo venga celebrato senza nemmeno tutti gli atti disponibili. Cosa peraltro già accaduta in primo e secondo grado e in occasione della revocazione, il che rappresenta un vulnus in ogni caso difficile da comprendere e accettare.

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Il significato di quella carta è chiarissimo. Starà ora agli avvocati e alla Procura Figc combattersi sul suo contenuto e ai giudici del Collegio di Garanzia del Coni decidere da che parte stare. Con un'avvertenza che tiene dentro tutto, comprese le allegre zingarate lette sui social nelle scorse settimane o le pericolose esternazioni di chi dovrebbe apparire, oltre che essere, al di sopra delle parti. Nessuna necessità di essere rapidi, nessuna autonomia e nessuna abitudine ereditata dal passato può giustificare sciatteria e pressapochismo nel valutare l'enorme mole di atti ereditati da Torino. Serve rigore massimo e urge trasparenza. Quella, ad esempio, per cui qualcuno dovrà spiegare un giorno perché l'ormai celeberrima nota 10940 del 14 aprile 2021 doveva essere un segreto da custodire gelosamente, inconfessabile, tanto oscuro da risultare quasi sospetto.

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