CE LA FARA' A RAGGIUNGERLO?

TACKLE DURO – Il derby dei media su Inzaghi, un Allegri che non ce l’ha ancora fatta

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Al quarto anno di Inter la squadra non balla ancora il calcio di Simone, che ha fatto una finale di Champions in meno di Acciughina e a livello di Scudetti forse non lo raggiungerà mai.
Redazione Derby Derby Derby

di Roberto Dupplicato -

Ancora una delusione targata Simone Inzaghi: l’ennesima frenata fatto da una squadra che, invece, la dirigenza ha costruito per poter vincere tutte le partite che gioca in Italia. Il gioco però ogni tanto non c’è, Simone non lo dà sempre, quando si vede sembra più la capacità dei calciatori dell’Inter di creare superiorità numerica o vantaggio con una giocata, non certo solo con i movimenti. In questo senso il calcio di Inzaghi è arci-italiano: con una squadra che fa la voce grossa con le piccole e si rintana con le grandi, come successo a Madrid quando l’Inter, nonostante il grande vantaggio in campionato, ha giocato una partita con la paura che l’allenatore le aveva messo addosso, uscendo agli ottavi di Champions nonostante una squadra almeno da primi otto posti in Europa.

Catenacciari ed eliminati: il peggio

Era già successo che Marotta e Ausilio mettessero a disposizione di Inzaghi una squadra forte che però viene beffata da una meno forte ma più organizzata: in questo senso lo smacco che Inzaghi non riuscirà mai a togliere dalla sua giacca piena di medaglie è lo Scudetto perso col Milan di Calabria e Saelemaekers. Uno scempio sportivo che attirò le ire della dirigenza su Inzaghino, che l’anno uscì dalla lotta scudetto a dicembre, col Napoli di Spalletti che fece il vuoto: un’altra annata sportiva da vergognarsi in A per una squadra costruita per vincere. Alla fine dell’anno la proprietà sorrise lo stesso, perché l’Inter centrò la Finale di Champions con la fortuna di un percorso benedetto da un evento più unico che raro: Porto, Benfica e Milan sono più avversarie da fase calda di Europa League, ma quell’anno la sorte baciò Simone. E lui non l’ha ringraziata con l’impegno, visto che l’Inter oggi gioca peggio di due anni fa.

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Allegri oggi viene ricordato come un catenacciaro speculativo perché negli ultimi anni del suo “Juve Bis” ha scritto pagine di storia in negativo: la sua squadra ha fatto vedere cose brutte e involutive, poi l’hanno esonerato e abbiamo capito che per tre anni in casa bianconera i giocatori hanno fatto a gara a non ascoltarlo come si sarebbe dovuto. I casi Vlahovic e Chiesa sono i più evidenti, ma problemi ci sono stati anche con Di Maria, Paredes o Bonucci. Max era tornato alla Juve col piglio del regolamento di conti dopo l’esonero del 2019 per Sarri, è questo livore non è servito né a lui né alla squadra. Ma è diventato vittima di se stesso e del personaggio del cortomuso, in realtà prima era un allenatore meno pragmatico e più spettacolare, e ha vinto tanto dando lezioni a Wenger (4-0 all’Arsenal) o mettendo in crisi il Barca di Messi (il palo di Niang dopo il 2-0 all’andata). Insomma, vinceva sfide vere allenando squadre più scarse di quelle che affrontava, cosa che a Inzaghi non gli abbiamo mai visto fare in campo internazionale.

Allegri ha vinto 6 scudetti in due squadre diverse: Simone riuscirà mai a vincere anche con una squadra non favorita? Difficile per il gioco che ha mostrato, non certo paragonabile a quello di Gasperini, Sarri o De Zerbi, non impossibile, ma davvero improbabile. Negli scontri diretti in A Max lo ha battuto 8 volte a 3: un abisso. Ma non - solo - questo è il punto, la Juve di Max Allegri ha scritto pagine di storia vera, ha conquistato due Finali di Champions eliminando Barcelona e Real Madrid… non le squadre affrontate da Simone, delle quali nessuno ricorda più di un giocatore (provateci… visto?). Quella Juve era piena di Campioni e di idee che, mentre la mentalità vincente tutti e due hanno avuto la fortuna di trovarsela ben impiantata dal comandante Conte. A conti fatti però Allegri ha portato la Juve più in alto di dove Inzaghi potrà portare l’Inter, aspettiamo di essere smentiti, ma difficilmente sarà così.

“Allegri meglio di Inzaghi” è un concetto che porta a spasso e fumare una tifoseria che però non vuole accettare quello che più che un’opinione è un fatto: Allegri ha vinto la panchina d’oro quando era al Cagliari, ha centrato promozioni storiche col Sassuolo e ha cominciato con l’Aglianese vincendo la D. Inzaghi ha cominciato con la Lazio, non lo abbiamo visto emergere nelle difficoltà ma lo abbiamo visto annaspare tra le ricchezze, incapace di gestire al meglio un gruppo di campioni e di perdere uno scudetto dove nei due mesi iniziali del 2022 ha fatto pena: 13 punti frutto di sole tre vittorie, quattro pareggi e due sconfitte. E col Genoa il gioco di Simone è rimasto di nuovo in panchina, come nel 2022, e se non fosse stato per Thuram in giornata di grazia forse oggi ci sarebbe chi, dall’interno del club, non lo vorrebbe più vedere. Di nuovo, come nel 2022 e nel 2023.

 

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