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TRA SANTA ROSALIA E SANT'AGATA

TACKLE DURO – Il derby dei media sul Palermo in B e il Catania – forse – in D

SANTA ROSALIA
Le due facce della Sicilia nel pallone: da un lato la rinascita rosanero con la squadra di Baldini che va in B e dall’altra il futuro del Catania, per ora incerto e forse in D.

Redazione DDD

di Roberto Dupplicato -

In campionato il Catania ha pure battuto 2-0 il Palermo, era dicembre 2021 e l’unico Baldini in panchina era quello alla guida dei rossazzurri. Sei mesi dopo il Catania è sportivamente sparito mentre il Palermo vince l’interminabile Squid game dei playoff e torna in B, tre anni e una visita all’inferno dopo. Visto che l’assenza delle “aquile” dalla seconda serie è durata poco, ma nel frattempo si è passati dall’amarezza del fallimento all’incertezza che ha accompagnato la nascita in D del progetto Mirri, che oggi è osannato da tutta la città ma ha mosso i primi passi tra lo scetticismo e le risatine anche di una parte dei suoi tifosi.

TACKLE DURO – Il derby dei media sul Palermo in B e il Catania – forse – in D- immagine 2

Il Palermo in B si è preso le prime pagine perché si è preso i telespettatori, un successo per Rai Due aver trasmesso la sfida in diretta dal Barbera stracolmo. “Con 1 milione e 380mila spettatori solo su Rai Due (share 8,6%), e senza contare i tifosi di tutto il mondo che l’hanno vista su Rai Italia Palermo-Padova è la partita di Lega Pro più vista di sempre in tv. C’è di che essere orgogliosi del Servizio Pubblico”, twitta Valerio Iafrate. E ha ragione, gongolano le tv che trasmetteranno la B, con le discese di Cagliari, Genoa e Venezia e col ritorno di Palermo, Bari e Modena, più le altre come Pisa, Reggina, Ascoli, Brescia… Insomma, è una Serie A2, e fa impressione vedere il Palermo perché, nel 2019, non sapeva letteralmente da dove ripartire. Ma l’ha fatto in D senza i lacci di squadre primavera o settore femminile, ha lavorato di comunicazione e di immagine, perché la parola “Palermo” è conosciuta in tutto il mondo. È un personaggio televisivo di una serie dal successo planetario, è un quartiere di Buenos Aires e la squadra ha milioni di tifosi nel mondo. Australia, Sudamerica, Stati Uniti e Canada. Il futuro è rosa. Mentre dall’altro lato, sotto l’Etna, per ora, si rincorrono voci e smentite, pettegolezzi e confidenze, in quella che dagli stessi abitanti è definita una “città dai cento portoni ma con un unico citofono”, per l’attitudine dei cittadini di non essere propriamente discreti.

Il Catania era in A prima dei disastri sportivi di Pulvirenti, e Baldini, che ora giura amore eterno ai rosanero, ha allenato pure il Catania, finendo nei guai perché sotto gli occhi di Rizzoli diede un calcio nel sedere a Mimmo Di Carlo, all’epoca allenatore del Parma. Oggi, in piena estasi da promozione mischiata ai 40 gradi - più umidità - di questo infuocato giugno siciliano, lui che ha guardato le partite con un piumino scaramantico, non ha paura di dire «Voglio morire qui a Palermo, i miei figli sanno pure dove mettere le mie ceneri», ci informa Benny Giardina. Era stato esonerato da allenatore del Palermo da Zamparini e a Sky un ricordo dell’ex presidente è stato fatto. Bonan dice che l’allenatore è definito un “matto buono”, ma il mister non la prende bene. “Sono solo diverso”. Il Palermo sogna nuovi orizzonti, l’ex proprietario della Roma Pallotta ha twittato le sue congratulazioni aggiungendo che adesso la squadra è “un passo più vicino alla categoria che merita”, come a dire “serie A”. Dall’altro lato, ma non a Catania, ora ci arriviamo, c’è pure l’interesse del City Group che è rimasto stregato dai pienoni in serie della Favorita. A Catania dovrebbero esattamente copiare il modello Palermo: ripartire dalla D con un progetto sportivo credibile e snello, puntare su comunicazione e immagine con un rilancio del brand e poi, dopo aver provato la scalata alla B, cercare un acquirente che possa garantire un futuro a grandi livelli a una piazza che è stra-conosciuta in tutto il mondo.

LE DUE SICILIANE

A Boston nel quartiere North End ogni anno in agosto si festeggia Sant’Agrippina, patrona di Mineo, provincia di Catania. Se lì parli di Etna, Liotru e Arancino capiscono tutto, e le “Rice balls” le fanno pure con le melanzane. Questo per dire che anche se Catania ha un appeal un po’ meno universale di Palermo, ha un richiamo che è comunque spendibile e la stessa squadra rosanero, senza la rivale regionale pronta a competere ad alti livelli, si sente senza rivali. E non è bello vincere contro nessuno. Perché al di là della eterna rivalità, se usciamo un attimo dai confini del tifo, a tutti piace batterlo l’altro perché si è più forti sul campo, non perché l’altro proprio non c’è. E mentre Tv Boy ha fatto un murales su Santa Rosalia, forse solo a Sant’Agata si devono votare i tifosi del Catania. Il futuro rossazzurro si scoprirà forse il 18 giugno, nel senso che verranno proposte le manifestazioni di interesse ma le società che vorranno poter gestire il Catania potranno essere pure in “costruzione”. Quindi non è detto che sabato si saprà qualcosa di concreto sul Catania, che resta senza centro sportivo e forse, per un po’, senza stadio, visto che al Massimino il picco della stagione è il concerto di Ultimo. Va detto che la vittoria del Palermo ha spaccato in due la già frammentata tifoseria etnea. In ogni famiglia ci sono quelli del partito “almeno una squadra siciliana ce l’ha fatta”. E vai di polemiche! Palermo ce l’ha fatta e ora ha bisogno di Catania, che non deve guardare a Palermo solo con ammirazione ma con la voglia di copiare un modello, imitarlo e superarlo: uno sprone.

Forse in D, i nomi sono tanti, ma non ci sono certezze, specialmente dalla piazza degli imprenditori locali, loro il derby coi loro cugini palermitani l’hanno perso. Mirri è espressione del territorio, mentre a Catania l’elefante è stato lasciato solo. Sono i giorni del Palermo, se ne sta parlando ovunque, e c’è molto affetto verso i colori e la piazza del capoluogo. Dall’altra parte, la Milano del Sud oggi è un po’ meno slanciata e del Catania mediaticamente non ne parla nessuno, e questo, al di là dei confini del tifo, non fa bene neanche al Palermo. Perché il calcio vive di rivalità e di competizione con l’avversario: serve il derby di Sicilia, pure al Palermo, o non ha gusto festeggiare una vittoria.

 

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