di Roberto Dupplicato -
SEMPRE SENZA RIFORME...
TACKLE DURO – Il derby dei media sul “problema” del calcio italiano
Siamo sempre qui: dove eravamo rimasti in Brasile dopo l'eliminazione al Mondiale quando abbiamo perso con l'Uruguay nel 2014, dando la colpa Balotelli anche se a fine primo tempo quello che ci ha lasdiato in 10 per un fallo stupido fatto a centrocampo, che magari in Italia non gli avrebbero fischiato, è stato Marchisio. Tutti a dire "ma che bravi Prandelli e Abete a dimettersi" nessuno a dire che il CT era arrivato a fine corsa dopo aver fatto europei e mondiali e che il presidente federale era già stato eletto nove volte e che quindi non poteva più ricoprire nessun incarico, ma certo: rispetto a Gravina che all'inizio ha fatto finta di niente, per poi convocare le elezioni per novembre, hanno fatto un figurone. Poi ce la siamo presa con Spalletti, dicendo che è lui che non c'ho capito niente (e tra parentesi questa cosa è vera, a mandato pure in confusione il gruppo).
Il problema del calcio italiano è anche il nostro modo di vedere il calcio
Ci affidiamo sempre all'arrivo di un uomo che da fuori riesca risolvere tutti i nostri problemi, che ormai sono decennali, e non è così. Un uomo solo non basta. Serve un sistema che lo supporti che produca calciatori e che si sappia rigenerare. Il problema non è unico e la soluzione richiede una serie di interventi tutti nella stessa direzione. Il Belgio nel 2000 quando è uscito male dall'europeo che avevo organizzato in casa ha azzerato tutto ed è ripartito con dei centri federali tecnici ma, soprattutto integrando a livello sportivo tutti quegli immigrati di prima e seconda generazione che già vivevano nel paese: ecco che oltre a Courtois arrivano Lukaku, Nainggolan, Witsel o Doku. La Germania quando a perso il Mondiale del 2006 che credeva di vincere ha fatto la stessa cosa integrando in nazionale i vari Gundogan, Özil e Khedira. Oggi possono contare su Rüdiger, Musiala e Sanè: hanno vinto il Mondiale del 2014 e sono tra i protagonisti di questo europeo.

Della Francia inutile parlarne: anche loro hanno integrato e rinforzato la nazionale mentre invece da noi ci fermiamo a discutere se sia giusto convocare Retegui. Poi oltre i calciatori che mancano e che noi non sappiamo coltivare cioè il fatto che in Spagna dove nascono gli Yamal o i fratelli Williams, non si punta sulla tattica ma sulla tecnica. Il nostro allenatore delle giovanili invece vogliono vincere e quindi non si interessano della crescita tecnica dei calciatori li vendono degli automi bravissimo super fa il fuorigioco ma in capaci a fare un dribbling.
C'è anche il problema delle infrastrutture: in un Paese con stadi fatiscenti i bambini non sono stimolati, gli chiudiamo l'orizzonte dell'immaginazione e si ritrovano costretti a sognare di poter far gol allo Stirpe di Frosinone, visto che il nuovo Maradona è il vecchio San Paolo con i seggiolini nuovi. Poi, il problema tecnico nasce anche dal fatto che non si giochi più per strada: che non vuol dire che nelle altre nazioni lo facciano, ma che noi siamo rimasti indietro su tutti i settori e non coltiviamo neanche i talenti che appartengono al nostro DNA. Basta pensare che Mimmo Berardi, protagonista all'ultimo Europeo vinto, è un talento scoperto sui campi di calcetto.
Questo non vuol dire che adesso noi vinceremo l'europeo del 2028 perché ci saranno dei ragazzi che giocheranno a calcio all'oratorio, ma se si prendono vari provvedimenti tutti nella direzione di far migliorare il calcio italiano, questo migliorerà senza che ci troviamo qui a dire "eh ma con Allegri, eh ma con Ancelotti"...Ma, spoiler, non faremo le riforme e cercheremo sempre di affidarci a un uomo che risolva tutti i nostri problemi in un colpo solo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA