Nel calcio inglese, i soprannomi sono racconti in miniatura: un concentrato di storia locale, identità operaia, tradizione e orgoglio territoriale. A volte nasce da una leggenda, altre da un mestiere, da uno stemma o persino da un animale comparso — per caso o per un segno del destino — nei pressi dello stadio. Alcuni risalgono alle origini stesse dei club, altri sono più recenti. Tutti condividono lo stesso intento: creare un simbolo riconoscibile, un riferimento culturale che va oltre i colori sociali.
Calcio e cultura
Acciaio e superstizione: i soprannomi di Sheffield e Sunderland

Tra i più particolari ci sono senza dubbio The Blades e The Black Cats, le due anime di Sheffield United e Sunderland. Due squadre lontane per geografia, storia e tradizione, ma unite dal fatto che il loro soprannome racconta molto più di quanto sembri: parla di acciaio e di superstizione, di operai e soldati, di lame affilate e felini leggendari.
Per capire davvero queste due tifoserie, bisogna guardare oltre il campo da gioco. E partire da lì, dove tutto è cominciato.
The Blades: le lame di Sheffield

Il soprannome The Blades affonda le radici nell’anima industriale di Sheffield, capitale britannica — e per lungo tempo anche europea — della lavorazione dell’acciaio. Fin dal XIX secolo, la città era celebre per la produzione di lame, coltelli, posate e spade: un’eccellenza artigianale che ha forgiato l’identità culturale, economica e sociale del territorio. Non sorprende che il club fondato nel 1889 abbia scelto di legarsi a questo patrimonio con orgoglio.
Lo Sheffield United ha sempre rappresentato la classe operaia locale: gli stadi popolari, i tifosi legati alla fabbrica, una squadra che scendeva in campo portandosi addosso l’odore del ferro e del sudore. Il soprannome “The Blades” non è solo un’etichetta: è un richiamo forte alla storia della città e a chi l’ha costruita. Anche lo stemma del club ne conserva memoria: due lame incrociate su sfondo rosso e nero, un omaggio diretto alla tradizione metallurgica di Sheffield.
In realtà, le squadre storiche della città sono due: lo United, appunto, e lo Sheffield Wednesday, conosciuto come The Owls. Il soprannome The Cutlers (i coltellinai) fu inizialmente utilizzato anche dai tifosi del Wednesday, ma nel tempo divenne tipico dello United, lasciando agli Owls l’identità legata a un altro simbolo cittadino: il gufo del quartiere di Owlerton.
The Black Cats: i gatti neri di Sunderland

Il soprannome The Black Cats, adottato ufficialmente solo nel 2000, ha origini meno lineari, ma è altrettanto radicato nella storia locale. Nel corso del tempo, il Sunderland ha avuto diversi soprannomi — tra cui The Rokerites, ispirato al vecchio stadio di Roker Park — ma nessuno rappresentava davvero l’identità del club e della città.
La scelta di “Black Cats” affonda le radici in una combinazione di superstizione popolare e riferimenti militari. Una delle teorie più accreditate collega l’origine del nome alla Black Cat Battery, una postazione di artiglieria costiera installata nel XVIII secolo lungo il fiume Wear, per proteggere l’arsenale locale. Lì, secondo la leggenda, un soldato di guardia teneva con sé un gatto nero come portafortuna: così il soprannome iniziò a circolare.
Il felino riapparve più volte nei racconti dei tifosi, spesso avvistato nei pressi dello stadio, al punto da diventare un simbolo beneaugurante. Così, negli anni ’60, il gatto nero fu adottato come mascotte non ufficiale della squadra.
Quando nel 1997 il club si trasferì nello Stadium of Light, emerse la volontà di aggiornare anche l’immagine pubblica. Così, nel 2000, il Sunderland lanciò un sondaggio tra i tifosi per scegliere un nuovo soprannome ufficiale. The Black Cats vinse con ampio margine, diventando parte integrante dell’identità del club. Oggi, il gatto nero è protagonista del merchandising della squadra ed è ormai entrato nella tradizione del calcio inglese.
Nel 2012, il Sunderland ha introdotto anche una mascotte ufficiale: Black Cat Samson, il cui nome è stato scelto dai tifosi in onore di un ex magazziniere molto amato negli anni Sessanta, noto per portare spesso allo stadio un gatto nero.
© RIPRODUZIONE RISERVATA