Champions League, in arrivo tre possibili cambiamenti: l’Arsenal accende il dibattito
LONDON, ENGLAND - MAY 31: A detailed view of the UEFA Champions League trophy is seen on a plinth prior to the UEFA Champions League 2023/24 final match between Borussia Dortmund and Real Madrid CF at Wembley Stadium on May 31, 2024 in London, England. (Photo by Justin Setterfield/Getty Images)
Dopo una sola edizione, la coppa più ambita in Europa potrebbe nuovamente cambiare volto...
Federico Grimaldi
La Champions League potrebbe cambiare ancora prima del previsto. Dopo una sola stagione con il nuovo formato “a campionato”, l’UEFA sta valutando tre modifiche sostanziali da introdurre già nel 2025/26. A sollevare la questione è stato l’Arsenal, che ha acceso il dibattito con le sue critiche sulla gestione delle gare a eliminazione diretta. Tra le ipotesi sul tavolo: il ritorno in casa per le squadre meglio classificate, l’abolizione dei tempi supplementari e nuove restrizioni sugli scontri tra club dello stesso Paese.
Champions League, Arsenal e il primo cambiamento
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La Champions League, il torneo più ambito e celebrato del calcio europeo, potrebbe presto cambiare volto ancora una volta. A pochi mesi dall’introduzione del nuovo formato a campionato, ispirato al cosiddetto "modello svizzero", la UEFA torna a riflettere su nuove possibili trasformazioni. Nulla è mai davvero immutabile nel calcio moderno, nemmeno la struttura della sua competizione regina. Secondo quanto riportato dal quotidiano 'Bild', tre modifiche sostanziali sono già sul tavolo, pronte ad essere discusse il prossimo mese a Monaco, in un incontro che precederà di appena un giorno la finale del torneo.
La prima scintilla che ha acceso il dibattito è arrivata da Londra, sponda Arsenal. I Gunners, pur avendo chiuso la fase iniziale al terzo posto, si sono visti costretti a giocare entrambe le gare di ritorno, contro Real Madrid e PSG, lontano dalle mura di casa. Una condizione che, soprattutto a questi livelli, può fare la differenza. Da qui la proposta: garantire il ritorno in casa anche nei quarti e nelle semifinali alle squadre meglio classificate nel ranking iniziale, premiando così la costanza e la qualità mostrate nella prima parte del torneo. Una richiesta di equilibrio, forse anche di giustizia sportiva, in un contesto dove ogni dettaglio conta.
Niente più supplementari
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La seconda proposta va a sfiorare una delle corde più profonde dell’epica calcistica: i tempi supplementari, quel frammento sospeso tra speranza e disperazione che spesso decide il destino delle grandi notti europee. La UEFA, sempre più attenta al benessere dei calciatori, si trova oggi davanti a una scelta che potrebbe rivoluzionare la drammaturgia stessa del gioco. Spinta dalle crescenti preoccupazioni per i carichi di lavoro e dai calendari saturi fino all’inverosimile, sta seriamente valutando l’abolizione dell’extra time, sostituendolo con il passaggio diretto ai calci di rigore. Niente più mezz’ora supplementare in cui le gambe pesano, le menti si annebbiano e il cuore diventa l’unico vero motore. Niente più attese straziate sugli spalti, niente più gol all’ultimo respiro che scrivono leggende. Si passerebbe subito alla lotteria dagli undici metri: fredda, spietata, inevitabile.
Una roulette crudele e definitiva, in grado di spezzare sogni o consacrare eroi in una manciata di secondi. È una proposta destinata a dividere. Da una parte i romantici, innamorati della tensione che si taglia col fiato, dell’epopea che si costruisce minuto dopo minuto nella fatica. Dall’altra, i pragmatici, che chiedono tutele per i giocatori, sempre più esposti al logorio fisico e mentale. In mezzo, la domanda che tiene sospesa la riflessione: è ancora possibile conciliare spettacolo, passione e tutela? Se la proposta dovesse andare in porto, potremmo aver assistito agli ultimi scampoli di quel calcio che amava decidersi al 118', tra crampi e lacrime, con l’odore della storia che aleggiava sopra ogni azione. E così, l’eroismo dell’ultimo respiro potrebbe lasciare il posto a un calcio più efficiente, ma forse un po’ meno umano.
Champions League, addio derby europei
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Infine, lo sguardo si posa sui cosiddetti derby europei, quegli incroci tra squadre dello stesso campionato nazionale che, con il nuovo formato, sono diventati possibili già a partire dagli ottavi di finale. La UEFA starebbe considerando un ritorno al passato, ripristinando la regola che impediva queste sfide almeno fino alle semifinali. L’edizione attuale ha visto numerosi confronti “domestici” in campo europeo: PSG contro Brest, Bayern Monaco contro Bayer Leverkusen, Real Madrid contro Atletico. Incontri intensi, ricchi di tensione e significati, ma che- secondo alcuni-finiscono per intaccare il carattere internazionale del torneo, diluendone il fascino globale.
Reintrodurre una protezione tra club della stessa nazione significherebbe restituire alla Champions League una dimensione più ampia, capace di valorizzare la varietà calcistica del continente e di alimentare l’attesa per i grandi incroci solo nelle fasi finali. In un torneo che vuole essere europeo non solo nel nome, ma anche nello spirito. Tre proposte, tre visioni, una sola certezza: la Champions League continua a cercare se stessa, oscillando tra passato e futuro, tra tradizione e innovazione. E mentre il calcio cambia pelle, rincorrendo nuovi equilibri, il sogno di una notte europea resta intatto, luminoso ed eterno.