derbyderbyderby calcio estero Colpo arabo al Mondiale, l’Al-Hilal ridisegna la geografia calcistica?

Vento dell'est

Colpo arabo al Mondiale, l’Al-Hilal ridisegna la geografia calcistica?

Colpo arabo al Mondiale, l’Al-Hilal ridisegna la geografia calcistica? - immagine 1
La vittoria dell'Al-Hilal contro Guardiola è molto più di un quarto di finale ottenuto nella competizione.

Non l'avrebbero mai detto i bookmaker, ma nemmeno i tifosi, seppur negli ultimi anni ne hanno ricevute di soddisfazioni. L'Al-Hilal di Simone Inzaghi vince sorprendentemente contro il Manchester City di Pep Guardiola: proprio lui, quello del triplete, del dominio assoluto e della poesia. Con il risultato di 4-3 gli arabi non solo ottengono un successo meraviglioso e inaspettato, ma disegnano anche nuovi risvolti nella geografia calcistica mondiale.

È finita con tanti, tanti gol, ma ad impressionare non è soltanto la produzione offensiva ma la traiettoria che ha preso la partita. Il Manchester City parte, come al solito, forte: possesso palla ubriacante, tecnica di prim'ordine ed un forte pressing sulla difesa eretta da Inzaghi. Il match parte in discesa grazie al gol di Bernardo Silva, che sembra aprire alla solita sinfonia. Ma stavolta non è così: inizia, infatti, il grande assolo di Bonou, estremo difensore dell'Al-Hilal che tiene di fatto in piedi la sua squadra con le mani, con i piedi e con grande determinazione. Salva su Doku, smanaccia su Gvardiol e neutralizza ogni tentativo anche da zolle più ravvicinate, come su l'ex Milan Reijnders.

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Nel primo tempo gli arabi sono spettatori. Basti pensare che arrivano dalle parti di Ederson soltanto verso la chiusura della prima frazione di gioco, senza comunque riuscire ad impensierire il portiere brasiliano con una conclusione indirizzata verso la porta. Ma nella ripresa si alza il sipario su tutt'altra partita. La pareggia Marcos Leonardo e, addirittura, la ribalta Malcom con uno scatto da centometrista in contropiede. Guardiola abbozza una smorfia, il City è in tilt, finché non ci pensa il solito Haaland a sistemare - per il momento - la questione e ripristinare il pareggio. Sul suo gol, terminano le emozioni dei canonici novanta minuti.

L'Al-Hilal sente che è il momento di scrivere la storia, soprattutto perché contro un City non esaltante si può. Ne ha i mezzi, ne ha la possibilità, soprattutto ha un allenatore in grado di gestire al meglio questa situazione. I tempi supplementari si aprono con uno stacco imperioso dell'ex Serie A Kalidou Koulibaly, che fa impazzire i tifosi asiatici. Il match, però, è tutt'altro che terminato. Passano infatti pochi giri d'orologio e Foden pareggia con un colpo da biliardo, sforzando perfino il suo corpo forse un po' troppo. Si va avanti con strappi, colpi, risposte, finché l'ultima parola non l'appone ancora Marcos Leonardo, firmando la sua doppietta personale a portiere battuto.

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L'arbitro fischia la fine, la partita entra di diritto nella storia della competizione, ma non solo. Questo match è un grido, un urlo forte da parte del calcio arabo: quello che per tanto tempo tutti hanno guardato in modo snob, adesso inizia a metter paura. Bussa forte, con stadi, investimenti, idee - nonostante qualcuno tende a non vederle. Battere il City al Mondiale per club non è una cartolina, ma una grande affermazione.

L'equilibrio globale di certo non è cambiato dopo stanotte. Ma se a far notizia non sono più soltanto i soldi spesi, vuol dire che il mondo calcistico è meno eurocentrico di quanto pensiamo. Il campo, ancora una volta, parla, ora bisogna ascoltarlo.

 

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