Sognando Wembley

FA Cup, emozioni senza tempo: ecco le finali che hanno fatto la storia

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Dalla "finale di Matthews" al trionfo del Wigan contro il Manchester City di Mancini: ecco le 5 finali più intense del trofeo più antico del calcio
Federico Grimaldi
Federico Grimaldi

Ci sono partite che si dimenticano il giorno dopo, e poi ci sono le finali di FA Cup che restano cucite al cuore del calcio. Scontri decisi all’ultimo respiro, dribbling che sembrano versi, reti che diventano memoria collettiva. In quella coppa antica, sollevata tra pioggia inglese e sogni di gloria, si specchia tutta la magia del football. Ecco le finali che non hanno solo scritto la storia: l’hanno sussurrata all’anima di ogni tifoso.

Will there be one final @ManCity highlight for @KevinDeBruyne this weekend? #EmiratesFACuppic.twitter.com/7XbV5JlNOs

— Emirates FA Cup (@EmiratesFACup) May 15, 2025

FA Cup, Blackpool 4–3 Bolton Wanderers (1953): la finale che diventò leggenda

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Wembley, 2 maggio 1953. Una folla di oltre 100.000 anime si stringe attorno al tempio del calcio inglese, pronta ad assistere a una delle più belle storie mai scritte su un campo da gioco. Non è solo una finale di FA Cup, è un momento sospeso nel tempo, una poesia d’erba e sudore incisa a lettere d’oro nella memoria del football.

Il Blackpool parte sotto pressione. Il Bolton va in vantaggio due volte, fino a portarsi sul 3-1. Ma lì, proprio quando ogni speranza sembra spenta, si accende la luce di un uomo solo: Stanley Matthews, 38 anni, leggenda vivente, ancora a caccia del suo primo trionfo in FA Cup.

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Non segna, ma danza. Non corre, fluttua. Mette in ginocchio la difesa del Bolton con dribbling che somigliano a carezze e scosse insieme. In venti minuti, il destino cambia forma: Blackpool rimonta fino al 3-3, e poi al 92° minuto, Matthews si invola sulla destra, serve l’assist perfetto per Bill Perry. È il 4-3. È il trionfo, la redenzione.

La coppa, quel giorno, la solleva Blackpool. Ma il cuore di Wembley e dell’intera Inghilterra la consegna a lui, a Sir Stanley, che finalmente ha la sua corona. Non sarà ricordata come la finale di Perry o di Mortensen (autore di una tripletta), ma come la finale di Matthews, l’uomo che non ha mai smesso di crederci, e che quel giorno, a quasi quarant’anni, danzò per l’eternità.

Arsenal 3–2 Manchester United (1979): la finale dei "5 minuti"

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Nel caldo pomeriggio di Wembley, il 12 maggio 1979, Arsenal e Manchester United si affrontano in una finale destinata a passare alla storia non per il gioco fluido, ma per un finale mozzafiato. Per 85 minuti, i Gunners sembrano padroni della scena: prima Talbot, poi Stapleton firmano un solido 2-0 che pare scolpito nella pietra. Ma il calcio, si sa, ama gli imprevisti. In cinque minuti scarsi, accade l’incredibile: McQueen accorcia, McIlroy pareggia al minuto 88.

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È il caos, è la rimonta impossibile. Ma quando tutto sembra avviarsi verso i supplementari, l’Arsenal trova il colpo del destino: Alan Sunderland, con i capelli che volano e il cuore che corre più veloce delle gambe, si avventa sul pallone e insacca il 3-2 al minuto 89. È delirio sugli spalti. In uno dei finali più incredibili della storia della FA Cup, il trofeo va ai Gunners, in una partita che in pochi istanti ha concentrato tutta la bellezza, la crudeltà e la gloria di questo sport.

Liverpool 3–3 West Ham United (2006): la "Gerrard final"

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La finale di Cardiff del 2006 non fu solo una partita, ma un’epopea calcistica incastonata nella memoria collettiva del calcio inglese. Liverpool e West Ham si affrontarono in una battaglia epica, fatta di cuore, errori, e colpi di genio. Gli Hammers si portarono avanti 2-0, approfittando di un autogol di Carragher e di un errore di Reina. Cissé accorciò, Gerrard pareggiò, poi West Ham tornò avanti con Konchesky, e quando tutto sembrava scritto, il destino decise di rendere immortale il suo protagonista: Steven Gerrard.

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Al minuto 91, con i crampi a piegargli le gambe e il tempo che sfumava, il capitano dei Reds scaricò un destro da oltre 30 metri, un colpo di poesia e rabbia che si infilò sotto l’incrocio, lasciando il Millennium Stadium senza fiato. Il 3-3 mandò tutti ai rigori, dove Liverpool si impose con sangue freddo. Ma al di là del risultato, quella finale è ricordata come “la Gerrard Final”, un’ode al coraggio, alla resilienza e alla capacità di riscrivere la storia con un solo, perfetto, tocco di palla.

FA Cup, Wigan Athletic 1-0 Manchester City (2013): "The miracle of Wigan"

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Londra, Wembley, 11 maggio 2013. Nessuno avrebbe scommesso su di loro. Il piccolo Wigan Athletic, in lotta per non retrocedere, affrontava il colosso Manchester City, favorito per la vittoria finale. Eppure, il calcio, come spesso accade, ha il dono di sorprendere. Per 90 minuti, il Wigan ha mostrato ordine, cuore e determinazione, riuscendo a fermare la potenza del City. Ma ciò che rimarrà per sempre nella storia è l’istante che ha cambiato tutto.

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Al 91° minuto, Ben Watson, subentrato dalla panchina, ha colpito di testa su un calcio d'angolo, portando il Wigan alla vittoria con un clamoroso 1-0. Quella rete, il simbolo di un’impresa incredibile, ha fatto entrare il piccolo club di Lancashire nella leggenda della FA Cup. Mentre i tifosi esplodevano di gioia, il City vedeva svanire la possibilità di alzare il trofeo. Per il Wigan, quella vittoria resterà per sempre un ricordo indimenticabile, nonostante la retrocessione che sarebbe arrivata tre giorni dopo. Ma a Wembley, quella sera, il sogno era stato realizzato.

FA Cup, Arsenal 3–2 Hull City (2014): "The final of redemption"

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La finale di FA Cup del 2014 tra Arsenal e Hull City è una delle storie più straordinarie mai scritte sul palcoscenico di Wembley. Un incontro che, come un romanzo d’avventura, inizia con un’inattesa e crudele sorpresa: Hull City, con il cuore e la grinta di chi non ha nulla da perdere, sorprese l’Arsenal portandosi sul 2-0 in soli 8 minuti. In quel momento, il destino sembrava già segnato, con l'ombra della delusione pronta a inghiottire i Gunners, a cui mancava da quasi un decennio il sapore di un trofeo.

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Ma la bellezza del calcio è che, come la vita stessa, non smette mai di sorprendere. Con una determinazione che sembrava quasi impossibile, l’Arsenal trovò la forza di rialzarsi. Sotto la guida di un Wenger a metà strada tra la speranza e la disperazione, i Gunners risposero con eleganza, prima con un colpo di classe di Santi Cazorla e poi con il colpo di testa di Koscielny, che rimise tutto in gioco. Il match, carico di emozioni, si trascinò oltre i tempi regolamentari, e nel cuore dell’extra time, a scaldare l’anima dei tifosi ci pensò Aaron Ramsey. Un gol che non solo diede la vittoria, ma segnò la fine di un lungo digiuno, un trionfo che era molto più di una semplice coppa, ma una rinascita, un simbolo di speranza e resilienza.

Quella finale fu una danza di luci e ombre, un viaggio attraverso la delusione e la gioia, dove ogni istante sembrava sospeso tra il sogno e il fallimento. E quando la coppa finalmente alzata al cielo, il silenzio di un attimo trascorso in attesa di quel trionfo divenne la musica più dolce per tutti coloro che avevano creduto, con passione e fede, che il destino fosse solo un'altra parola per "possibilità".