Le dichiarazioni

Finale di Champions, De Zerbi: “Presuntuosi, non conoscevano il PSG”

De Zerbi Champions
A quasi due settimane dalla finale di Champions, De Zerbi accusa il calcio italiano di aver sottovalutato il PSG: “Non conoscevano giocatori e stile di gioco. L’Italia, non l’Inter, è stata presuntuosa”.
Silvia Cannas Simontacchi
Silvia Cannas Simontacchi

A quasi due settimane dalla pesante sconfitta dell’Inter contro il Paris Saint-Germain nella finale di Champions League, Roberto De Zerbi ha offerto una sua personalissima lettura, decisamente controcorrente. Intervistato da Alessandro Cattelan nel podcast Supernova, l’attuale allenatore del Marsiglia ha puntato il dito non tanto contro l’Inter, quanto contro l'intero calcio italiano.

De Zerbi: "Il PSG sottovalutato da tutti"

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“L’Italia, non l’Inter, è stata presuntuosa”, ha dichiarato De Zerbi, sottolineando come, a suo avviso, ci sia stata una sottovalutazione collettiva del valore reale del PSG. “Non conoscevano il loro gioco. Non sapevano che fanno il calcio d’inizio dalla touche, non sapevano cosa può fare Dembélé, né che Doué è un talento del livello di Yamal, o che Vitinha oggi è forse il centrocampista più forte al mondo”.

Una stoccata non da poco, che si inserisce in un discorso più ampio sulla superficialità con cui – secondo De Zerbi – il calcio italiano ha approcciato l’analisi degli avversari. “Non conoscevano neanche da dove venisse Pacho, né l’investimento fatto per Joao Neves”, ha aggiunto. Elencate anche una serie di dettagli tecnico-tattici che, a suo parere, non sono stati presi in considerazione nel prepartita.

De Zerbi, Champions: "Atteggiamento non all'altezza"

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Pur riconoscendo il valore dell’Inter – “È una grande squadra, e Inzaghi è un grande allenatore” – De Zerbi ha definito “strano” il 5-0 finale. Ha comunque ribadito che la colpa principale non sarebbe solo responsabilità delle squadra nerazzurra: “Il problema è il contesto. L’atteggiamento generale del nostro calcio è stato superficiale, non all’altezza del livello della competizione”.

Le sue parole non sono passate inosservate, e aprono una riflessione più ampia sulla preparazione e l’approccio del calcio italiano agli appuntamenti internazionali.