derbyderbyderby calcio estero Verso Francia-Ucraina. Dalla resilienza alla rinascita: come il calcio ucraino unisce un Paese ferito

Mondiale 2026

Verso Francia-Ucraina. Dalla resilienza alla rinascita: come il calcio ucraino unisce un Paese ferito

Ucraina
Tra sirene antiaeree e stadi semivuoti, la Nazionale gialloblu continua a giocare. Dal campionato locale alla Nazionale di Shevchenko, il calcio diventa un atto di resistenza, un modo per ricordare che, nonostante tutto, il Paese è ancora vivo
Silvia Cannas Simontacchi
Silvia Cannas Simontacchi

Parigi, Parc des Princes. Si aspetta Francia-Ucraina, valida per le qualificazioni al Mondiale 2026. Una piccola folla, in gialloblu, si abbraccia sugli spalti cantando l’inno nazionale. Poi l’arbitro fischia, e la partita inizia. E, per almeno quei 90 minuti, non c’è più spazio per nient’altro.

Sono passati quasi quattro anni dalla prima invasione russa, nel febbraio 2022. Da allora, il Paese non è più stato la stesso, e la fine delle ostilità sembra ancora lontana. Nella conta delle vittime, c’è anche lo sport: impianti danneggiati o distrutti, club costretti a lasciare le proprie sedi, trasferte difficili e partite giocate con le sirene antiaeree in sottofondo. Eppure, in mezzo a tanta distruzione, si continua a giocare a calcio.

Il primo "calcio di guerra"

calcio ucraino
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Se durante i due conflitti mondiali i campionati erano stati sospesi, oggi non è più così. Il calcio, come è accaduto con altri sport durante le Olimpiadi 2024, ha assunto un significato ulteriore: restituire una parvenza di normalità alla popolazione, non interrompere un movimento che rischierebbe di esaurirsi e continuare a rappresentare il Paese sulla scena europea, tenendo contemporaneamente viva l'attenzione dei media sulla situazione geopolitica. Considerando tutti questi aspetti, si può affermare che quello ucraino sia forse il primo vero esempio di "calcio di guerra".

Nella Prem”jer-liha, la massima serie ucraina, le partite sono spesso rimandate a causa dei bombardamenti russi, che sono all'ordine del giorno. Continuare a giocare non è semplicemente una questione di principio, ma un appiglio psicologico per la popolazione. Un segnale che l'Ucraina non si ferma e che, nonostante tutto, può ancora contare a livello europeo e internazionale. Lo dimostra lo Shakhtar Donetsk, club simbolo di questa resistenza, in esilio da più dieci anni, dalle prime avvisaglie della guerra nell'oblast di Donetsk.

All'indomani dell'invasione russa, molte squadre ucraine si erano trasferite in Polonia; ma con il protrarsi del conflitto, quasi tutte sono tornate a giocare in patria, con tutti i rischi del caso e in un clima spesso surreale. Gli stadi ospitano un pubblico ridotto, con le sirene che interrompono le partite e gruppi di militari che scendono in campo prima del fischio d'inizio per ricordare il proprio impegno al fronte e ricevere l'applauso dei tifosi. Dalle prime linee, però, arrivano notizie come quella di Mykyta Kalin, ex giocatore delle giovanili dell'FK Kolos Kovalivka, ucciso la primavera scorsa durante una missione nella regione di Kharkiv.

La Nazionale ucraina, una bandiera in campo

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Inevitabilmente, negli ultimi anni, la Nazionale di calcio ucraina (in lingua originale Zbirna Zhovto-Blakytni, che significa Squadra giallo-blu) ha assunto un ruolo simbolico che trascende i risultati sportivi. In un momento di guerra aperta e quotidiana, non è più semplicemente una selezione dei migliori campioni del Paese, ma una portavoce di speranza e unità nazionale agli occhi del Mondo.

Per questo, quando la Nazionale ha preso parte agli Europei 2024, il primo grande torneo continentale successivo all'invasione di febbraio 2022, i giocatori hanno diffuso un video in cui tredici di loro spiegavano che "Non esiste calciatore ucraino, città, stadio o campo da gioco che non sia stato toccato dalla guerra". Pur non riuscendo a superare la fase a gironi, con una sconfitta per 0-3 contro la Romania, un pareggio per 0-0 contro il Belgio e una sola vittoria per 2-1 sulla Slovacchia, la sua partecipazione ha comunque lanciato un messaggio forte: "Ci siamo ancora, e siamo qui per restare".

Nel frattempo, però, la squadra è costretta ad adattarsi a condizioni eccezionali: dal 2021 non si sono più disputate partite ufficiali in Ucraina, e da allora la formazione ha affrontato continue trasferte su campi esterni al Paese. Senza contare l'aspetto più toccante: molti dei giocatori provengono da zone bombardate, e passano quasi ogni momento libero cercando di mettersi in contatto con le proprie famiglie o sostenendo donazioni e promuovendo l'impegno pubblico e varie iniziative civili.

Il calcio come speranza

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"Troverò sempre la strada di casa, anche se tutte le strade sono distrutte",  cantava la Kalush Orchestra in Stefania, il brano che rappresentava l'Ucraina all'Eurovision 2022, a pochi giorni dall'inizio della guerra. Una frase che sintetizza lo spirito della Nazione e che riecheggia nelle parole di Andriy Shevchenko, ex campione del Milan e oggi presidente della Ukrainian Association of Football: "Adattarsi alla realtà della guerra è la nostra più grande sfida".

E, nonostante le difficoltà, sono numerose le iniziative per mantenere vivo lo sport come collante per la comunità. Le Open Fun Football Schools, attive in 18 regioni e promosse in collaborazione con la Cross Cultures Project Association, offrono attività sportive ai bambini sfollati, oltre a un sostegno psicologico e a una parvenza di normalità. Il programma Spirit of Soccer, invece, lavora nelle aree più critiche per educare i più giovani alla resilienza attraverso il gioco. Shevchenko, inoltre, sostiene personalmente progetti per persone che hanno subito amputazioni e programmi di riabilitazione per i soldati che soffrono di stress post-traumatico, riconoscendo lo sport come un mezzo concreto per tenere unite non solo le comunità, ma anche i singoli.

Qualche volta, nei dibattiti televisivi, gli opinionisti affermano di temere che la continuità dei campionati distolga l'attenzione internazionale dagli orrori della guerra. Ma probabilmente si tratta soltanto di un timore di chi vive in una nazione pacifica. Per l'Ucraina, invece, ogni partita giocata ha il sapore di una dichiarazione di resistenza.