Un silenzio commosso avvolge Gondomar, sobborgo di Porto dove Diogo Jota e il fratello André Silva avevano mosso i primi passi nel calcio. Questa mattina si sono tenuti i funerali dei due fratelli, scomparsi tragicamente giovedì scorso in un incidente stradale che ha sconvolto il Portogallo e il mondo del calcio. Tra lacrime e fiori, tantissimi ex compagni, calciatori e amici si sono riuniti per l’ultimo saluto alla stella del Liverpool e della Nazionale portoghese.
Il lutto
Gondomar piange Diogo Jota: funerali con la maglia numero 20 tra lacrime e ricordi

Tributes at Anfield Stadium, home of Liverpool, in memory of Diogo Jota who has died at the age of 28. The Portugal forward died along with his younger brother Andre Silva in the accident in Zamora on Thursday morning. Picture date: Thursday July 3, 2025. (Photo by Peter Byrne/PA Images via Getty Images)

In prima fila, i compagni dei Reds, guidati dal capitano Van Dijk, hanno portato una corona di fiori a forma di maglia numero 20, quella indossata da Jota con orgoglio ad Anfield. Presenti anche il ct del Portogallo Roberto Martínez, il tecnico del Liverpool Arne Slot, e molti giocatori portoghesi e internazionali: Bernardo Silva, Ruben Neves, Robertson, Fabinho, Cancelo, tra gli altri. Una giornata di dolore ma anche di memoria e riconoscenza per un ragazzo che ha lasciato un segno indelebile, non solo con i gol ma con il cuore.
Lacrime e commozione in Portogallo nel giorno dei funerali di Diogo Jota e del fratello André Silva. Dai fan del Liverpool una canzone per lui. Il club darà alla famiglia tutto lo stipendio del calciatore #ANSAhttps://t.co/GXndeHdWz4pic.twitter.com/WvjGJCtbwE
— Agenzia ANSA (@Agenzia_Ansa) July 5, 2025
L’ultimo saluto tra lacrime, amore e silenzi
—È il giorno del dolore, del silenzio che pesa più di mille parole. A Gondomar, cittadina alle porte di Porto, si sono svolti i funerali di Diogo Jota e del fratello André Silva, tragicamente scomparsi giovedì scorso in un incidente stradale a Zamora, in Spagna. Due giovani vite spezzate, due stelle del calcio portoghese che si sono spente troppo presto, lasciando un vuoto che nessun pallone saprà colmare. I corpi dei due fratelli - Diogo, 28 anni, simbolo del Liverpool e della Nazionale e André, 26, calciatore del Penafiel - sono stati trasportati nella loro città natale. Dove tutto era cominciato: le prime corse dietro al pallone, i sogni condivisi, la passione che li ha uniti fino alla fine.
Rute Cardoso, moglie di Jota, ha attraversato il dolore a testa alta: sposata solo undici giorni prima della tragedia, ha stretto in un lungo abbraccio familiari, amici e compagni di vita e di campo, arrivati da ogni angolo d’Europa. Era visibilmente provata, ma accarezzata dalla solidarietà di un intero mondo che si è fermato con lei. Presenti anche i compagni del Liverpool, guidati da Van Dijk, che hanno portato una corona a forma della maglia numero 20, simbolo indelebile di Jota tra le mura di Anfield. Commovente la presenza del ct del Portogallo Roberto Martínez, dell’allenatore dei Reds Arne Slot. E dei portoghesi Bernardo Silva, Ruben Neves, di Robertson, Cancelo, Fabinho e molti altri. Non c’erano colori, oggi. Solo rispetto, amore e memoria.

Nel vento che accarezzava le strade di Gondomar, tra le lacrime e i ricordi, l’unico gol che conta è stato quello segnato dal cuore. Perché Diogo e André non se ne sono andati davvero: vivranno nei sorrisi di chi li ha amati, nei sogni dei bambini che inseguono un pallone. Nella dignità di chi li ha salutati con onore.
Liverpool-Diogo Jota: sostegno alla famiglia fino al 2027
—In un mondo calcistico spesso dominato da cifre e risultati, il Liverpool ha scelto l’umanità. Secondo quanto riportato dalla stampa portoghese, il club inglese ha deciso di continuare a versare alla famiglia dell’attaccante l’intero stipendio previsto dal contratto. Fino alla sua naturale scadenza nel giugno 2027. Un gesto straordinario e toccante, che si affianca all’annuncio del ritiro simbolico della maglia numero 20. Quella che Jota aveva onorato fino all’ultimo gol, nel derby contro l’Everton dello scorso aprile.
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