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Lione-Marsiglia, il giocatore in comune: Ben Arfa, genio e sregolatezza

Alessandro Savoldi
Alessandro Savoldi
Le piazze più importanti di Francia, i litigi con i vari allenatori, i gol da cinetca: ecco la carriera di uno dei più grandi talenti sfumati del nuovo millennio
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Lione-Marsiglia vuol dire Hatem Ben Arfa. Il fantasista franco-tunisino ha mosso i primi passi sulle rive del Rodano, prima di spostarsi a sud, per vestire la maglia biancoazzurra dell'OM. Giocatore dall'enorme talento, meteora di entrambi i club, ecco la sua carriera.

Gli esordi a Lione, prima di Marsiglia

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Nel 2004 anni fa il suo esordio in prima squadra al Lione un giovanissimo trequartista. Ha 17 anni, è mancino ma usa bene anche il destro e, soprattutto, è devastante nell'uno contro uno. Lo è perché, semplicemente, immagina cose che per i difensori sono impossibili. E, soprattutto, riesce a farle. I primi due anni e mezzo però sono complicati. Il Lione di inizio anni 2000 è uno squadrone, in tutti i reparti. Ci sono, per citarne alcuni, Essien, Juninho, Malouda, Govou, Benzema, Wiltord e Abidal. Non a caso, dal 2002 al 2008 Les Gones vinceranno sette titoli di Francia consecutivi.

Ben Arfa, genio e sregolatezza, fatica a trovare lo spazio che il suo talento meriterebbe. I rapporti con Gérard Houllier, sulla panchina dell'OL dal 2005 al 2007, sono, per usare un eufemismo, complicati. I due faticano ad accettarsi l'un l'altro e alla fine Hatem gioca pochissimo per quelle che sono le sue potenzialità, sicuramente meno di quanto lecito aspettarsi. Le incomprensioni non si limitano allo staff tecnico: la relazione con il patron Aulas è delicata, il suo talento affascina il presidente ma la sua personalità lo respinge.

Ben Arfa con la maglia del Lione, prima di andare a Marsiglia. (Foto di Laurence Griffiths/Getty Images)

La stagione della svolta è la quella 2007/2008. Finisce il ciclo Houllier, al suo posto subentra Alain Perrin. Resterà un anno solo alla guida della squadra: quanto basta per lanciare definitivamente Ben Arfa, nonostante i rapporti ancora complessi. Con lui al comando delle operazioni il trequartista gioca 43 partite e segna 8 gol: il doppio di quanti ne aveva realizzati nelle tre stagioni precedenti. Più della quantità, è la qualità che impressiona tutti. Finte da far girare la testa, talento da vendere e la sensazione che, dopo tre anni complicati, sia finalmente il suo momento: lo pensano a Lione, ma lo pensano soprattutto a Marsiglia.

Da Lione a Marsiglia: la seconda squadra di Ben Arfa

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Chi è pronto a scommettere su Ben Arfa è l'Olympique Marsiglia. Il trasferimento è complicato. Nelle procedure burocratiche le trattative si inceppano e solo dopo una lunga telenovela, con l'intervento della LFP, il giocatore si sposta al Velodrome. I problemi caratteriali, che lo avevano già rallentato a Lione, si ripresentano. Prima litiga con Djibril Cissé, poi con M'Bami. Insomma, non è facile convivere con il ragazzo di Clamart.

La seconda stagione al Marsiglia si apre con l'arrivo di Didier Deschamps. Anche con lui Ben Arfa non si prende benissimo. Finirà momentaneamente fuori dalle rotazioni a inizio anno, con il giovane Valbuena che gli viene preferito spesso e volentieri. Sicuramente non giocano a suo favore i continui comportamenti negativi dentro e fuori dal campo: salta qualche allenamento di troppo, dice, soprattutto, qualche parola di troppo. L'attuale ct della Francia di lui disse: "Per me è uno che mette gli allenatori nella m*rda". Non un bellissimo cartellino da visita.

Nel finale di stagione però riesce a dare qualche pennellata in più, il buon rendimento gli vale l'interesse del Newcastle. Il Marsiglia vorrebbe tenerlo ma Ben Arfa non ne vuole sapere. Si rifiuta di allenarsi e il Marsiglia cede. Una scelta folle, quella del giocatore. Siamo nell'estate 2010 e tutte le chance di entrare stabilmente nel giro della nazionale svaniscono in un amen. Qualche settimana prima il suo ultimo gol con i Bleus, contro la Norvegia.

L'Inghilterra e il litigio con Blanc a Euro2012

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Nel profondo nord dell'Inghilterra, sul Tyne, l'approccio del francesino è ottimo. Poi, dopo sei partite, il dramma, in una partita contro il Manchester City. Ben Arfa porta palla, accelera, dalla sua sinistra arriva De Jong. L'olandese non fa prigionieri, come spesso capita (citofonare a Xabi Alonso): entra durissimo. La differenza di peso tra i due è troppa, la tibia e il perone di Ben Arfa fanno crack. Stagione finita, in autunno.

Nonostante il lungo stop il Newcastle lo riscatta. Ben Arfa ripaga i Magpies con tre buone stagioni. Il periodo oltremanica è sicuramente positivo, al punto che ritorna in nazionale. Blanc decide di convocarlo a Euro2012, perdonandogli qualche eccesso del passato. Dopo due presenze nelle prime due partite, il misfatto. Durante la riunione tattica prima dell'ultima sfida del girone, il giocatore è completamente distratto. Ignora le indicazioni, guarda il cellulare. Blanc lo richiama all'ordine, la risposta di Ben Arfa è la peggiore possibile e suona tipo: "Non mi interessa. L'altra volta sono stato sostituito mentre chi stava facendo peggio di me è rimasto in campo".

Comprensibilmente, Blanc non la prende bene. Finisce fuori rosa, perde i bonus dalla partecipazione al torneo, perde soprattutto il posto con la rappresentativa francese. Nel 2014 si sposta ad Hull, dove però non convince proprio nessuno. Allora l'unica opzione è il ritorno in patria, ancora in Costa Azzurra: questa volta i colori sono il rosso e il nero del Nizza.

Nizza, Parigi, la chance più grande, e il finale di carriera

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A Nizza Ben Arfa vive la miglior stagione della sua carriera. Non è più un ragazzino, e lo dimostra, per una volta, riuscendo a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle. Segna 17 gol, fornisce tanti assist, torna in nazionale a novembre. Insomma, sembra veramente che questa volta sia pronto per diventare un grande calciatore. Del resto il tempo è ancora dalla sua parte, ha 28 anni, dovrebbe essere nel pieno della sua carriera. Lo pensa anche il Paris Saint-Germain, che decide di puntare su di lui.

Sotto la Tour Eiffel riemerge la incredibile capacità di Ben Arfa di litigare con chiunque. Questa volta dall'altra parte del metaforico ring c'è Unai Emery. I due entrano in rotta di collisione nel giro di un mese o poco più, nonostante le prestazioni del giocatore non siano nemmeno così negative, anzi. Anche qui c'è una frase che ben riassume la situazione, attribuibile dall'allenatore: "Non sei Messi, non vinci le partite da solo come lui". Sostanzialmente la pigrizia e il poco spirito di sacrificio di Ben Arfa gli costano il posto.

Se la prima stagione è negativa, la seconda non inizia nemmeno. Zero presenze, o meglio zero convocazioni. Il francese si allena con la seconda squadra dei parigini e a fine anno lascia la capitale. Termina sostanzialmente la sua carriera ad alti livelli. Un epilogo assurdo. Da una parte la fortuna di nascere con le chiavi del paradiso in mano, grazie al suo talento. Dall'altra il Psg che gli mette la porta davanti alla faccia, nonostante l'età. Ben Arfa, che in extremis aveva ottenuto l'ultima occasione, non apre la serratura.

Rennes, Valladolid, Bordeaux, Lille: il finale di carriera non è all'altezza di un calciatore che sul piano del talento non aveva niente da invidiare ai migliori. L'ultimo acuto è la Coppa di Francia vinta con il Rennes, il sedicesimo trofeo in carriera, l'ultimo. Finisce così la storia di un mago del pallone che, purtroppo, non ha avuto la forza di essere all'altezza del suo enorme talento.