Dopo la sberla presa a Parigi c'era bisogno di una scossa. Contro il Monterrey, avversario onesto ma non memorabile, l'Inter poteva dimostrare qualcosa, ma non ha fatto abbastanza. Quella contro i messicani è stata una partita che non ha tanto rassicurato, ma ha posto altri interrogativi: sulla condizione fisica, sull'identità tattica (nonostante sia presto per parlarne), se proseguire la strada della continuità, già tracciata da Inzaghi, o slegarsi dal passato.
Inter impantanata
Inter dalle due facce a Pasadena: contro il Monterrey arriva solo un pareggio

Visualizza questo post su Instagram
Il primo tempo del match è propositivo da parte dell'Inter. La formazione nerazzurra sembra essere fedele alle impostazioni del suo precedente condottiero; in buona sostanza, non cambia spartito rispetto a quanto fatto vedere nell'ultima stagione. Ne esce quindi un buon inizio, ma non sicuramente dominante. Lautaro e Sebastiano Esposito creano, inventano, ma non sempre concludono. E come spesso accade in questi casi, la legge del calcio presenta il conto: dagli sviluppi di calcio d'angolo Sergio Ramos (39 anni) si esibisce in uno stacco imperioso e trafigge Sommer.
Il difensore spagnolo, tra l'altro, impreziosisce la sua partita con una gestione della retroguardia quasi impeccabile, a dimostrazione di una straordinaria disciplina tattica che ancora padroneggia, insieme ad una innata leadership. Nonostante questa diga posta a difesa della porta di Andrada, l'Inter riesce ad aggirarla con uno schema ben eseguito e perfezionato da Lautaro Martínez. E con la parità ripristinata, le squadre ritornano negli spogliatoi.

Se il primo tempo riesce a tenere svegli i tifosi in piedi nel cuore della notte per via del fusorio, la seconda frazione di gioco è un tranquillante. L'Inter smette di costruire e la partita prosegue tra sbadigli e crampi. Nella zona nevralgica del campo giganteggia incessantemente Barella, baluardo di una linea che non è riuscita a dominare come suo solito. Mkhitaryan appare stanco, statico, non in grado di sfoggiare la sua qualità ed intelligenza tattica al servizio della squadra. Chivu, a tal punto, mischia le carte ed inserisce Marcus Thuram e Dimarco.
Quest'ultimo inietta adrenalina nella formazione nerazzurra, servendo anche un pallone ghiotto per Lautaro Martínez, ma l'argentino - nonostante il gol - non è nella sua miglior serata e sciupa l'occasione. Il francese, invece, entra e non lascia traccia. Il nuovo tecnico concede spazio anche al nuovo acquisto Sucic per provare a sospendere il Monterrey con la sua imprevedibilità, ma in un match rude lui è parso evanescente, probabilmente non era la giusta partita per esordire con una nuova maglia.

Nel complesso, non è stata una bella Inter. Ma come la maggior parte delle europee in questa competizione, d'altronde. Queste squadre, ad eccezione del Bayern Monaco e del Paris Saint-Germain, sembrano più occupate in una partita tra loro e la stanchezza post-stagione o la determinazione nell'affrontare questo Mondiale. A differenza, invece, delle sudamericane: più vive, più fameliche, più presenti. E così l'Inter non vince e non convince nemmeno, ma galleggia. Una misera forma di sopravvivenza.
© RIPRODUZIONE RISERVATA