Sogni europei

Manchester United in caduta libera, solo l’Europa League può salvare la stagione

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Riuscirà il Manchester a tenere testa contro una squadra che è perfettamente il suo opposto, dentro e fuori dal campo?
Lorenzo Maria Napolitano
Lorenzo Maria Napolitano

Le ultime stagioni del Manchester United non rendono onore alla sua gloriosa storia. Da quando Sir Alex Ferguson ha detto stop, i Red Devils hanno faticato soprattutto a tenere alto il proprio nome a livello europeo. Infatti, se in Inghilterra sono arrivati alcuni successi e dei posizionamenti tutto sommato accettabili, nelle competizioni europee non si può dire lo stesso. Anzi, bisogna tracciare una linea diametralmente opposta. L'ultimo successo è arrivato con José Mourinho in panchina, durante la stagione 2016/2017 contro l'Ajax in Europa League.

Da quel momento, quindi quasi dieci anni, il Manchester United non ha raccolto nulla, se non una finale persa sempre in Europa League contro il sorprendente Villareal. Quest'anno però vincere diventa necessario per le sorti della prossima stagione e del futuro del club, dato l'incredibile fallimento in Premier League ancora in atto.

 

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La disastrosa stagione del Manchester United

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Iniziata con Erik Ten Hag, proseguita con Ruben Amorim ma con un'unica costante: risultati profondamente insoddisfacenti. Fuori dalla Carabao Cup, eliminati dalla Fa Cup e soprattutto, un quindicesimo posto in Premier League che fa rabbrividire i tifosi. Basti pensare che il Manchester United se dovesse vincere tutte le partite da qui a fine stagione racimolerebbe 53 punti, meno del record negativo al momento raggiunto (58, lo scorso anno). Appena quattro gradini al di sotto della formazione di Amorim c'è l'Ipswich Town con un piede già in Championship, e concludono la classifica i retrocessi Leicester e Southampton, mai realmente in competizione per restare ancorati alla massima serie.

Sfogliando le statistiche il Manchester United ha vinto 10 partite in questa stagione in Premier League, meno del Tottenham (sedicesimo, undici vittorie) ed una sola in più rispetto al West Ham (diciassettesimo). Non preoccupa particolarmente il dato relativo alle reti subite, nonostante siano stati commesse diverse sbavature quest'anno che sono costate anche caro, quanto quello che risponde alla voce sui gol segnati. Soltanto 38: per intenderci, meno del West Ham sopracitato, e solo cinque in più rispetto all'Ipswich; numeri che posizionano l'attacco dello United quartultimo in Inghilterra.

Amorim

D'altronde gli attaccanti sono quelli che maggiormente hanno deluso in questa stagione. I due ex Serie A Joshua Zirkzee e Rasmus Højlund hanno segnato, insieme, soltanto 7 gol in Premier League. Un bottino per niente soddisfacente se si pensa alle cifre che sono state sborsate dalla dirigenza nelle casse di Bologna e Atalanta. Ciò porta a pensare che, molto probabilmente, l'anno prossimo potrebbero esserci significativi cambiamenti nella zona più avanzata del campo.

Salvagente Europa, ora l'ostacolo è l'Athletic

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Dato il pessimo cammino in Premier League, l'unico modo per accedere alla Champions League da parte dello United è quello di mettere le mani sull'Europa League, come nella stagione 2016/2017. Una vittoria garantisce l'accesso alla massima competizione europea, che porta con sé ampi ricavi, status e anche un buon motivo per trattenere o chiamare calciatori più dubbiosi. Il quadro delle semifinali dell'Europa League è completato dal Bodo Glimt, Tottenham e Athletic Club, che affronterà proprio la squadra di Amorim. Non c'è dubbio che la sorte non sia stata benevola con i Red Devils, dato che la squadra basca è la favorita della manifestazione grazie anche alla continuità mostrata ne LaLiga.

Nonostante la grande prova di forza mostrata contro la Lazio, i norvegesi restano la cenerentola della competizione e i risultati di Tottenham e Manchester non sono così floridi da permettere di vederli favoriti. La formazione di Valverde, in realtà, è l'esatto opposto di ciò che sono al momento le due formazioni inglesi: l'Athletic fa dell'identità la sua grande forza, unito ad uno spirito di gruppo impareggiabile e delle individualità di prim'ordine, come ad esempio Nico Williams, il prodigioso classe 2002 che all'ultimo Europeo in Germania ha messo a ferro e fuoco ogni difesa, tra cui anche quella dell'Italia.

Nico Williams