Non tutto ciò che diventa virale è necessariamente superficiale. Ne è un esempio Wessam Abou Ali, diventato in poche ore uno dei volti simbolo del Mondiale per Club 2025. Non solo per la tripletta messa a segno contro il Porto, ma soprattutto per l’esultanza carica di significato umano e politico: il gesto di Handala, icona della resistenza palestinese.
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Mondiale per Club, chi è il campione palestinese Abou Ali

Chi è Abou Ali, il centravanti palestinese eroe di Al-Ahly-Porto

Nella sfida spettacolare terminata 4-4 tra Al-Ahly e Porto, valida per l’ultima giornata del gruppo A, il centravanti classe 1999 ha firmato una tripletta straordinaria che ha tenuto in vita fino all’ultimo le speranze del club egiziano. Nonostante il pareggio, infatti, sia Al-Ahly che Porto hanno chiuso a due punti, lasciando il passaggio del turno a Palmeiras e Inter Miami. Ma per i tifosi resterà una serata da ricordare, proprio grazie alla prestazione di Abou Ali.
Nato in Danimarca da genitori palestinesi, Abou Ali ha costruito la sua carriera tra Danimarca e Svezia, prima di approdare in Egitto all’Al-Ahly. Contro il Porto, oltre ad andare a segno in porta, ha voluto cogliere l'occasione per lanciare un messaggio a tutto il mondo: il suo gesto durante l’esultanza – apparentemente solo un segnale con le dita – è in realtà la rappresentazione iconica di Handala, il bambino ideato nel 1969 dal fumettista Naji al-Ali, diventato simbolo del popolo palestinese.
Handala, il fumetto simbolo della resistenza
—Handala è un personaggio a fumetti noto in tutto il mondo arabo. È un ragazzino di 10 anni, sempre rappresentato di spalle e con le mani dietro la schiena: un’immagine che simboleggia lo sguardo rivolto alla sofferenza e alla dignità del popolo palestinese. Il suo nome deriva da un arbusto mediorientale noto per i suoi frutti amari, metafora delle difficoltà di una terra in perenne conflitto.
Negli ultimi anni, il gesto di Handala è apparso sempre più spesso nel mondo dello sport. È stato ripreso da giocatori come Felipe Chamorro del Palestino, Ahmed Hamdi dello Zamalek, Adine Mohamed e altri atleti dell’Al-Ahly. L’intenzione è sempre la stessa: portare la causa palestinese sotto i riflettori.
Nel caso di Abou Ali, il gesto assume un significato ancora più forte, in un momento in cui il conflitto israelo-palestinese è tornato a occupare il centro del dibattito internazionale. Dopo il triplice fischio, l’attaccante ha chiesto scusa ai suoi tifosi per la mancata qualificazione, ma ha lasciato un’impronta profonda su questa edizione del torneo, sportivamente e simbolicamente.
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