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Il prossimo 15 novembre, lo stadio San Mamés di Bilbao, cuore pulsante del calcio basco, ospiterà un’amichevole che già si può definire storica. Infatti la nazionale dei Paesi Baschi sfiderà la Palestina in un incontro che va ben oltre i novanta minuti di gioco. L’iniziativa, annunciata dalla radio spagnola Cadena SER, non è casuale. Arriva in un momento in cui la comunità internazionale continua a interrogarsi sulla devastante offensiva israeliana nella Striscia di Gaza.
Il San Mamés non è solo uno stadio, ma spessi è diventato protagonista di identità e resistenza. Già durante la partita inaugurale di Champions League contro l’Arsenal, i tifosi dell’Athletic Bilbao avevano esposto una gigantesca bandiera palestinese, accompagnata da striscioni che richiamavano il dramma umanitario in corso. Non è la prima volta che la “Cattedrale” si trasforma in palcoscenico politico: da anni le tribune sono spesso colorate da bandiere palestinesi, riflettendo la forte empatia che lega una parte del popolo basco alla causa di Gaza.
Dietro l’organizzazione dell’amichevole c’è stato un intenso lavoro diplomatico. La Federazione calcistica basca, guidata da giugno da Iker Goñi, ha avviato il dialogo con la Federazione palestinese grazie anche alla mediazione del governo spagnolo, che ha favorito l’accordo finale. Dal 1998 la selezione basca è riconosciuta come nazione FIFA e negli ultimi anni ha sfiorato la qualificazione ai Mondiali del 2026.
Per la Palestina, invece, questa sfida rappresenta una rarissima occasione di visibilità internazionale. La nazionale non disputa partite in patria dal 2019, e dall’escalation militare del 2023 lo sport è praticamente scomparso dal Paese. Campi distrutti, impianti inagibili e migliaia di giovani atleti costretti a emigrare: lo sport palestinese è una delle tante vittime collaterali del conflitto.
Per i Paesi Baschi, ospitare la Palestina significa ribadire il legame tra due popoli che si riconoscono nella lotta per l’autodeterminazione e nella difesa della propria identità. Per la Palestina, giocare al San Mamés sarà invece una rara occasione per mostrare al mondo la propria esistenza sportiva, soffocata dal conflitto.
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