Nel cuore dell’Alsazia, dove il calcio non è solo competizione ma identità collettiva, sta nascendo una nuova figura calcistica che attira sguardi e aspettative. Joaquín Panichelli è arrivato in Ligue 1 come quei personaggi che nei romanzi compaiono in punta di piedi e poi diventano protagonisti. Argentino, centravanti puro, specialista degli ultimi metri. Un attaccante che ti ricorda quanto possa essere affascinante il mestiere del goleador: il movimento improvviso, l’anticipo sul primo palo, il pallone che si insacca e tutto il resto che svanisce. Lo si osserva in area come si scruta un predatore nel proprio habitat naturale. Forte fisicamente, deciso nelle intenzioni, affamato di gol. A Strasburgo il suo nome sta diventando un richiamo, una promessa, forse una certezza in costruzione.
Ligue 1
Panichelli, ESCLUSIVA Will: “Non resterà molto a Strasburgo. Potenziale enorme, ricorda Batistuta”

Per raccontare meglio chi è davvero Panichelli, come gioca, cosa lo rende diverso, ci affidiamo a chi lo segue da vicino ogni giorno. Julien Thomas Will, giornalista del "Dernieres Nouvelles d'Alsace", che vive e respira il Racing Strasburgo, ci ha concesso in esclusiva questa intervista per parlare di lui. Dal campo alla crescita personale, dai duelli in Ligue 1 al futuro che lo aspetta, ci guida nella scoperta di un attaccante che punta a prendersi la scena.

Panichelli: il bomber d’area con fisico dominante, istinto da goleador e sangue freddo
—Come definirebbe il profilo di Joaquín Panichelli? Che tipo di centravanti rappresenta allo Strasburgo e quali qualità emergono immediatamente vedendolo giocare?
"Quando lo si osserva in campo, si percepisce subito che Panichelli è un attaccante decisamente all’antica, un profilo tipico degli anni Novanta. È estremamente attratto dall’area di rigore, sa fare i movimenti giusti, interpreta bene le situazioni, si smarca in continuazione ed è molto efficace negli ultimi metri. Risulta un ottimo finalizzatore, sa attaccare i cross e posizionarsi nel punto esatto per concludere. È un tipo di attaccante che oggi si vede sempre meno nel calcio moderno: un vero uomo d’area".
Qual è il suo impatto fisico in Ligue 1? Nei duelli con i difensori ha già dimostrato di poter incidere con continuità o si trova ancora in una fase di adattamento?
"Sul piano fisico è già un giocatore imponente, alto, strutturato e capace di avere un grande impatto sui difensori centrali. Nelle ultime gare, in particolare contro il Psg a Parigi, li ha messi seriamente in difficoltà per tutta la partita, sfiancandoli. Sa usare molto bene il corpo, proteggere palla, andare di testa con rendimento elevato. In un campionato fisico come la Ligue 1 si è integrato subito. Non ha avuto bisogno di un vero periodo di adattamento e pesa molto sulle difese avversarie. È prezioso anche per tenere i palloni lunghi e favorire le sponde".
Sul piano tecnico ed emozionale, che tipo di giocatore è? Come gestisce il primo controllo, la pressione, gli errori e i momenti decisivi?
"Tecnicamente non è il giocatore più raffinato, ma per la sua stazza è tutt’altro che macchinoso. Sa giocare molto bene di sponda e perde pochissimi palloni. Talvolta tende a scomparire dalla partita perché necessita del supporto dei compagni. È però molto generoso nello sforzo difensivo e trascina la squadra con la sua combattività, anche se ciò può talvolta farlo calare leggermente in lucidità. In area mostra sangue freddo e compie quasi sempre i gesti corretti. È attirato dal gol e concretizza con ottima efficienza. Non a caso si è imposto come capocannoniere del campionato con otto reti".

Tra presente e futuro: i margini di crescita e l’ombra prestigiosa di Batistuta
—Quali sono gli aspetti principali da migliorare? In cosa deve evolvere per diventare un attaccante da top club nel breve termine?
"Gli aspetti da migliorare riguardano il gioco combinato nello stretto. Non possiede una tecnica di dribbling che gli consenta di superare più avversari in pochi metri. È più un giocatore da appoggio, da sponda. Inoltre non è un attaccante che attacca la profondità con continuità. Ha bisogno di ricevere vicino alla porta o di palloni provenienti dalle fasce. Non è il tipo di centravanti che si fa quaranta metri palla al piede. Sono limiti che potrebbe attenuare, ma nonostante ciò è già un titolare quasi indiscutibile grazie alla sua efficacia realizzativa".
Quale potrebbe essere la sua evoluzione nei prossimi anni? Da giovane prospetto a possibile riferimento offensivo, quale percorso si può immaginare?
"Ha tutte le qualità per diventare un attaccante importante in Europa. È arrivato a Strasburgo quasi da sconosciuto, dopo una buona stagione al Mirandes, per circa 16,5 milioni più bonus, con contratto fino al 2030. Se continuerà con questo ritmo di crescita, difficilmente rimarrà più di una stagione al Racing, perché possiede un potenziale tecnico e realizzativo notevole e un profilo raro. Potrebbe affermarsi pienamente in Ligue 1 e successivamente in altri campionati di maggiore livello. In nazionale la concorrenza è fortissima, quindi è presto per fare previsioni, ma si sta costruendo un nome grazie al suo esordio molto convincente".
Esiste un paragone tecnico appropriato? A quale attaccante si può avvicinare come stile, movimenti e presenza in area, e con quale partner offensivo renderebbe al meglio?
"Il paragone più suggestivo è con Gabriel Batistuta, non solo per la nazionalità. Come lui mostra eleganza, potenza e capacità di colpi spettacolari, con una tecnica di tiro completa e un gioco aereo dominante. È un classico rapace d’area, pur con caratteristiche utili al calcio moderno. Per valorizzarlo al massimo sono ideali compagni rapidi e mobili, capaci di attaccare la profondità sulle sue sponde e ali che sappiano servirlo costantemente con cross. Quando riceve in area, ha la capacità di prevalere sul difensore e concludere con tempismo perfetto".
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